Il film “Her” era stato presentato questo autunno in Italia al Festival del Cinema di Roma. Adesso invece è appena uscito nelle sale americane, dopo avere aperto con Art Basel Miami Beach (una delle più grandi fiere di arte contemporanea) alla presenza del regista Spike Jonze e dell’ormai celebre Jeffrey Deitch (prima direttore del MOCA adesso di rientro a New York).
La trama tratta di un amore improbabile tra uno scrittore professionista di lettere del futuro, ed il sistema operativo di un computer, che risponde al nome di Samantha. Un rapporto – quasi- del tutto platonico, in quanto “Her” è priva di un corpo umano, ma viene abilmente animata dalla voce soave e suadente di Scarlett Johansson.
A cadere prigioniero di questa relazione impossibile è un uomo con un divorzio in corso e la vita piuttosto solitaria, interpretato dal poliedrico Joaquin Pheonix- che riveste un ruolo molto sfaccettato con grazia ed intensità al contempo. Come sfondo, invece, ha una città del futuro in cui si è saputo fare della scrittura efficace di lettere private un servizio da cui trarre sostentamento come un vero lavoro.
Spike Jonze ha dichiarato che si tratta di un film che analizza l’evolversi dei rapporti inter-personali parallelamente all’evolversi delle tecnologie. Vedere “Her” significa infatti anche domandarsi se un giorno questo tipo di relazioni diverranno possibili, visto che ci dirigiamo inesorabilmente verso lo smaterializzarsi anche dei rapporti umani sotto molti punti di vista.
Ma non solo. L’effetto che vi procurerà la sua visione sarà certamente quello di porvi degli interrogativi sul futuro della nostra capacità di visione del reale su più livelli. Può una voce sostituire il calore dell’intimità in carne ed ossa? La risposta, suggerita tramite alcuni minuti di buio, è contenuta nella scena di “presunto” sesso consumata tra Twombly e Samantha, un black out sullo schermo che ci lascia il tempo per continuare a porci domande.
Ad esempio: dove risiede la reale felicità? Nel godimento dei piaceri del corpo o nel solleticamento sottilmente intellettuale di questa “follia socialmente accettata che chiamano amore”?
Si tratta di un film molto interessante per la prospettiva alternativa ma vagamente distorta che propone, certamente bisognoso di attenta considerazione, ma anche meritevole di qualche sana critica.