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Con questo scritto voglio mettere nero su bianco certe personali conclusioni a cui sono arrivato nel corso degli anni e che per alcuni saranno sufficienti ad etichettare il sottoscritto come pazzo, ma ad altri saranno, a mio avviso, in grado di cambiare letteralmente la vita.

Il mio intento è di rendere certe informazioni disponibili anche ad un “pubblico” particolarmente giovane, che necessiterebbe altrimenti di anni per entrare fortuitamente in contatto con opere di autori, filosofi, scienziati, ma anche persone comuni che si sono resi conto di certe, strabilianti, cose.

Essendo una persona particolarmente (e forse eccessivamente) riflessiva, mi trovo spesso a vivere problematiche esistenziali che, da songwriter, trascrivo anche nei testi, cimentandomi nella disciplina del rap.

Fatto sta che qualche anno fa, in una canzone, scrissi di “volere il segreto dell’universo“, e lo scrissi con un sentimento tale che nell’arco di pochi mesi, da persone completamente estranee tra di loro, cominciai a ricevere informazioni, spunti di riflessione, nonché libri ed opere di autori, anch’essi indipendenti tra loro, che trattavano gli argomenti più disparati..in cui ho scorto un minimo comune denominatore allucinante.

Immaginate un cerchio, corrispondente all’ambito di ricerca di tale studioso X, che si interseca in una piccola parte con un altro cerchio, corrispondente ad un diverso ambito di ricerca dello studioso Y, e così via per gli studiosi Z, W e K. Ad ogni intersezione, il sottoinsieme che si viene a creare risulta sempre più piccolo e dettagliato, ed è in questo sottoinsieme che mi sono messo a cercare il “segreto dell’universo” di cui parlavo nel mio testo.

Ora esporrò davvero molto sinteticamente i contenuti delle principali opere che mi sono capitate tra le mani, in modo da fornire un quadro generale della situazione. Premetto che può essere che non condivida certi contenuti espressi dagli autori, perché tali informazioni risultano esterne al sottoinsieme che si viene a creare, e quindi il dubbio su di esse resta forte.

Wallace D. Wattles, pensatore appartenente al movimento del New Tought, pubblicò nel 1910 un’opera intitolata “La scienza del diventare ricchi” in cui esprime che “esiste una materia pensante a partire dalla quale tutte le cose vengono create…e che permea, penetra e riempie gli spazi vuoti dell’universo. Un pensiero, in questa sostanza, produce la cosa immaginata dal pensiero stesso. L’uomo può formare le cose nel suo pensiero e, imprimendo il suo pensiero sulla sostanza informe, può determinare la creazione della cosa da lui pensata“.

Questo è, in breve e secondo Wattles, il metodo per il raggiungimento della ricchezza materiale, su cui l’opera è basata, come si capisce dal titolo. Questa materia pensante che riempie gli spazi vuoti dell’universo è a mio avviso quello che grandissimi scienziati, filosofi ecc. di tutti i tempi (da Platone a Newton) hanno definito come Etere.

La critica che, come molti di voi, potrebbero muovere a Wattles è che la felicità non è proporzionale ai possedimenti (tenendo anche conto della futura svalutazione monetaria), e che la sua scoperta, già nota alle più disparate culture antiche, è applicabile alla realtà in toto, non solo all’aspetto monetario.

Spostandoci ora in campo scientifico prendiamo in esempio certe teorie legate alla fisica quantistica, supportate da ricercatori premi nobel come Niels Bohr,e Werner Heisenberg e, in determinate varianti da Hugh Everett III (fisico dell’università di Princeton) e Roger Penrose (matematico dell’università di Oxford). Secondo questi studiosi viviamo in un universo probabilistico, in cui la realtà che si manifesta è il risultato di un collasso da infinite probabilità in una soltanto, che si manifesta in un solo istante (il presente) in un solo luogo.

Scienziati del calibro di David Bohm, dopo una vita di ricerche in quest’ambito, arrivano a descriverci la realtà come virtuale, che esiste in relazione a noi soltanto. Un universo olografico in cui noi svolgiamo la parte sia di attori, che di registi.

E’ lo stesso universo che il fisico John Wheeler, collega di Einstein, descrive come partecipativo in cui ” non potremmo neanche immaginare non contenesse degli osservatori, perché i mattoni stessi dell’universo sono questi atti di osservazione partecipata“.

E’ opportuno, a supporto della tesi scientifica riguardo queste affermazioni, riportare il celebre esperimento della doppia fenditura effettuato nel 1909 dal fisico britannico Geoffrey Ingram Taylor.

L’esperimento consiste nello sparare un elettrone incontro ad una lastra con una (caso A) o due (caso B) fessure. L’elettrone passerà attraverso tali fessure ed andrà ad imprimersi su un’ulteriore lastra posta dietro quella “bucata”. Nel caso A, l’elettrone si comporta esattamente secondo le aspettative, da particella qual’è, lasciando impresso sulla lastra finale l’immagine di se come particella. Nel caso B però accade categoricamente un evento ritenuto impossibile: la particella passa simultaneamente in entrambe le fessure, imprimendo sulla lastra finale l’immagine che solo un’onda è in grado di produrre. Per fare questo, il ricercatore Gregg Braden sostiene che ” l’elettrone deve in qualche modo percepire l’esistenza della seconda apertura che si è resa “disponibile”, ma poiché si presume che l’elettrone non sia in grado di “sapere” nulla, la sola altra fonte di quella consapevolezza è la persona che osserva l’esperimento.

