Esce adesso nelle sale italiane “Wolf of Wall Street”, il film di Scorsese per il quale Leonardo Di Caprio ha appena vinto un Golden Globe come migliore attore, e si prepara probabilmente anche a vincere l’Oscar (cerimonia che si terrà a Marzo). La pellicola è uscita nelle sale americane contemporaneamente ad altri grandi film (come “American Hustle” che pure è stato largamente premiato ai Golden Globe grazie ad i suoi straordinari interpreti), ed è certamente un must per tutti gli amanti del grande regista, che anche in questa occasione si distingue per stile e raffinatezza visionaria.
La storia è quella di Jordan Belfort, uno dei broker di maggior successo di Wall Street ed è raccontata nell’omonimo libro autobiografico di Jordan Belfort. L’ascesa e il declino di questo personaggio a tratti inquietante (schiavo di droga sesso e denaro), vengono descritti in prima persona dalla stessa voce di Jordan (espediente narrativo sempre utile per accattivarsi immediatamente lo spettatore), che, pur incarnando un personaggio moralmente repellente e disgustoso, riesce comunque a risultare in qualche modo affascinante.
Uomo dalle capacità dialettiche indubbie, attore nella vita di tutti i giorni, Jordan raggiunge il successo perchè è capace di vendersi e di vendere al prossimo la propria versione della realtà, cosa che fa con quello che diverrà il suo migliore amico (interpretato dall’attore comico Jonah Hill), con la propria moglie (sia con la prima che con la seconda per essere precisi), e, fino ad un certo punto, anche con la famigerata FBI e gli agenti che cercano di smascherare questa incredibile canaglia. Pur compiendo atti letteralmente immondi, il suo personaggio è talmente lucido e spregiudicato che non può fare a meno di attirare l’attenzione di chiunque.
Si tratta della quinta collaborazione tra Martin e Leo, ed il connubio sembra riuscito ad arte stavolta. Ci sono scene che vi faranno sospendere il fiato, ed altre che vi schiferanno fino allo sgomento, facendovi comunque riconoscere che Scorsese è capace di uno storytelling visivo capace di sorprendervi. Epica la scena dell’orgia sull’aereo con un slow motion della cocaina che vola, oppure quella dello yacht privato che affonda nelle acque italiane (gli italiani che salvano i superstiti li sfamano e li fanno ballare sono una vera chicca di stereotipo), per non parlare di quando Jordan si mette al volante di una Lamborghini tutto fatto, una serie ben costruita di incredibili eventi insomma.
Mentre in “American Hustle” avevamo quattro grandi protagonisti, qui, Di Caprio, oltre a sfoggiare il proprio talento da cattivo assoluto (c’è ormai chi si è persino scordato del bel faccino di Titanic, che ha fatto spazio ad un Leo maturo e cresciuto anche professionalmente), condivide la scena con una serie di “aiutanti” in fondo meno cattivi di lui, che non fanno che esaltare il ruolo di leader del personaggio principale. A tenere le redini della situazione lo sguardo ed il taglio impietoso di Scorsese, che contribuisce a glorificare la grandezza di Jordan ammantando la sua figura di genio del male di una luce singolare.
Morale della favola? In un mondo dove la felicità sembra essere costituita da un opulento stile di vita, fatto di vizi, indecenze varie e poco interesse per gli affetti intimi e sinceri, il Lupo ha la migliore su tutto il suo impero, cambia pelo e non i vizi e fino. Alla fine si tratta di una vera e propria non-favola odierna. Da notare due camei molto particolari infine: quello di Spike Jonze (nelle sale con il suo HER), e quello di Mattew Mcconaughey (divertente e un vero “maestro”).
Se volete qua trovate il trailer originale, tagliato assai diversamente da quello italiano: