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Struggle Stokka & Madbuddy e DJ Shocca



«C’è un pezzo che ho riascoltato a ripetizione. Sono sicuro che sarebbe piaciuto anche a te».
Qualche giorno prima ero passata a comprare “#Bypass”, dopo molto tempo che stava aspettando me su quello scaffale.
Conoscevo già ogni singolo brano, ma un conto è l’intangibilità dell’immateriale, un altro è la soddisfazione di stringere l’icona di una mano invisibile che ti accarezza le orecchie e fa passare un brivido lungo la schiena.
«Tra poco esce l’Ep». Quelle notizie che si posano di bocca in bocca; un sussurro adrenalinico, come un petalo che lascia un sapore piccante sulle labbra: l’attesa.
“Struggle Radio” mi passa l’artiglio sulla guancia con i primi pezzi e poi me la sfiora con il palmo, quando il beat di “Distratto” e le parole di Madbuddy si avvicinano aggrovigliandosi al cuore.
Era quello il pezzo: lo sapevo, lo sapeva.
Ho voluto scambiare i miei pensieri con Stokka, Madbuddy e Dj Shocca: è stato difficile.
È stato complicato focalizzare gli argomenti che avrei voluto affrontare, senza perdersi nel suono, nella poesia, nelle voci.
Tre giorni di ascolto di “Struggle Radio” quasi compulsivo, quasi ossessivo.
Tre giorni per individuare quegli elementi oldschool del loro background che sono stati accompagnati verso una nuova visione sperimentale di ciò che è musica, ma con l’aspetto crudo e reale delle proprie radici. Un perfetto equilibrio tra disincanto della realtà e beat suggestivi.

«Arrivati al decimo anno di Unlimited Struggle avete deciso di creare un Ep e in qualche modo vi siete scelti, tra tutti i componenti dell’etichetta. Perché avete deciso di fare questo Ep insieme?»

Stokka: Il discorso è questo: quando abbiamo finito di lavorare a “#Bypass”, siamo rimasti un po’ non insoddisfatti, ma con la voglia di fare qualcosa di più con quel produttore preferito, artefice di canzoni che sono state molto importanti per noi. Quindi ci è venuta un po’ la voglia di metterci insieme a Roc e dire: “Vediamo di fare un Ep tutto prodotto da te”, un po’ con quel mood che magari in “#Byass” non era molto presente, dai tratti molto hardcore, che crediamo si possano portare avanti solo lavorando con un produttore come Roc. Da lì è nata la voglia di fare questa roba, che ha richiesto un po’ di tempo proprio perché ci abbiamo ragionato su e abbiamo trovato quella che era la formula giusta per cercare di fare un prodotto che sia, non ti dico quello che la gente si aspetta da un trio come questo, ma che alla fine abbia una sua identità e i suoi tratti caratteristici. C’era quella voglia di fare una roba insieme e ci siamo riusciti.

Shocca: Questo è un po’ il risultato di “Ho Fame”, che vedevamo come un prolungamento di ciò che avevamo fatto in passato, sempre con uno sguardo rivolto verso il futuro e abbiamo detto: “Ok, piace questa formula. Portiamola avanti. Pensiamo a progettare un Ep o comunque un prodotto noi tre, monolitico, con quel tipo di sound e quelle lyrics che si legano quasi in modo automatico, offrendo una visione d’insieme di po’ di pezzi per i prossimi anni”. Quindi abbiamo iniziato a rifletterci, finché il pezzo è stato fatto di getto, perché c’era questa esigenza espressiva da tirare fuori e da mandare in stampa. Questo tratto che noi teniamo, lascerà il segno, insomma.

