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CI SI SENTE PROPRIO BENE DOPO UNA BELLA CACATA
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Commenti di Milton Glaser sul brand di Firenze



Se lo dicono le persone normali non basta. Se lo dice anche il guru del graphic design e autore di I <3 New York magari, invece, chi di dovere si accorgerà che si è trattato di un vero caso di mancata lungimiranza da parte dell'amministrazione fiorentina. A Luglio dello scorso anno avevamo lanciato qui l’allarme. Poi si sono susseguiti ripetuti moniti da parte delle associazioni del settore comunicazione. E nel nuovo anno, a Marzo del 2014, i risultati di un concorso gestito male e come direbbe qualcuno “all’italiana” (terribile ed infausta descrizione ormai, altro che concorso 2.0…) si sono manifestati in tutta la loro mediocrità. Ma diamo a Milton Glaser la parola intanto:

Ecco la traduzione delle sue parole:

“La prima domanda che occorre fare è: quale è il fine per l’identità di una città. Il fine è elevare la città nella coscienza delle persone in una maniera che sia memorabile, in modo tale che la prossima volta che vedranno questa rappresentazione, la ricorderanno. Purtroppo quello che è stato fatto è perfettamente dimenticabile, infatti dopo che l’hai visto non te lo ricordi più. Non è un marchio, è uno piccolo poema, e come tale dovrebbe essere una antologia di poesia, che va bene, ma come marchio che rappresenta la città e totalmente inadeguato. In aggiunta, quello che vuoi che accada quando guardi ad una identity è avere affezione per un’istituzione, il più importante compito per un trade mark, è far sentire lo spettatore affezionato a cosa si rappresenta. Qui non puoi avere nessuna affezione, perchè non sai cosa vuole dire. Inoltre, è copiato da un pre esistente marchio di un’altro luogo. La combinazione è disgustosa, non solo è inadeguata, e non serve i suoi fini, ma è anche un plagio, che imbarazzo!…Si sta parlando di una delle più grandi città, istituzioni, simboli nel mondo, non si sta parlando del New Jersey, si parla di Firenze! E Firenze deve essere espressa in un modo che esprima la propria importanza nella storia della civilizzazione, mentre qua tutto quello che abbiamo è un lavoro che banalizza la città, che la rende meno importante di quello che è, e la fa sembrare come una qualsiasi altra piccola città che aspiri ad essere significativa. La cosa è stata diretta cosí male che è impossibile capire come si sia arrivati a questo punto. Ma si sapeva fin dall’inizio, quando hai mille idee, non ci sono possibilità che la migliore venga selezionata. Non puoi selezionare il migliore tra mille di nulla!”

Insomma, cosa accadrà adesso? Si renderanno conto che operare scelte di questo tipo comporta delle responsabilità importanti? Nessuno nella giuria ha saputo fare presente che quel logo somigliava troppo a quello di Praga? E perchè la giuria è stata costituita alla conclusione del concorso? E come potevano dei professionisti partecipare a quelle regole? E come mai adesso ci si sorprende? Chi è causa del suo male pianga sè stesso recita l’adagio. Se la nuova amministrazione deciderà che la traduzione in quattro lingue del nome di Firenze sarà il marchio addetto a rappresentare la città del giglio, allora sí che ci troveremo davanti a qualcosa di memorabile: un grande errore.