E adesso forse vi domanderete.. chi è Travis?
La risposta è semplice. Travis, o meglio, Travis Bickle è il nome del protagonista di Taxi Driver, capolavoro di Martin Scorsese del 1976 premiato con una valanga di premi tra cui Oscar, Palma D’oro, David di Donatello… la lista sarebbe ancora molto lunga.
La pellicola, interpretata nel ruolo di protagonista da Robert De Niro, porta con sé vari aneddoti e curiosità.
Uno su tutti? Lo sapevate che per immedesimarsi nel ruolo, Robert De Niro conseguì veramente la patente per il taxi, guidandolo per le vie di New York? Ecco, queste prime righe solo per cazzeggiare un po’.
Adesso veniamo al vero motivo per cui vi scrivo. In settimana infuria la polemica della lobby dei tassisti italiani contro Uber. In realtà sono ormai parecchi giorni che se ne parla ma la discussione fra le parti in causa non sembra placarsi. Ma che cos’è esattemente Uber?
La risposta di più facile comprensione secondo me ce la offre supermoney.eu: “Uber è un’applicazione per smartphone che permette di cercare l’autovettura di noleggio con conducente più vicina al punto in cui ci si trova e disponibile al servizio; una volta confermata tramite il proprio telefono intelligente, si potrà disporre del mezzo. Effettuata la chiamata virtuale l’autovettura sarà quindi visualizzabile sul proprio account di Google Maps. Verrà inoltre indicato l’itinerario che il conducente dovrà seguire, ottimizzato per la percorrenza e per il traffico. Una volta terminata la corsa, il pagamento avverrà senza scambio di contanti. Ogni utente iscritto a Uber deve infatti inserire i riferimenti della propria carta di credito, da cui verrà scalato il costo del servizio”.
Pagamento tracciato quindi, difficile da evadere. Aggiungo io.
“Ma non è finita qui”, prosegue supermoney.eu: “perché la tecnologia non resta con le mani in mano e ha appena annunciato la versione UberPop, con la quale chiunque può diventare autista. In questo caso le tariffe diventano davvero irraggiungibili: la chiamata costa 2,5 € e la corsa circa cinquanta centesimi al minuto (con un minimo di 5 €)”.
Vi lascio immaginare il polverone che ne è venuto fuori. Wired.it scrive praticamente un articolo al giorno a riguardo e se volete approfondimenti in quantità quello è certamente il posto che fa per voi.
Io chiudo solo dicendo che nel 2006 Pierluigi Bersani, in quegli anni Ministro dello Sviluppo Economico, cercò di avviare una riforma che potesse in qualche modo liberalizzare il mercato delle licenze dei tassisti. Risultato?
Levata di scudi delle associazioni di categoria e un nulla di fatto, anzi: poche licenze in più, tariffe aumentate, aumento dell’evasione fiscale e via discorrendo.
Ancora una volta il digitale si abbatte come una mannaia sul mondo del lavoro standardizzato e progettato secondo determinate regole. Bruno Ruffili su Lastampa.it ricordava, tanto per fare un esempio, l’avvento dei blog come concorrenti dei magazine online o dei giornali.
Adesso c’è solo da capire chi canterà vittoria in questa accesa diatriba e per farlo bisognerà aspettare la prossima settimana, purtroppo in Italia quando ci sono le elezioni è un po’ come se si fermasse il mondo.
Una cosa è certa, stavolta la così detta “economia della condivisione” sembra aver spalancato delle porte che fino ad oggi sembravano blindate e la vera sfida per accaparrarsi il cliente ormai è solo fra chi riesce a stare al passo. E non necessariamente fra chi fornisce il servizio più economico, ma fra chi fornisce il servizio migliore e più aggiornato.
Nel frattempo domenica sera torno a Firenze da Milano con BlaBlaCar, un servizio di car sharing un po’ meno evoluto di Uber ma decisamente più economico e comodo di certi treni.
Poi magari vi racconto com’è andata!