E’ difficile giudicare in maniera gerarchica le migliori sigle di tutti i tempi, visto che alcune hanno proprio lasciato un segno nella storia, nonostante fossero semplicemente orecchiabili, mentre altre, magari costruite grazie al contributo di un orchestra sinfonica, sono rimaste nascoste. Come si fa a giudicare un sigla tv? E’ come classificare le migliori serie tv di sempre, senza nessun criterio? E’ impossibile. Bisogna dare più importanza alla musica oppure alle sensazioni che socialmente ed emotivamente hanno provocato? Per una classifica così breve ho deciso di adottare un metodo: Analizzare come la sigla racconta la serie, mettendo per un attimo da parte il significato sociale e qualitativo che ha prodotto.
Molte sono le sigle che non ho citato, nonostante meritassero ampiamente il loro posto in una classifica, ma ci sarà modo per lodarle in altre occasioni…
Vediamo se vi piace:
10) Carnivale
Il magico circo vagante degli anni ’30, viene raccontato solo in parte dalla sigla; l’armonia e le carte ricordano certamente l’atmosfera gitana che è rappresentata nelle puntate, ma le immagini mettono in luce gli elementi che delineano il contesto storico e sociale in cui questi nomadi furbacchioni si muovono. Un periodo a cavallo delle due grandi guerre, costellato di violenza e povertà, un periodo in cui la magia si mischiava alla percezione religiosa e dove l’ignoranza galleggiava pericolosamente nella quotidianità.
9) The Big Bang Theory
La comedy che vanta nell’ultima stagione lo stipendio più alto di sempre per una serie tv per i tre attori protagonisti, ha lasciato il segno nella televisione moderna; ha rappresentato come la scienza più complessa possa venire fuori da menti metodicamente fantasiose…oltre che da un gruppo di sfigati di alto livello. La sigla espone la storia del mondo praticamente dal Big Bang ai nostri giorni, con una timeline in basso che velocissimamente accompagna le immagini che raffigurano lo scorrere gli anni. Una trovata geniale e perfettamente legata agli eventi che coinvolgono i personaggi.
8) True Blood
Il profondo sud degli Stati Uniti è lo scenario per questa sanguinolenta serie tv. La sigla riporta lo spettatore in quelle paludi: una voce profonda accompagnata da una chitarra indemoniata scandisce le immagini dove una Louisiana sporca e bigotta mette in luce tutto il peggio che ha da offrire. La morte e il sangue, che insieme agli atti romantici e di sesso caratterizzano la serie, sono tutti elementi contenuti in questo minuto e mezzo costruito per essere visto ogni volta prima di cominciare una puntata.
7) Twin Peaks
Anche qui lo scenario è fondamentale: una fredda cittadina al confine con il Canada dove l’apparente serenità viene sconvolta da avvenimenti fuori dal comune e oltre l’immaginazione degli abitanti. Angelo Badalamenti ha evidentemente scritto una musica che in maniera malinconica descrive il destino dei personaggi e che al contempo angoscia gli spettatori che si apprestano ad assistere a una serie di eventi difficilmente comprensibili.
6) American Horror Story
Ogni stagione ha la sua sigla, ma il risultato non cambia: il chiaro intento di scuotere l’animo degli spettatori ancor prima di vedere la serie è evidente. Le immagini montate in sequenza veloce raffigurano il terrore in tutte le sue forme e preparano gli ospiti di quegli scenari a ciò che andranno a vedere. Le produzioni horror più consuete sono tutte contenute in questa serie e la sigla offre intensi e veloci scorci di tutto ciò che può intimorire.
5) Il Principe di Bel Air
Il brano cantato interamente da Will Smith è la prima sigla rappata della storia e racconta come quel deviato ragazzo di colore che viveva nel quartiere arriva in una delle zone più lussuose della costa occidentale. Questa sigla mette in scena l’atteggiamento, il modo comune e ironico di affrontare un cambiamento di vita così drastico e allo stesso tempo piacevole, come passare dalla vita di strada ad una “spremuta d’arancia in bicchieri di cristallo”, in fondo “poi tanto male non è”.
4) Mad Man
L’animazione che anticipa le puntate di questa pluripremiata serie racconta in 36 secondi la possibile caduta che un’uomo d’affari degli anni ’60 può subire, travolto dalle sue creazioni creative. Tutto crolla attorno a lui, anche lui stesso che, circondato da una città fatta di grattacieli costruiti dalle immagini, tocca il fondo. La musica inquietante accompagna questa caduta sino alla destinazione finale, senza esplodere. La sigla di Mad Man mantiene la classe e il carisma del protagonista.
3) Walking Dead
Anche in questo caso ogni stagione ha la propria sigla, e guarda caso il produttore è lo stesso di American Horror Story, Kyle Cooper. L’intento è lo stesso e ugualmente efficace, ma in questa serie, il risultato è ancora migliore, perché si tratta di una serie che tratta di zombie e nella sigla ci sono soltanto lievi accenni di morti che camminano. Cooper è riuscito a mettere in scena le anguste ambientazioni in cui è stata girata la serie, trasportando gli spettatori nell’atmosfera postapocalittica che la caratterizza, riuscendo, tuttavia, a tenere lo spettatore incollato alla tv, immobilizzato al solo pensiero di vivere in quel mondo.
2) Games Of Throne
Questa è una delle poche sigle che viene compresa soltanto dopo aver visto almeno qualche puntata della serie. Anche in questo caso la protagonista è l’ambientazione, espressa come una mappa tridimensionale e mutante. Ogni puntata fornisce elementi in più per conoscere meglio quella mappa e ogni stagione offre nuovi scenari e nuovi luoghi da inserire. La sigla di questa fanta-story seriale di successo si muove con i suoi avvenimenti e risulta interessante tanto quanto gli eventi raccontati.
1) Dexter
Un montaggio che mostra la mattinata tipo del serial Killer che lavora in Polizia, ma che richiama in ogni momento il tema centrale della serie: il sangue! Tutti i modi per uccidere un uomo sono inclusi in questi due minuti, come se la quotidianità di Dexter fosse spontaneamente mescolata alla sua indole e come se ogni suo pensiero vada sempre verso la morte e l’assassinio. La musica non è da sottovalutare, anzi è quella che trasporta il telespettatore nella calda Miami, una città in cui l’eccesso può essere tanto divertente quanto tragico. Il brano scritto da Rolfe Kent, entra in testa e non se ne va più, così come le immagini apparentemente consuete e malate di questa strepitosa sigla.