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HA LAVATO I PANNI IN ARNO
STORIES

L’ignorante2.3 Di belli come noi, la mamma unne fa più.



C’è sicuramente una spiaggia, da qualche parte nel mondo, che aspetta anche noi comuni mortali di quartiere per farci godere e rilassare.

Sì,  ce la meritiamo e non solo per meriti di vita vissuta, ma per motivi di appartenenza, nascita e di tramandazione di una specie.

Ieri sono stato alla cena, unica e sempre irripetibile, con alcuni ragazzi del quartiere, ed è innegabile quanto i ragazzi, nati in difficoltà, si meritino un paradiso alla Jim Morrison o alla Elvis Presley, dato per certo che non siano morti e che siano a godersi la vecchiaia in un paradiso marittimo.…

Non vorrei mai dimenticare da dove provengo, e vorrei, semmai dovesse succedere, che qualcuno me lo ricordasse, magari con un vecchio e bonario scapaccione; Perché ho bisogno di ricordare ogni giorno da dove provengo, perché tutti dovremmo non dimenticarlo mai e perché, se fossimo riusciti, ognuno nel suo, ad essere il portavoce della propria appartenenza e tradizione e non soltanto del noi stessi, negli anni, la storia, forse sarebbe andata diversamente.

L’amore viscerale che mi lega alla mia appartenenza traspare ogni volta che parlo di Firenze, ogni volta che mi accaloro nel discutere su problematiche del quartiere o della città e non è che l’essere stato assente per motivi musicali in dei periodi mi abbia portato ad allontanarmi di cuore.. anzi..ha fatto sì che potessi lavorare meglio, capire differenze di culture per poi riportarle in casa ed applicarle nel luogo che amo di più.

Questa è una lettera d’amore aperta al mio quartiere, a chi mi conosce davvero, a chi mi chiede invece di giudicare, ma anche a chi, invece di affrontarmi come fanno le persone a cui non torna qualcosa di me, rimangono più volentieri a bubare da dietro.

Com’è difficile vivere in un quartiere.

Com’è difficile essere di quartiere.

Com’è difficile emergere da un quartiere.

Personalmente, ormai, non mi interessa più dimostrare, ma essere.

La possibilità che mi è stata data è chiara, la vicenda non è più in discussione, adesso ho la possibilità di rappresentare anche quelli che a cui non sto simpatico e quelli che, come me, invece lottano ogni giorno le ingiustizie qualsiasi esse siano.

Ci sono ingiustizie di serie A o di serie B?

Ci sono momenti in cui ho ragione io o hai ragione tu?

C’è il momento della discussione, c’è il momento in cui se non capisci cerchi di capire e se non accetti cerchi di accettare, perché le ragioni non ce le facciamo nell’ignoranza, ma nella conoscenza.  E poi c’è anche il momento di chiedere scusa e ripartire. Che fa sempre bene al cuore e all’anima.

L’ignorante sono sempre io e non lo nascondo mai, perché è impossibile conoscere tutto, e perché ci sarà sempre qualcosa di ignoto da scoprire, per fortuna.

Nell’ignoranza del non sapere, vorrei avere sempre la voglia di chiedere, di cercare risposte, di trovare domande da farmi e da fare,  perché non voglio e non posso pensare che il mondo vada solo e sempre in una direzione e che sia per forza la mia.

Voglio sempre credere che chi prova a cambiare le cose non sia soltanto un esaltato, un furbo, o un profeta in cerca di affermazione personale, ma che sia invece, uno che crede in quello che fa e che davvero vuole provare a dare una risposta e una affermazione a quel luogo da dove arriva, qualunque campo sia il suo, dallo sport al lavoro, dal sociale al politico.

Ne ho visti di ragazzi diventare nel tempo lavoratori infaticabili, insegnanti di pugilato, ristoratori di successo, padri coraggiosi che faticano per la propria famiglia, certo è vero,  qualcuno non ce l’ha fatta e qualcuno anche in futuro forse non ce la farà, ma non per questo dobbiamo dimenticare di portare come esempio del cambiamento chi ce l’ha fatta e chi ce la sta facendo.

Tutti i ragazzi di ieri sera sono l’esempio di un cambiamento, ognuno il proprio, ma ognuno ne è la conferma.

Questa vuol dire dare fiducia e speranza.

Ogni luogo ed ogni persona ha diritto ad essere rappresentata, ogni persona ed ogni luogo dovrebbe avere qualcuno che lo rappresenti al massimo delle possibilità.

Io sto provando a farlo nel mio piccolo e non da solo per fortuna e so già che fondamentale sarà proprio non scordarsi mai da dove provengo.

Lo prometto anche a quelli che non vorrebbero essere rappresentati da me e a quelli che non hanno fiducia in me, sperando di fargliela venire, e dicendogli  che comunque cercherò di lavorare al meglio delle mie possibilità anche per loro.

Perché, al di là di tutto,  “Di belli come noi, la mamma unne fa più”

Un abbraccio ai ragazzi di una vita insieme.