Madbuddy: È normale anche dall’ascolto, che la prima cosa che si può notare è come sia un Ep che va controtendenza rispetto ai suoni che si sentono in giro, come sono costruiti i dischi e come sono concepiti. Abbiamo inseguito un suono che fosse allo stesso tempo attuale, ma con un retrogusto di Hip Hop originale, che è quello che alla fine ci ha sempre contraddistinto in una veste più hardcore. Avevamo un disagio da trascrivere, un disincanto da portare in rima e soltanto i beat di Shocca potevano dare il giusto tappeto a quello che potevamo dire e perché quando si ha la fortuna di avere tra i migliori amici uno dei migliori producer italiani, l’unica cosa che puoi fare è quella di approfittarti di questa cosa. Shocca era l’unica persona che avrebbe potuto trovare i beat giusti.

Shocca: Prendendo spunto da quello che ha detto Buddy ora, il fatto della controtendenza riprende quasi quello che avrebbe sempre dovuto essere l’Hip Hop (che negli anni chiaramente muta come tutte le cose). In questo momento negli Stati Uniti si sta un po’ riprendendo il filone 90’s per renderlo attuale. Diciamo che è quello che noi stiamo facendo un po’ in Italia adesso: offriamo questo tipo di visione qui, senza riprendere altri tipi di sonorità di musica leggera o pop e producendo dei veri singoli Hip Hop, rendendo timeless la nostra merda.

«Il fatto che sia il decimo ha un’attinenza con la produzione di questo Ep?»

Shocca: Non è stato programmato di certo, però una boa importante come i dieci anni, sarebbe stato automatico (come poi è successo) celebrarlo con un prodotto del genere, specialmente ora che io e Stokka abbiamo preso le redini della faccenda.

Madbuddy: Quando faremo i vent’anni di Unlimited Struggle si ricorderanno di che cosa abbiamo fatto per i dieci anni insomma. Possa essere l’inizio di tanti tributi alla nostra etichetta.È un progetto che volevamo tirare fuori proprio con la concezione del gioiello da collezione; si può veramente trasformare la copia fisica in un oggetto che ti ricorda di celebrare la nostra etichetta, perché è curato in tutti i minimi particolari. Potrebbe essere veramente un oggetto da collezione per la gente che ci segue, ma con l’importanza che può avere un Ep. Anche perché è solamente in 1000 copie e non sappiamo ancora se ci sarà una ristampa o meno, ancora è tutto molto misterioso.

Stokka: Quest’anno quando a gennaio abbiamo iniziato a lavorare a tutte quelle che sono le nostre release, ci siamo approcciati, complici del fatto che erano i dieci anni, con una modalità nuova, che ti sembrerà un po’ arrogante (ma ci stiamo riuscendo): fare di questo 2014 l’anno di Unlimited Struggle. Arrivare alla fine dell’anno che Unlimited Struggle è stato il top in Italia per quanto riguarda un certo tipo di Hip Hop o in generale l’Hip Hop. Stiamo spingendo verso una direzione molto forte, che deve metterci in gioco, fare delle robe particolari.

«Il fatto che l’Ep verrà distribuito solo in vinile in copie limitate e in mp3, mi dà l’idea di una contrapposizione quasi etica: da una parte il vinile impreziosisce il prodotto, dall’altra l’mp3 quasi lo svilisce, mentre il cd che è, secondo me, il compromesso tra i due non l’avete preso in considerazione. Perché?»

Stokka: Non escludiamo che magari a settembre uscirà pure il cd. Noi questo non lo sappiamo. Intanto lo stiamo promuovendo così. Siamo dell’idea che da una parte gusti l’Ep dalla parte esatta che abbiamo pensato (che è il vinile), dall’altra comunque ti diamo la possibilità di ascoltarlo e sostenerci, dando la possibilità di farlo ascoltare a tutti. Sembrerebbe eccessivo fare un disco e fare solo un vinile, senza fare un digitale.

Shocca: Mentre vai a comprarti il giradischi per ascoltarti questo cazzo di vinile, in macchina attacchi l’iphone e ti ascolti il disco.

