Scopri l'universo
espanso di Gold
Gold enterprise
Goldworld Logo
DOVE VANNO A FINIRE I TUBI?
STORIES

Weekly Song #52 – 24 Studi



Durante il nazismo nel campo di Theresienstadt furono confinati 144mila ebrei, di questi la maggior parte erano  artisti, diplomatici, letterati e giuristi provenienti dalla Germania, dall’Austria e dalla Cecoslovacchia.
Tra le 17mila persone che fecero ritorno
da Theresienstadt, in parte grazie alle loro doti artistiche, c’era anche Alice Herz-Sommer, talentuosa pianista deceduta lo scorso 23 febbraio all’età di 110 anni, fino al giorno del decesso la persona più anziana sopravvissuta all’Olocausto.

Nata a Praga nel 1903 da famiglia agiata cresce nei circoli letterari della “Belle Époque”, frequentando intellettuali come Sigmund Freud, Gustav Mahler e Franz Kafka. La sensibilità musicale di sua madre la introduce fin da bambina allo studio del pianoforte e in poco tempo diventa un’apprezzatissima concertista.
Sarà proprio in gioventù che prenderà forma anche il suo eccezionale carattere; Alice infatti oltre ad essere dotata di un indiscutibile talento, vanta uno smisurato amore per la musica e per la vita. Nella sua esistenza sembra scorrere tutto nel miglior modo possibile, in un periodo storico in cui nelle famiglie esistevano ancora i matrimoni combinati, Alice gode persino del privilegio di sposare l’uomo che ama.

Ma sono tempi in cui la tragedia del nazismo non lascia scampo a nessuno, negli anni a venire infatti le leggi razziali segneranno l’esistenza di molti intellettuali ebrei tra cui anche quella di Alice. In seguito all’occupazione tedesca della Repubblica Ceca avvenuta nel 1938 molti suoi familiari riescono ad emigrare in Palestina mentre lei decide di rimanere a Praga per accudire la madre malata.

Poi arriva un momento in cui anche i più ottimisti cedono il passo alla disperazione, questo istante nella vita di Alice è rappresentato dal giorno in cui la madre viene trasferita in un campo di concentramento. In una puntata de “La storia siamo noi” intitolata “La pianista di Theresienstad” Alice lo racconta così: «mia madre fu deportata nel 1942, fu un colpo tremendo per me, davvero tremendo. Aveva 72 anni e se è andata con questo fagotto…è stato orribile. Ebbi una violenta depressione, quasi impazzii. Dopo averle detto addio non ho saputo più niente di lei, nessuno sa quello che le è accaduto. Ero così sconvolta che smisi di mangiare. Alla fine andai da un medico, neppure il mio meraviglioso bambino riusciva a tirarmi su di morale, era tutto inutile, finché, lo ricordo ancora oggi, dopo così tanti anni, ricordo perfettamente dove mi trovassi… stavo camminando per strada e all’improvviso mi fermai e una voce interiore mi disse: solo tu puoi aiutare te stessa, non tuo marito, non tuo figlio, non il dottore, solo tu! e in quel momento mi vennero in mente i 24 studi di Chopin».

Per chi non lo sapesse i 24 studi di Chopin sono una delle colonne portanti di tutta la letteratura pianistica, non meri esercizi didattici ma veri e propri brani, eseguiti dal vivo anche dai più importanti concertisti odierni: uno su tutti Maurizio Pollini.

Ma oggi c’è un motivo in più per gioire, la storia di Alice Herz-Sommer è stata recentemente immortalata nel documentario The Lady in Number 6: Music Saved My Life, regia di Malcolm Clarke e Nicholas Reed.
La pellicola gareggerà all’86ª edizione degli Oscar
che si terrà domenica 2 marzo a Los Angeles.

 “Every day the life is beautiful… every day is beautiful!”

 

il trailer del documentario

 

fonti: qn.quotidiano.net, cinema-tv.corriere.it, nickreedent.com, wikipedia.org, enciclopediadelledonne.it, lastampa.it, dentrounpianoforte.it