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Cinema

Lone Survivor, red carpet con Mark Wahlberg



Il più irresponsabile tra i paparazzi, trincerato dietro le transenne dello Ziegfeld Theater, New York, lo chiama “Marky Mark”, in cerca di una posa o forse solo di un cazzotto. Ne uscirà scontento. Si è disciolta, pare, la china funesta in cui l’attore Mark Wahlberg, 42 anni, fondava la band Marky Mark & the Funky Bunch, fresco fresco di prigione per il pestaggio di un vietnamita. Oggi, l’ex modello col “pacco” d’acciaio e fisico da Superman barocco, il rapper swingbeat e produttore tuttofare, sfila sul red carpet per promuovere il film di guerra Lone Survivor, nelle sale italiane dal 20 febbraio. A coadiuvarlo non ci sono più i soliti deejay e mitomani fasciati di cuoio: Wahlberg posa abilmente davanti ai fotografi insieme ai figlioletti, Michael e Brendan, orgogliosi di papà Mark, “promosso” ad eroe per famiglie. Nel film di Peter Berg (regista di Hancock e Battleship) Wahlberg interpreta Marcus Luttrell, unico sopravvissuto alla missione militare americana Operation Red Wings, che si svolse dal 27 giugno al luglio 2005 in Afghanistan. Durante le operazioni per la cattura del leader talebano Ahmad Shah, alcuni membri di una squadra dei Navy SEAL si ritrovano sotto scacco e la missione va in fumo. Come mai lo scampato Marcus Luttrell è così speciale? Forse perché, su grande schermo, porta il volto (e i segni) di un personaggio “hard” come Walhlberg, in ottima compagnia alla première del film, se si pensa che a prestargli il fianco ci sono Taylor Kitsch, Emile Hirsch ed Eric Bana. Poco dopo si presentano anche Ben Foster e Robin Wright, gli unici ad indossare denim durante la serata.

“A trascinarmi nel film – ci racconta Wahlberg, mentre tiene per mano i suoi bambini – è stato il regista. Voleva a tutti i costi farmi interpretare Marcus Luttrell. Aveva già adattato il romanzo (Lone Survivor: The Eyewitness Account of Operation Redwing and the Lost Heroes of SEAL Team 10, scritto da Luttrell e Patrick Robinson, ndr.) e a me, a quel punto, non importava più del best-seller in sé, nemmeno l’ho letto infatti. Sono andato a colpo sicuro sulla sceneggiatura scritta da Peter”. Eric Bana interpreta invece il capitano Erik Kristensen che si trovava a bordo dell’elicottero CH-47 Chinook al momento dello schianto, durante l’Operation Red Wings: “Con Mark condivido solo una scena, purtroppo. E’ stato incredibile girarla e vedere lui così preso dalla storia e dall’azione”, racconta. “Anche io ho cercato di trarne il meglio. Ho voluto conoscere Marcus Luttrell, parlargli, diventare suo amico. Un’esperienza di pura energia che, nel mio caso, non si arresta dalla scorsa estate, da quando cioè ho girato nel Bronx Deliver Us From Evil, il prossimo film di Scott Derrickson”. Emile Hirsch descrive come “potente ed estremamente fisica” la parte che gli è stata assegnata: “Danny Dietz è sottoposto alle stesse fatiche di Chris McCandless per Into the Wild, in fondo. Solo che, in questo caso, noi attori ci siamo trovati a fare training ad un’altitudine spaventosa: 14.000 piedi. Praticamente il cielo toccava la montagna del Santa Fe ski basin. Il team di stunt ha svolto un lavoro eccezionale sul set. Ed io ho lottato per avere questo ruolo, non avrei accettato un ‘no’ dal regista. Mi sono talmente immedesimato in questi giovani ragazzi che lottano per qualcosa, in nome del proprio Paese…”. Domandare a Wahlberg se il suo personaggio abbia o meno un risvolto politico in Lone Survivor, nel modo in cui ne radiografa il disagio e la disperazione di una generazione guerriera, rischia di diventare pericoloso: “La sola politica che perseguo è quella di non lamentarmi” dice. Riferimento e tono appartengono alla stessa presa di posizione che ha lasciato sbigottito il pubblico durante il botta e risposta all’American Film Institute. Wahlberg, a riguardo, aveva sbottato in progressione: “Come ca**o si permettono certi attori? Come possono parlare di ‘duro training’, quando devono solo recitare la parte di un militare? Fatela voi, viziati, la vita che fa un vero militare, senza make-up, senza stanza d’albergo e la vostra fottuta bistecca che vi aspetta in camerino!”. Lone Survivor, proprio come il suo interprete, è “povero” in diplomazia ma non nello spirito e nelle emozioni. Il texano Navy SEAL Marcus Luttrell, imperturbabile di fronte alle scene più orribili e complicate dell’operazione americana, si blinda, all’improvviso, nel dolore. Dentro e fuori lo schermo. In missione, si è fratturato la schiena, rotto il bacino, spezzato la lingua a metà; un proiettile ha perforato il suo corpo dalle spalle ai piedi, la sua mano è stata spappolata durante la cattura dei talebani, e il sangue avvelenato da un parassita contratto dall’acqua nei boschi. Un training hollywoodiano, apertamente schierato dalla parte dello spettacolo e della new wave militare, non potrà mai restituire né superare la realtà. Il resto è ginnastica da divi.