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St. Vincent, parabola moderna: Bill Murray il genio-veterano



St.Vincent può essere definito a ragione come una “parabola moderna”. Il film, uscito nelle sale americane il 10 ottobre 2014, è stato presentato al 2014 Toronto International Film Festival con successo, e sicuramente costituisce una delle performance migliori di Bill Murray, l’attore che avete amato quando eravate piccoli, nei Ghostbusters, quando stavate diventando grandi, in Lost in Translation, e che avete ritrovato, da adulti, in tanti dei vostri film preferiti di Wes Anderson, per non citare tante e tante altre pellicole ancora.

bill murray

Stavolta Bill è Vincent MacKenna, un ubriacone e scommettitore di corse di cavalli, insomma, uno di quelli a cui non concedereste alcun tipo di redenzione. A redimerlo invece, il rapporto con Oliver, il bambino figlio della vicina appena trasferitasi alla porta accanto, con tanto di matrimonio fallito alle spalle ed un lavoro a tempo pieno. Vincent instaura con Oliver un rapporto “quasi” paterno (visto che gli insegna molte cose che un padre non si sognerebbe nemmeno di insegnare ad un bambino, ma non solo), in assenza della madre occupata in ospedale. Oliver, interpretato da Jaeden Lieberher, è l’altro fenomeno di questa storia scritta e diretta da Theodore Melfi, in quanto rappresenta un vero e proprio talento in erba.

La sua recitazione si armonizza alla perfezione con lo stile istrionico di Murray, che al Letterman Show ha parlato così di Jaeden:” E’ difficile avere un ragazzino che sia un ragazzino ed anche un attore, e che inoltre TI PIACCIA anche!” (di seguito, per chi volesse approfondire, l’intervista integrale di Bill al Letterman Show):

Perchè una parabola moderna dunque? Perchè Vincent non è soltanto il vecchio scostante che in superficie tutti conoscono. Oliver riesce a scovare nel suo passato (per una ricerca scolastica), tutto il bene che Vincent ha saputo fare nella propria vita. E sarà proprio Oliver a consacrare lo spirito nobile di un uomo pieno di ferite di guerra inflitte dalla vita. Murray con questa interpretazione si spera che vada finalmente a vincere anche un Oscar, anche se al magazine “Variety” ha confessato di non aspirare a quello (“Se desideri un award terribilmente, è come un virus, una malattia”, malattia che lo aveva contagiato nel caso della nomination per “Lost in Translation” come migliore attore).

Eppure, nonostante le sue aspettative, una vasta schiera di pubblico auspica una qualche vittoria per questo meraviglioso sessantacinquenne che ancora una volta ha dato concreta prova della propria abilità attoriale, combinata alla sua estrema e affascinante umanità. Umanità che viene dispiegata fino all’ossimoro nel ruolo di Vincent (esilarante è pure il rapporto con la “Signora della notte” Daka, una stripper di origini est-europee che aspetta un bambino, interpretata con simpatia dalla splendida Naomi Watts), tanto che il film assume a tratti toni tragi-comici in molte sue parti.

Ad inizio Ottobre aveva cominciato a circolare on line il video che portete vedere sopra. Si tratta di una versione tutta particolare di “Shelter from the storm”, il classico di Bob Dylan, canticchiata a mezza voce dallo stesso Bill, con lo charme e l’attitudine sciatta del suo personaggio Vincent. Questa e tante altre sono le scene che vi strapperanno una lacrima durante la visione del piccolo capolavoro di Melfi destinato a stamparsi nella memoria e nei cuori di tanti.

Una curiosità: il film è stato girato a Brooklyn, e numerose scene in particolare hanno avuto sede nella località di Coney Island (visibili in alcuni shots i lavori dell’artista residente del Museo dei Freaks di Coney, Marie Roberts, e alcune delle attrazioni classiche del luogo, celebre in quanto storico parco dei divertimenti).