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Brutto Ceffo (Parte 1) il mixtape di una vita



Brutti-Ceffi

Solitamente i dj non hanno l’attenzione che meriterebbero, i produttori ancora meno.

Se guardiamo al panorama dell’elettronica, il dj e il producer sono racchiusi nello stesso personaggio e sul palco è l’unico che spicca, che viene osannato come un re che si mostra ai suoi sudditi.

Nel rap il dj sta dietro. Chi trascina, chi si espone, chi guarda negli occhi la ragazzina in prima fila è lo stesso che ha in mano il microfono.

Come il fumo che stagna nei locali quando è tardi, l’opinione delle persone il più delle volte si concentra sul fatto che nonostante la figura del dj somigli tantissimo ad un umano, probabilmente la sua capacità di comunicazione si limita ad un abile back spin (nei casi più drammatici, solo ad un’espressione dei propri piatti): una sorta di amplificatore per il turntable.

Ma quando ti soffermi su lavori come “Brutti Ceffi Mixtape” e assimili tutte e 31 le tracce, ti rendi conto che oltre ad essere un lavoro ben strutturato, comprendere quattro produzioni di quel dj che si scopre lentamente un valido produttore e raccontare una storia, forse quel personaggio autore di quel mixtape ha anche modo di esprimersi senza l’ausilio di puntine e casse.
Voce a dj Ceffo.

Qual è stato il passaggio chiave che ti ha portato a decidere di fare un mixtape?

«Fondamentalmente dopo lo scioglimento dei BrokenSpeakers, ognuno di noi si è concentrato sul proprio lavoro. Il primo lavoro di un dj è un mixtape. Io ovviamente da dj passo le serate, tipo pazzo, a fare basi, a buttarne trentamila o a tirarne fuori qualcuna per provare a fare un lavoro prodotto da me dall’inizio alla fine, non solo quattro tracce. Il punto è che io sono afflitto da un’insicurezza musicale: non sono mai convinto di quello che sto a fa. Ultimamente per capire se faccio qualcosa che mi piace o no, sulle strumentali prendo le a cappella americane e ce le metto sopra: se girano ok, se no fiondare. Il primo step che mi ha portato a creare il mixtape è stato che dovevo fare una cosa solo mia. Il secondo step è il disco, con i tempi di uno che si è rimesso a studiare a 26 anni e ha ricominciato a fare musica.»

Nel mixtape ci sono 4 tracce prodotte da te.
Qual è l’elemento che porta un dj a produrre?

«Non “cos’è che porta un dj a produrre”, è “cos’è che porta me a produrre”: io è da quando sono ragazzino che ho uno strumento in mano (una chitarra, un basso, la batteria che è stato il mio primo strumento regalato). Io ho la musica. Il mio regalo dei 18 anni è stato l’MPC 2000 (da parte di mia madre e mio padre). Ho iniziato con quello a prendere atto di cos’era la produzione fatta in questa maniera. Quando avevo 13 anni, sono finito al liceo e ho iniziato a sentire i Sangue Misto. Misi un annuncio su “AL” con scritto: “cercasi batterista, tastierista, ecc. per fare un gruppo rap” ed ignoravo totalmente da dove provenisse il rap. Da lì, sono andato dal Supremo una volta a Villa Ada e gli ho chiesto: “Oh ma come si fanno le basi rap?” E lui mi rispose: “Eh, ci vuole il campionatore” “E che è il campionatore? E come si chiama?” “MPC2000”. Poi ho cominciato a documentarmi (non c’era internet) iniziando a chiedere a destra e a sinistra e dopo quattro, cinque anni, quindi a 18 anni ho detto: “Voglio l’MPC”. L’alienazione per produrre (grazie a Ford, Sine e altri) è cominciata 2 anni dopo aver ricevuto il campionatore, non passati 6 mesi. Le prime cose fanno tutte schifo e solo ora sto cominciando a macinare qualcosa. Quindi la mia esigenza da dj a produrre è che io volevo fare musica.»

Quali sono state le caratteristiche che ti hanno aiutato a decidere gli MCs da includere nel mixtape?

«Il mixtape è nato in un periodo della mia vita in cui stavo proprio a pezzi: non credevo in me stesso. Passavo pomeriggi interi a casa di Massimo (Masito ndr) ed è stato lui a spingermi a compiere questo progetto. Ovviamente i primi che sono stati messi in mezzo erano quelli del mio gruppo, ovvero gli amici e le persone che avevo più accanto. Fondamentalmente è stata solo una scelta basata sull’amicizia; infatti se hai notato, sono tutti personaggi romani tranne E-Green, che stava sempre con Raffaele (Lucci ndr), che comunque è un tajo de persona.»

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