Stokka: Però dico una cosa: la maggior parte delle persone che si comprano i nostri vinili ti assicuro che non li aprono neanche. Feticisti proprio. Nel senso che li comprano per passione, per sostenere, ma molti non ce l’hanno nemmeno il giradischi a casa.

«Avete registrato “Struggle Radio” in due giorni. Mi potete descrivere l’atmosfera di questi due giorni a stretto contatto?»

Madbuddy: Un’atmosfera esplosiva.

Shocca: Da pazzi.

Stokka: Come “#Bypass” è stato fatto durante una settimana, anzi, in cinque giorni, per questo Ep abbiamo deciso di mantenere lo stesso approccio: abbastanza tranquilli, in casa, coi nostri ritmi. E in un paio di giorni abbiamo registrato tutto quello che dovevamo registrare. L’abbiamo portato da Shocca e abbiamo lavorato un po’ ai pezzi, all’editing. È un lavoro che è durato circa una settimana, a Pasqua di quest’anno.

Madbuddy: Diciamo che il nostro approccio è stato un po’ simile a quell’attitudine dei Foreign Exchange (uno dei nostri gruppi preferiti) quando hanno fatto il primo album per scambi online. Anche “#Bypass” è stato fatto così: concepito in due città diverse tramite registrazioni dal cellulare, note, scambi di mail, Skype e cose di questo genere. Alla fine viene sempre tutto finalizzato con dei giorni di studio, come per “#Bypass” da Skinny (Night Skinny, Ndr). In questo caso abbiamo finito tutto a casa di Shocca. Insomma, l’abbiamo fatto senza l’uso di uno studio, di una struttura esterna, ma facendo tutto inter nos; portando lo spirito della lavorazione veramente ad uno spirito old school a livello di attitudine. Molto più Hip Hop, dunque. Senza chiudersi in studio con delle tempistiche e delle cose da rispettare, bensì con la tranquillità di dire: “Sono sotto lo stesso tetto con la persona con cui faccio musica da quindici anni, siamo (per fare un esempio) in pantofole, siamo in pigiama. Registriamo”. Questo è.

Shocca: Guarda, tra fine 2013 e 2014 abbiamo selezionato una rosa di beats che potessero essere battezzabili. Quando abbiamo scremato con i ragazzi, loro hanno iniziato un pochettino a prendere confidenza con i vari beats e a buttare giù qualcosa. A volte iniziava Stokka, a volte Buddy e piano piano i pezzi hanno preso forma, in modo molto fluido e razionale. Successivamente, a tempo debito ci siamo detti: “Ok, registriamo! Aereo Buddy”. Lui è venuto, abbiamo registrato due giorni. Subito dopo abbiamo iniziato le sessioni. Procedura normale, abbiamo iniziato a lavorare i pezzi nella loro interezza.

«Potete spiegarmi la scelta del titolo dell’Ep?»

Shocca: Era un viaggio in treno. Praticamente, Stokka e Buddy partono da Venezia; io li raggiungo a Mestre e subito: “Oh bro, come lo chiamiamo sto minchia di disco?!” E da lì discussioni assurde. Io avevo un hangover pazzesco perché venivo da un’altra serata. Alla fine dopo uno scontro a tre: “Oh, ma perché non lo chiamiamo ‘Struggle Radio’?”. E abbiamo deciso così dopo un’oretta di cambi. Tutti gli altri passeggeri non ne potevano più di sentire bestemmie.

Stokka: Quella era l’idea che io proponevo agli altri. Mi sono sempre immaginato un titolo semplice di questa roba, legato al nostro mondo e che fosse facilmente ricordabile. Non so perché. Abbiamo unito la Struggle (il nostro marchio) alla radio che è la roba che parla a tutti. Concetto semplice che però secondo me cade a pennello con quelle che sono le canzoni che sono venute fuori.

