Giovedí 10 Aprile esce nelle sale d’Italia l’attesissimo film di Wes Anderson: Grand Budapest Hotel. Un racconto corale, divertente, coloratissimo e dinamico, orchestrato con eleganza nella trama e in tutti i suoi dettagli visivi. Al centro della vicenda, un quadro: “Ragazzo con mela”, oggetto del desiderio conteso tra Gustave H (il leggendario concierge del Grand Budapest Hotel, situato tra i monti della Repubblica di Zubrowkae e caratterizzato da un’architettura superba e originale) ed il figlio di Madame D. (interpretata da una irriconoscibile Tilda Swinton, invecchiata magistralmente), il quale verrà deluso dalla lettura del suo testamento…
Ma un altro ragazzo è il vero protagonista insieme al quadro e al personaggio di Gustave H (interpretato da Ralph Fiennes): si tratta del “Lobby Boy” Zero (Tony Revolori). L’amicizia tra Gustave H e Zero infatti sarà il motivo portante dell’intero film. Tra di loro si instaurerà un legame forte e sincero, che costituirà il collante della struttura narrativa articolata e ritmica costruita da Wes, il quale raccoglie tutti i suoi attori più affezionati per creare una moderna esilarante favola (gli eventi si svolgono negli anni 20 del secolo scorso ma vengono raccontati dal punto di vista degli anni 70), che si snoda tra panorami al limite del surreale ma di una bellezza assoluta.
Se la parte dei cattivi viene giocata con maestria da un perfido Adrien Brody insieme a William Dafoe, quella dei buoni, oltre alla coppia sopra citata, si fregia del talento e della grazia della dolce ma volitiva Agatha (Saoirse Ronan), fidanzata di Zero e raffinata pasticciera. Edward Norton nei panni dell’ Ispettore Henckels, e Jeff Goldblum in quelli del garante del testamento di Madame D, partecipano egregiamente alla schiera dei grandi attori che sono accorsi per costituire questo cast eccezionale (Bill Murray, Owen Wilson e Jason Schwartzman sono altri nomi estremamente cari al regista ma il loro cameo è estremamente breve in questa occasione).
Il film costituisce il trionfo dell’estetica peculiare incarnata dal visionario Mister Anderson: se da un lato i personaggi brillano di luce propria in quanto singolari esemplari di individui, dall’altro il contesto non è da meno: ambientazioni, interni ed esterni a tutto tondo, sono un vero e proprio delirio di input esplosivi e di elementi visivi raffinati ed altamente complessi (la simmetria delle scene, i motivi decorativi di tanti fondali, e la palette cromatica dell’intero film, sono una parte fondante del divertimento che lo spettatore esperisce nella visione di questa storia). Già troppe parole sono state spese in merito: assicuratevi di constatare presto dal vivo ed occhio a tutti i dettagli che in un solo colpo vi ritroverete a digerire con il cervello!