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STORIES

Weekly Song #44 Do the Evolution



 

La notizia si diffonde nel web a partire da mercoledì 11 dicembre, un gruppo di giovani manifestanti entra in una libreria a Savona urlando davanti ai clienti: “Chiudete la libreria! Bruciate i libri!”.

Si sono spese molte parole sul movimento dei così detti “forconi”, sul legittimo diritto a manifestare e via discorrendo. Una cosa però è certa, se oggigiorno la nostra costituzione ci garantisce il diritto di libera manifestazione del pensiero”, ciò non lo si deve certo a chi nel corso della storia bruciava libri in piazza o commetteva nefandezze simili.

Nell’articolo fonte di questa notizia ho ritrovato questa poesia di Bertold Brecht, s’intitola “devi sapere tutto” e andrebbe imparata a memoria:

 

Impara bambino a scuola
impara uomo in carcere
impara donna in cucina
frequenta la scuola,
senza tetto
procurati sapere
tu che hai freddo
affamato, impugna il libro
è come un’arma.
Non temere di fare domande
verifica le cose che leggi
ciò che non sai di tua scienza
in realtà non lo sai

 

Il video della canzone scelta a corredo di questo articolo è quello del brano Do the Evolution dei Pearl Jam. Il filmato, nomination ai Grammy Awards nella categoria “Best Music Video” nel 1999, evoca molte immagini cruente della storia dell’umanità, e fra queste anche quella in cui i nazisti bruciano i libri.

Tanto per chiarire, molte delle ragioni della protesta dei “forconi” possono essere comprensibili. Quando però la piazza lancia certi messaggi è impossibile non registrarli, in ordine sparso:

 

> “italia schiava dei banchieri ebrei, con l’antisemitismo Hitler si è solo vendicato”

> evocazione di un governo golpista comandato da “un generale, un colonnello basta che sia un militare”

> strumentalizzazione del disagio sociale e uso improprio del tricolore in contesti che lo affiancano quasi sempre a ideologie destrorse

 

A completare il triste elenco l’adesione alla protesta da parte dei militanti di Forza Nuova e Casa Pound. Ve la ricordate Casa Pound? Per i più smemorati: uno dei suoi aderenti il 13 dicembre 2011 uccise Samb Modou e Diop Mor in Piazza Dalmazia, accadeva due anni fa a Firenze, Samb e Diop erano senegalesi… e Forza Nuova? Ma si dai! Sono quelli che nei loro manifesti elettorali scrivono “l’Italia ha bisogno di figli non di omosessuali” o “Per levare il giallo bisogna togliere il rosso” (ah no! Scusate quest’ultimi sono quelli della Lega Nord di Prato).

Ecco, queste dichiarazioni, queste adesioni “spontanee”… non destano la mia simpatia verso questa piazza. Certe prese di posizione non mi invogliano ad aderire.

Poi però certi fenomeni devono essere compresi e Marco Revelli de Il Manifesto, giornale certamente non di destra, ci viene in soccorso con queste parole. Lui questi giorni di protesta li ha raccontati così (l’articolo completo lo trovate qui):

“[…] È una protesta sporca, brutta e cattiva. Anzi, incattivita. Piena di rancore, di rabbia e persino di odio. E d’altra parte la povertà non è mai serena. Niente a che vedere con la “bella società” del ciclo industriale, con il linguaggio del conflitto rude ma pulito. Qui la politica è bandita dall’ordine del discorso.
Troppo profondo è stato l’abisso scavato in questi anni tra rappresentanti e rappresentati. Tra linguaggio che si parla in alto e il vernacolo con cui si comunica in basso. Troppo volgare è stato l’esodo della sinistra, di tutte le sinistre, dai luoghi della vita.
E forse, come nella Germania dei primi anni Trenta, saranno solo i linguaggi gutturali di nuovi barbari a incontrare l’ascolto di questa nuova plebe […] ”

Poi c’è chi come Luca Bottura – giornalista, scrittore e conduttore radiofonico di Radio Capital ci invita a non credere alle favole:

“[…] E la favola bella del popolo innocente, della distinzione scolpita nel marmo tra casta e cittadini, è appunto una favola. Finché non saremo capaci di dire che NOI abbiamo sbagliato, che NOI abbiamo dormito, che NOI coi nostri comportamenti quotidiani abbiamo girato la testa altrove mentre diventavamo un relitto di nazione, continueremo, continuerete, a cavalcare questa deresponsabilizzazione aggressiva che ci caratterizza, come popolo, da sempre. Da quando, per dirne una, non facemmo i conti con le responsabilità di popolo nella dittatura fascista.
Forse per questo, oggi, i tedeschi stanno meglio di noi […]”

Ecco, forse è da qui che dovremmo ripartire. Dalle nostre responsabilità.
Poi, perché no, di nuovo tutti in piazza. Magari, stavolta, un po’ più consapevoli.

 

Fonti: huffingtonpost.it, internazionale.it, manifesto.it, boblog.corrieredibologna.corriere.it, repubblica.it, youmedia.fanpage.it, ilfattoquotidiano.it, la repubblica, luca bottura, giornalettismo.com