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Stasera mi butto a Sanremo



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A volte accadono cose che non sappiamo spiegarci. Ad esempio, com’è che in questa Italia malridotta dove tutti ci lamentiamo della crisi, per cinque giorni tutto si ferma e la notizia più attesa non è tanto la presentazione del nuovo governo quanto l’annuncio del vincitore di Sanremo?

Questo vuol dire solo una cosa: noi italiani non siamo cambiati. Siamo ancora quelli che, qualche anno fa, sull’orlo della guerra civile, ritrovarono l’amore per la patria grazie alle vittorie di Gino Bartali.

Oggi Bartali è interpretato da Fazio, che ha esordito vestendo i panni che furono di Baudo in occasione del primo aspirante suicida dell’Ariston. E qui mi pongo questo quesito:

Premesso:

1-Che il biglietto più economico per la prima serata del festival ha il costo di €100,00 (settore galleria);

2-Che il viaggio in treno da Napoli Centrale a Sanremo ha un costo a partire da € 84,90 per circa 10 ore di viaggio;

3-Che un caffè non te lo prendi? Facciamo anche due: 1,80 €;

4-Che dopo 10 ore di viaggio in treno e due caffè a sciacquabudella una persona normale potrebbe mangiare anche la statua di Mike Bongiorno, ma si accontenta di un camogli a 5,00 € e acqua di fonte aggratis;

5-Che sostenere una spesa pari a 191,70€ a testa per consegnare una lettera è a dir poco da pazzi, quando con poste italiane mandi una raccomandata a meno di 5,00€ e se mandi una mail non costa praticamente niente.

Ammesso:

1-Che non volendo sostenere alcuna spesa, il viaggio sia avvenuto imboscandosi nel bagno del treno (scomodo, in due) col rischio di saltare la propria fermata e perdere la coincidenza;

2-Che il caffè te lo sei portato da casa nel termos, tutta una moka da sei tazze che non si sa mai;

3-Che tua zia ti ha preparato pure un panino con l’arrosto di tacchino avanzato la domenica precedente e con tanta maionese che ammazza il retrogusto di muffa;

4-Che dopo 10 ore di treno ti presenti all’ingresso dell’Ariston sudato e con la camicia sporca di caffè e maionese (provate voi a bere da un termos nel bagno di un treno mentre il tuo compagno di viaggio ti sta fottendo il panino), e nonostante questo riesci a convincere il personale a farti entrare spacciandoti per the Bloody Beetroots senza maschera;

5-Entri, vai dietro le quinte, chiedi un autografo a De Andrè, ti arrampichi su fino all’impianto di illuminazione e nessuno ti dice niente, tranne Gualazzi che ti chiede dove hai messo la maschera.
Tutto questo e poi…

NEANCHE TI BUTTI?

Bene, tragedia sventata. Ora vai a spendere 400,00€ per una camera senza colazione (hai sempre qualche rimasuglio sulla camicia, se t’accontenti…) e 84,90€ per il viaggio di ritorno (stavolta il bagno è occupato).

A conti fatti questa faccenda mi sembra un po’ surreale, non per il fatto che i due operai aspettino il pagamento di 16 mensilità, ma per la faziosità del gesto. Ho detto faziosità non a caso.

Ammesso che sia tutto vero, l’Italia è questa.

Il prossimo anno vedrei bene Dario Argento alla regia. Sarebbe la volta buona per vedere del sangue.