Shocca: Seriamente, è stato un complesso brainstorming per un approdo molto semplice. Diretto.
In questo Ep ho personalmente riscontrato una coerenza con il flow hardcore dei dischi passati, ma con uno schiaffo di rinnovamento dato sia dal sapore di disincanto dei testi, sia dalle basi totalmente sperimentali. Qual è lo stimolo che volete dare con la pubblicazione di questo Ep?

Shocca: Sostanzialmente il concetto ‘A’ è: “Non puoi spaccare il culo al futuro se non padroneggi la consapevolezza del passato”. Concetto ‘B’: “Non riproporre mai il passato”. Vogliamo evitare ogni throwback, ma offrire freschezza. Non volevamo certo creare un effetto nostalgia, perché mi viene da vomitare al solo pensiero. E credo che ci siamo riusciti: abbiamo una certa solidità e originalità che non sono facili da ottenere utilizzando linguaggi “classici”. Quindi siamo riusciti in equilibrio perfettissimo, millimetrico, tra queste due cose a soddisfare intanto la nostra licenza espressiva e spero anche tutti quelli che ci ascoltano e che ci tengano. E tutti quelli che non ci seguono e non ci seguiranno ‘Affanculo! (risate).

Stokka: Sai cos’è? Chi ci ascolta ogni tanto vorrebbe sentire un album con quindici “Ghettoblaster” uno dopo l’altro, no? Ma non si mettono mai nei panni nostri, nel senso che fare per tutta la vita quello che hai già fatto non è la roba che interessa a nessuno di noi tre. Noi guardiamo sempre avanti. Però è naturale che abbiamo un bagaglio di knowledge, di cultura, di suono sulla testa e sicuramente è quello che poi viene fuori con un film però moderno che è quello dei giorni che viviamo.

Madbuddy: Volevamo fare un Hip Hop che fosse un Rap senza tempo, ma che non suonasse come un evergreen, capito? Che non suonasse “antico”. Cioè è Hip Hop all’avanguardia, con un sound che è classico e moderno nello stesso tempo, ed è la continua evoluzione di quello che facciamo da “Palermo centrale” fino ad adesso. Il sound è energico, ruvido e riporta ai Colle Der Fomento, a Kaos, alla scuola giusta, come ad una roba magari più moderna ma rispettabile. Cioè vuole prendere tutto, vuole piacere a tutti, ma il comune denominatore di questi punti deve essere un Hip Hop di qualità e basta! Certo, non è un disco proprio per un pubblico troppo giovane. Però, insomma, non è quello il nostro target.

«Tra domande e risposte io e MadBuddy abbiamo usato la stessa parola: “disincanto”. Trovo che sia la linea conduttrice di tutti i pezzi. I due che apprezzo di più sono “Distratto” e “Pellerossa”. “Distratto” è coerente con il tutto, ma è quello che rimane un po’ più fuori. Più introspettivo…»

Shocca: Be’, diciamolo: è un po’ più emotional.

Madbuddy: Avevamo chiuso la session di registrazione, stavamo aspettando solamente Noyz. E avevamo fatto tutto quello che c’era da fare. Semplicemente, però, è uscito fuori nella normalità questo beat di Roc. E, non so, sentendolo è partito tutto così spontaneamente e ci siamo detti: “Ma sai? Perché sei pezzi? Secondo me lasciare questo beat qui nell’hard disk è un peccato mortale”. Così ce lo siamo portati. Io sono tornato a Palermo, Stokka a Venezia, intanto c’era la lavorazione e aspettavamo sti featuring. Alla fine Stokka ha pensato che si poteva aggiungere un altro pezzo e ci siamo messi giù. Mi pare che ho iniziato io con strofa e ritornello; Stokka poi si è aggiunto, dicendomi dove magari avremmo dovuto cambiare qualcosina, abbiamo sistemato insieme… E il pezzo c’era! Segue un po’ il filone degli Stokka & Buddy di “Con Me” o “Ritrovarsi Ancora”, “Quando un Giorno Tornerai”, “Gold”. Noi abbiamo sempre infilato dentro gli album quel pezzo con un po’ di soul con il ritornello cantato… Sento sempre l’esigenza di fare un esperimento dentro un disco. Il pezzo è dettato dal nostro stato d’animo, dalla concezione di vedere veramente un po’ il mondo, quello che succede, un po’ nella follia, nella distrazione della gente che passa. Mi piaceva vedere tutte le persone nel viavai della vita; questa alienazione che ognuno ha dentro di sé, sulla quale magari puoi riflettere quando sei seduto sul bus, o in metro, e ti guardi. Molto attuale, diciamo, ma vista in maniera personale. Dal punto di vista della malinconia che uno può portarsi dentro.

