“Che non si muore per amore… è una gran bella verità…”
Dici Lucio?
Invece ti ritrovi lì, da solo, a puntare una bottiglia di vodka, liscia.
…e non è morire? …per quale amore?
Per l’altro sesso …per un sogno … per la vita che non hai, è uguale, anche per una moto, se è amore.
Per amore si muore, a volte lentamente, nel corso degli anni, senza che nessuno intorno se ne accorga, senza che nessuno intorno possa farci caso, perché non vogliamo dare avvisaglie, perchè non vorremmo far vedere o sentire, il rumore del nostro crollo dovuto alla mancanza d’amore e a volte, si muore davvero, quando si crolla.
Ma sopratutto si muore quando non riusciamo a controllare la direzione e la forza del crollo e anche se è nella natura delle persone, ed è inevitabile crollare prima o poi perché è uno dei modi se non l’unico che abbiamo per migliorare la nostra esistenza, non l’accettiamo.
L’unica differenza sostanziale forse tra noi e gli animali è la coscienza, ed è proprio lì che si creano le crepe che potrebbero farci crollare…
Perche forse sta lì la chiave e la linea sottile tra l’abisso del niente e l’andare oltre il momento di difficoltà, perché niente è più devastante di una coscienza pesante che preme sulla vita.
Niente è più devastante di una società, di una famiglia o di amici che giudicano per un eventuale tuo crollo.
E niente è più devastante del sentirsi crollati con ancora intorno un mondo che velocemente continua a chiederti di misurarti con lui e con chi ti sta attorno.
“Devo respirare… Respira. Respira. Respira.”
-Ho respirato, poi ho iniziato a camminare, con passo lento, l’andamento era in relazione ai miei pensieri.. che erano lenti… molto lenti… anzi, forse no, forse…erano veloci, si erano decisamente troppo veloci dottore.-
-Lo sa? Questa sensazione che sente ha un nome.-
-Davvero?-
-…Sì, si chiama paranoia, o sofferenza-
-Ah… forse sapere come si chiama è meglio?-
Sì..forse…Forse dargli un nome serve a collocare la sofferenza, a dargli un posto, un luogo dove appoggiarla, perchè “svegliarsi alla vita che volevi ma che non hai..“ è come trovarsi ad un certo punto con una valigia in mano pesantissima e non sapere dove cazzo appoggiarla, mentre quella continua a pesarti addosso sempre di più e tu che ti guardi intorno, chiedendo aiuto, ma nessuno ti sente, nessuno ti dice dove cazzo puoi appoggiarla… e quella pesa sempre di più, sempre di più, finchè non trovi un cazzo di qualcuno che ti dice:
-Appoggiala qui, ti aiuto io!!-
..e tu stremato, con le ultime forze e un sospiro di sollievo riesci a scaricare quel peso.
-Adesso può fare tre passi indietro… e guardarla da lontano.-
-Era tutto lì?-
-Sì, era tutto lì.-
.. la guardi.. continua ad essere tua, perché nessuno può levarti quel peso, almeno da dentro… ma adesso l’hai appoggiato.
-Si può anche avvicinare piano piano se vuole.. non morde mica sa.-
Ti avvicini, senza avere più le braccia pesanti, informicolate, senza più angoscia, paura, la guardi per bene e adesso puoi anche urlare:
-FANCULO!-
…Sì, fanculo il misurarsi sempre con un mondo che corre, fanculo perché perdiamo per strada i valori veri, fanculo perché mi sono distratto e non ho guardato per bene un amico, un conoscente o uno sconosciuto scivolare, crollare.. .andare via.. e morire.
Fanculo.. il sentirsi non adatto, sentirsi non adatto a fare qualsiasi cosa in questo posto di merda.
Fanculo è liberatorio, fanculo ti salva la vita. A volte. Molto, a volte.
Perché comunque ci vuole sostegno…ci vuole qualcuno che riesca a dividere con te il peso di quella valigia… ci vuole quel sostegno che se non arriva dall’amore per l’amore può essere a volte sostituito dalla chimica e/o dalla solitudine, che invece allontanano sempre di più dall’amore e dagli altri.
La verità è in fondo alla vita.. e quello… è davvero andare oltre il limite..
Perché quella è la vita e potrei morire anch’io d’amore, per la vita.
Amare se stessi aiuta ad andare incontro agli altri e viceversa,
se non ti prendi cura di te, come possono farlo gli altri?
-Fanculo.-