La notizia ha fatto il giro del mondo.
Matt Taylor, il fisico dell’agenzia spaziale europea (Esa) che nei giorni scorsi aveva raccontato davanti alle Tv di mezzo mondo le prodezze del robot atterrato sulla superficie di una cometa e che era stato accusato di misoginia dal The Guardian a causa della camicia indossata durante la presentazione, chiede scusa per la sua “mise” giudicata sessista, si dichiara “molto dispiaciuto” e scoppia persino in lacrime di fronte alle telecamere.
La domanda a questo punto sorge spontanea. Era davvero necessario?
La reazione di certi bacchettoni di fronte a questo abbigliamento, per quanto cafone, mi sembra oltremodo ridicola.
Lo scienziato Matt Taylor forse ha bisogno di un consulente per la sua immagine, come del resto molte persone che badano più alla sostanza che alla forma, ma secondo voi è giusto che, dopo una vita dedicata allo studio condita da notti insonni e sacrifici, venga ricordato come “quello della camicia sessista”?
Il dubbio che il povero Matt sia stato costretto ad andare di fronte alle telecamere per accontentare un pubblico eccessivamente femminista, mi assale da questa mattina.
Forse ha regione Massimo Gramellini su La Stampa quando dice che “a furia di stare attenti a non urtare la minima suscettibilità e di montare la guardia contro ogni presunta discriminazione ci siamo ridotti a custodi di un formalismo sterile, che non sa più distinguere gli oltraggi dai cazzeggi”.
Quindi… Buon ascolto.
E viva il cazzeggio!!
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fonte immagine in preview: westernmorningnews