«Shocca, in questo Ep si percepisce un notevole cambiamento direzionale per quanto riguarda le produzioni. Infatti, rispetto alle vecchie produzioni, si sente la ricerca di un suono nuovo. È un’evoluzione che porterai avanti o è un caso limitato a questo Ep?»

Shocca: Si tratta di una cosa che non cerco a tavolino. C’è sempre l’esigenza di soddisfare sé stessi e la propria aspirazione artistica. Inconsciamente si fa un ragionamento: “Ok, dove voglio arrivare oggi? Cosa voglio fare oggi? Voglio tornare indietro o voglio andare avanti?”. Quindi, divertendomi, voglio rompere determinate barriere. Diciamo che in questo disco non ho soltanto voluto dare sfogo al mio lato sperimentale, ma ad una direzione che voglio intraprendere e che ho già intrapreso e che voglio portare avanti.

«Il fatto che nella title-track ci sia il featuring con Noyz Narcos è una scelta importante. Potete spiegarmela?»

Madbuddy:
Semplicemente appena abbiamo sentito il beat e abbiamo pensato subito a lui, senza titubare. Lo conosciamo da un po’. Non è stata una collaborazione che la gente si aspettava, come anche quella con Zuli. Semplicemente abbiamo sentito il beat e volendo creare un’atmosfera precisa per questo pezzo, l’unica persona che ci è venuta in mente è stata Noyz Narcos, che già rispettavamo sin dalle vecchie cose. È uno che viene dai nostri stessi ascolti, dal nostro stesso tipo di Hip Hop. Era perfetto per l’attitudine di questo pezzo.

Stokka: Aggiungo che avevamo voglia di fare una roba nuova. Gravitando attorno a tutti gli artisti di Unlimited con cui condividiamo tutto. Abbiamo scelto apposta di fare due pezzi con artisti con cui non avevamo mai fatto nulla.

«“Pellerossa” è il pezzo conclusivo dell’Ep. Si pone con le rime di una poesia, ma anche con un’indignazione profonda nei contenuti, sia per quanto riguarda l’interpretazione sonora, sia per la dialettica. Dà l’idea di un pezzo crepuscolare. “Stanotte il cielo sta piovendo e la nostra danza bagna i muri dentro questa stanza. La mano che raccoglie briciole fa una pietra dura, come la pelle rossa, come la luna”. Potete spiegarmi questo pezzo e questa metafora?»

Stokka: “Pellerossa” è il pezzo un po’ più astratto del disco, nel senso che è stato scritto più pensando a un immaginario che a un argomento stretto. Deriva da una riflessione fatta insieme a Buddy: volevamo immaginare qualcosa di simile ad una danza indiana, a tutte cose che ti riportano ad un immaginario un po’ sacro, ma reale comunque. Il mondo dei “Pellerossa” non esiste più. Quindi un po’ potrebbe essere una metafora, o un’analisi che viaggia di pari passo con la musica che portiamo avanti.

Madbuddy: Ora stiamo un po’ svarionando, ma puoi immaginare i Pellerossa che sono stati cacciati via dalla loro terra come una metafora per dire che un certo tipo di Hip Hop che ci piaceva è stato cacciato via per dare spazio a qualcosa che potesse piacere alla gente comune e che magari vorremmo un attimo riprendere da dove si era lasciato.