La conclusione a cui si giunge è che la conoscenza che l’elettrone ha due possibili strade da percorrere è nella mente dell’osservatore, e che è proprio la coscienza di chi osserva a determinare come viaggia l’elettrone.

A testimonianza invece del fatto che esistiamo in un solo istante, in un unico luogo, è d’obbligo citare un altro celebre esperimento svoltosi nel 1997 all’università di Ginevra.

L’esperimento consiste nel suddividere un fotone in due metà per poi separarle in direzioni opposte fino ad una distanza di 22 km. A tale distanza anche il percorso si divide, dando quindi a ognuno dei due fotoni una scelta su quale strada percorrere. Il risultato dell’esperimento è incredibile: per qualunque scelta opti un semifotone, anche l’altro intraprende la stessa “decisione”, nello stesso istante. Essi si comportano effettivamente come se comunicassero, come se non fossero mai stati divisi, dimostrando inequivocabilmente che nonostante la distanza esiste un collegamento tra tutte le parti della materia.

In più per poter comunicare tra loro, viaggiando loro stessi alla velocità della luce, la trasmissione deve avvenire ad una velocità maggiore di quella della luce, cosa che la legge di Einstein ritiene impossibile.

Questa situazione continua a fare scervellare scienziati in ogni dove, che l’hanno etichettata tra le bizzarrie quantistiche, poiché è opinione comune che l’informazione della scelta intrapresa da un semifotone non possa viaggiare più velocemente della luce.

Un altro esperimento fondamentale è quello svolto nel 1982 dal fisico francese Alain Aspect.

Se prendiamo due fotoni e li facciamo cozzare uno contro l’altro, essi prenderanno a muoversi in due direzioni diverse alla velocità della luce. Ora, se modifico (grazie a un filtro) la polarità di uno dei due fotoni, l’altro, istantaneamente, inverte la propria polarità. È come se il secondo fotone sapesse che l’altro ha cambiato carica. Ma come è possibile?

Ho trovato una risposta soddisfacente in un altro autore, che si occupa di tutt’altro argomento.

E’ evidente che il sottoinsieme di cui parlavo sopra si fa sempre più dettagliato.

Corrado Malanga, docente di chimica all’università di Pisa, e noto ufologo, sostiene che nel momento in cui il fotone UNO inverte la polarità, il fotone DUE risulta essere sempre stato della polarità inversa all’elettrone uno. In altri termini, se l’elettrone positivo diventa negativo, esso è in realtà sempre stato negativo. Il passato ed il futuro vengono quindi modificati in relazione al presente e la linea temporale risulta quindi essere dinamica e non statica. Per questo Wattles sostiene che per arricchirsi e plasmare la realtà a proprio piacimento, occorre agire nel presente e non impantanarsi in ragionamenti sul futuro, poiché esso esiste soltanto in relazione al presente.

Il contributo di Corrado Malanga non si ferma qui. Egli ha cominciato a trattare fenomeni di Abduction (rapimenti alieni) con tecniche di ipnosi e programmazione neurolinguistica, ottenendo risultati formidabili. Si è reso conto che il problema alieno non era altro che la punta dell’iceberg di una situazione ben più inconcepibile.

Molto sinteticamente: mettendo in ipnosi l’addotto, si è trovato a interloquire con l’inconscio e la parte animica della persona in questione. Si è reso conto che tale parte animica (che corrisponde alla parte femminile del se, quella sentimentale e non logica) è in grado di plasmare la realtà in ogni sua forma, eliminando il problema alieno alla radice. La stessa è in grado di guarire da malattie e di compiere qualsivoglia miracolo (vedi Lourdes, Medjugorje). Anche questo ricercatore sostiene quindi che la coscienza è in grado di plasmare a piacimento l’universo.

Lo scrittore novecentesco Neville Goddard, nel suo libro “Il potere della consapevolezza” afferma lo stesso funzionamento, essendo stato in grado di guarire un giovane con una cardiopatia terminale, semplicemente invitandolo a vivere il sentimento dell’essere già guarito.

Malanga fa un ulteriore passo avanti nella sua ricerca: sostiene che la realtà che prende forma intorno a noi, scaturisce proprio da un bisogno della nostra coscienza di vivere tali determinate situazioni in modo che tramite il singolo individuo vengano sperimentate tutte le esperienze possibili e vada ad accrescersi quella sorta di database di esperienze che la coscienza collettiva deve vivere per prendere atto della sua stessa esistenza. In altre parole è come se tutti fossimo parte di un unica grande coscienza che però è scissa nei singoli individui perché ognuno possa sperimentare un determinato percorso situazionale e alla fine riporre in questa sorta di Akasha, l’esperienza che lui soltanto ha vissuto.

