East Village, Mahnhattan, New York. E’ appena cominciato il 2014, e una serie di street artist (43 per la precisione), provenienti da tutta la città, si raduna in una palazzina di mattoni a tre piani nella parte più orientale dell’isola, per creare un evento di due ore soltanto, preparato nell’arco di sei giorni. La notizia è stata diffusa on line tramite un solo blog, il resto l’ha fatto il passaparola tra gli sfegatati del settore. Un’occasione davvero particolare, per ammirare una singolare varietà di artisti che si sono espressi con bombolette e non solo: stencil art, installazioni che inglobavano quello che restava dell’appartamento (destinato alla demolizione), stickers e quant’altro hanno composto letteralmente una sorta di happening dei nostri giorni.
Ad organizzare il tutto uno street artist di nome Hanksy, durante quello che è stato chiamato “Polar Vortex”: una settimana di gelo difficile da descrivere a parole. Il progetto ha preso il nome invece di “Surplus Candy”, e può essere definito del tutto illegale. Eppure questo non ha impedito ad una grande quantità di giovani di radunarsi qua e godere dell’effetto impressionante di tre piani completamente coperti di graffiti. Per fortuna nessuna autorità è venuta a disturbare stavolta, e lo show clandestino ha potuto tenersi con estremo divertimento di tutti i partecipanti.
Tra i nomi degli artisti si possono elencare Magda Love, Gilf, NDA, Elle, Mr. Toll, Wizardskull, Dee Dee, Icy and Sot, Russell King, Sonni, Alice Mizrachi (AM), Foxx Face, Tony DePew, Ski, CB23, Col Wallnuts, Juicy, Dick Mama, Tone Tank, Nicolas Holiber, Numerika, Enzo and Nio, Kosby, UR New York, non tutti noti al grande pubblico ma estremamente attivi nel panorama Street della grande mela.
Dopo la distruzione dei graffiti di 5Points (il grande palazzo nel Queens, di fronte al museo di arte contemporanea Ps1, totalmente coperto di graffiti di ogni dimensione e colore, di recente imbiancato e destinato anche questo alla demolizione), la comunità Street avvertiva probabilmente come forte il bisogno di fare sentire di nuovo coralmente la propria voce. Peccato che anche questa testimonianza di creatività collettiva sia destinata ad essere affidata solo alla memoria dei presenti e degli articoli che già circolano numerosi on line.