Nulla è cambiato. Dal 2008 ad oggi. Con o senza Obama l’America non ha mutato pelle. Quello che abbiamo visto l’estate scorsa e che vediamo da ieri sono persone arrabbiate, che danno fuoco e tirano macigni nelle strade di Ferguson, ma anche a New York. La ragione? Come scrive il giornalista Martino Mazzonis, dal 2010 a oggi un Gran Jury ha negato il rinvio a giudizio in 11 casi su 162mila. Uno degli undici casi è quello di Darren Wilson, il poliziotto che ha sparato al disarmato Michael Brown. Ma c’è anche il caso del professor Gates, accademico arrestato a Cambridge, Massachussets, mentre cercava semplicemente di aprire la porta della sua villa, rimasta bloccata. Certo, un nero di notte non potrebbe mai entrare in una casa di lusso, vero? Dev’essere per forza un ladro, si sarà pensato.
Le statistiche sulla popolazione afroamericana ci dicono che i neri sono più disoccupati, muoiono prima dei bianchi, spesso freddati o assassinati, finiscono in prigione e ci restano per più tempo. Il caso di Darren Wilson o quello di George Zimmerman, che ha ammazzato Trayvon Martin, ci suggeriscono una triste lezione: se un bianco uccide un nero, il giudizio sarà scrupoloso e ci vorranno mesi per decidere. In caso contrario – un nero spara a un bianco – il nero finirà in gattabuia senza pensarci troppo.
Tragedie come quelle di Ferguson ci parlano di discriminazione penale, civile, istituzionale. Ecco perché oggi siamo tutti con Michael Brown