L’autore che a mio avviso è quello le cui ricerche hanno maggiore spazio all’interno del sottoinsieme che stiamo delineando è William Walker Atkinson. Nel 1935 ha pubblicato un’opera dalle potenzialità, a mio modo di vedere, illimitate, nota come “L’energia mentale, il segreto della magia“.

Senza limitazioni egli sosteneva che la realtà che ci si manifesta è relativa a ciò che noi siamo proprio come se noi fossimo calamite di eventi e situazioni che ci rispecchiano. In quest’ottica la somma dei “campi magnetici” di ognuno dà luogo alla realtà virtuale comune.

Atkinson spiega persino il funzionamento di questo procedimento, che da inconscio può divenire conscio, spalancando ad ognuno le porte dell’improbabile. Badate bene alle righe successive, perché certamente nelle vostre vite vi sarete resi conto di questo funzionamento, e non è cosa da tutti i giorni trovarselo scritto nero su bianco.

Sostanzialmente non sono i pensieri a plasmare la realtà, bensì i sentimenti, congiunti alla convinzione che quello che si desidera così ardentemente si sta già realizzando. Occorre inoltre mobilitarsi per la realizzazione di quanto desiderato ed esercitarsi a vivere lo stato d’animo di chi ha già ottenuto quanto richiesto.

In altre parole, se una persona desidera ardentemente fare l’attore, è ben conscia del fatto che diventerà attore tanto da vivere già il sentimento dell’essersi realizzato in quell’ambito, ebbene quella persona vedrà materializzarsi le sue aspettative senza margine d’errore.

Nel fare questo, come sostiene anche Wallace D. Wattles, è opportuno crearsi delle immagini mentali dettagliate di sè da attore realizzato.

Ovviamente questo procedimento ha luogo anche se alla base vi sono sentimenti negativi come la paura. L’esempio più diretto è il seguente: se tu lettore hai una costante e profonda paura di essere rapinato, è quasi matematico che prima o poi ti troverai esattamente in quella situazione, pur vivendo nella città più controllata al mondo. Al contrario, se questa paura non prende spazio in te, potrai attraversare i quartieri più malfamati, e niente accadrà al tuo portafogli.

A questo punto apro una parentesi “sociale” su un argomento che vale la pena di affrontare.

Dopo anni di lotta ed informazione a scapito del Nuovo Ordine Mondiale, invito (consci di quanto detto sopra) a cambiare modo di approcciarsi a quest’infame realtà.

E’ controproducente piangersi addosso ed essere consapevoli dei piani delle elite mondiali perchè questo stato d’animo collettivo non fa altro che rafforzare la loro influenza sul globo. Sicuramente questo è il motivo per cui ad oggi l’esistenza dei cosiddetti “Illuminati” viene a tal punto promulgata.

L’atteggiamento costruttivo è, a mio avviso, quello dell’essere ben consci che nei secoli, comunque finiscano le cose, questi individui bramosi di potere hanno già effettivamente perso, perchè il pianeta ristabilirà il proprio equilibrio con o senza il genere umano.

Tornando al discorso di base, è da sottolineare che per gestire la propria esistenza in base a queste “regole” occorre avere una notevole capacità di insight (guardarsi dentro), per capire cosa realmente si desidera nell’inconscio.

A tal proposito consiglio caldamente le letture del grande ricercatore spirituale Jiddu Krishnamurti, le cui opere contengono ottime e condivisibili linee guida per una percezione consapevole di tutto ciò che esiste.

E’ doveroso, nell’ambito di questa ricerca, riportare anche spezzoni di libri antichi e sacri, che , pur non essendo io religioso nel senso comune del termine, portano sicuramente con se grandi (e talvolta plasmate) verità.

Troviamo scritto nella bibbia ” tutte le cose che chiederete apertamente, direttamente (…) nel Mio nome, vi saranno date. Fino ad oggi non avete fatto questo (…) Chiedete senza secondi fini e siate circondati dalla vostra risposta. Siate avvolti da ciò che desiderate perché la vostra gioia sia piena“.

Riporto inoltre uno spezzone di discorso tenuto nel 1944 a Firenze da Max Planck, ritenuto il padre della fisica quantistica: “Avendo dedicato tutta la mia vita alla scienza più lucida, lo studio della materia, posso affermare questo sui risultati della mia ricerca sull’atomo: la materia in quanto tale non esiste! Tutta la materia trae origine d esiste solo in virtù di una forza che fa vibrare le particelle atomiche e tiene insieme quel minuscolo sistema solare che è l’atomo (…). Dobbiamo presumere che dietro questa forza esista una mente cosciente e intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia.”

Chiudo con una frase del sottoscritto e presente nell’introduzione di “Babylon State of Mind”, album del mio gruppo in uscita a breve, e che forse dopo tutto questo scrivere risulterà più chiara, frase che per certi versi potrebbe avere anche qualche affinità con i principi del buddismo, dove si dice che quando inizi a cambiare il tuo modo di pensare, inizia anche a cambiare tutto..

Se Babilonia ha inizio nella mente di chi ci vive, lì risiede anche il cambiamento…Babylon State Of Mind”.

Mo’ tocca a tutti noi!