Stokka: Il ritornello richiama anche la danza della pioggia, ste robe qua. È un pezzo molto emozionale.

Shocca: Il beat è tutto suonato peraltro, nonostante sembrino dei sample. Ho voluto, (non trovando un sample adatto) crearmelo io sostanzialmente.

«Si svilupperà qualcosa da questo Ep?»

Stokka: La realtà è che questo Ep è una cosa abbastanza naturale per noi, nel senso che Shocca è un terzo “Stokka & MadBuddy”. Siamo una realtà così legata che non penso che debba iniziare qualcosa, che cambi qualcosa, perché lo do per scontato che continueremo a lavorare insieme.

Madbuddy: Troppo naturale. Tu immagina che siamo come i Colle con Baro, o come i Dilated Peoples con Dj Babu. Se non ci fossero delle volte dei problemi logistici, Stokka & MadBuddy sarebbe un gruppo di tre persone con Shocca.

Shocca: Non è l’Ep che genererà in futuro qualcosa, ma è tutto quello che c’è stato prima ad aver generato questo Ep.

E proprio per conludere, ho deciso di scegliere quelle rime che mi erano rimaste più addosso, che ancora non mi erano scivolate via dalla mente; quelle immagini che mi si erano soffermate davanti agli occhi, criptiche e al contempo abbaglianti. Ho chiesto a chi le aveva create di rischiarare un’ombra.

«“Vorrei parlare a tutti ma poi tutti non ascoltano/ meglio così. Fermo in volo, colibrì” (Stokka)»

Stokka: Eh! È un po’ la chiave di tutto il disco. È una rima un po’ triste ma si ritorna a quella disillusione. “Vorrei parlare a tutti” sta a significare che vorrei che questa roba fosse dominio mondiale, dominio popolare, ma poi tutti non ascoltano e alla fine è meglio così. Comunque questa roba non arriverà a tutti ,ma rimarrà in quello che è il nostro background di ascoltatori. “Meglio così”: rimango lì nella mia posizione fermo, ma è una posizione di privilegio. Questo è un po’ il concetto che ci sta dietro.

Shocca: “Vorrei parlare a tutti” ma non tutti hanno gli strumenti per carpire l’essenza. Siamo tutti a chiedere la verità, ma poi tutti guardano solo pornazzi e calcio su internet.

«“Tu che sapevi come cancellare i brutti pensieri, e che domani non è peggio di ieri / Dammi una mano ho solo brutti pensieri / Anche se un domani non c’è”. (Madbuddy)»

Madbuddy: Non credo che voglia dire più di quello che in realtà significa. Mi riferisco a una persona che probabilmente non è più accanto a me. Può essere un amico con cui prima si stava insieme e una parola di supporto reciproco serviva. Alla fine non si può fare a meno di vedere che comunque col tempo tra impegni e diverse direzioni che si prendono nella vita, quelle stesse persone che ti davano manforte e ti facevano stare bene, che pensavi rimanessero con te per sempre, può succedere di perderle di vista. Sono cose con cui bisogna fare i conti prima o poi. È bellissimo conoscere della gente e tenersela stretta tutta la vita. Poi ci possono essere incidenti di percorso che ti fanno litigare, per un motivo ‘x’. Ma anche senza motivo, nella distrazione di cui parliamo nel pezzo, magari anche senza accorgersene si può perdere la voglia di stare a contatto con l’altra gente e chiudersi in se stessi.

Un gioiello da collezione, non solo “Struggle Radio”, ma anche le parole di Stokka, Madbuddy e Dj Shocca.

Per acquistare l’Ep in formato digitale (altamente consigliato), cliccate QUI, e QUI per la versione strumentale. Se volete il doppio vinile limited edition cliccate QUI.

Aspettando il tour, ancora “Struggle Radio”.

Credits:
Alex Fakso – Fotografia Homepage
Gianluca Crivellin – Fotografie inserite nell’articolo