Scopri l'universo
espanso di Gold
Gold enterprise
Goldworld Logo
NUDI E SENZA CACCHIO
STORIES

Assalto a Charlie Hebdo: la satira e il fanatismo



-

Un assalto di cinque, tesissimi minuti: 12 vittime, 20 feriti, di cui 5 gravi. E’ questo il bilancio dell’attacco messo a segno da due uomini contro la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. I disegnatori Cabu, Charb e Wolinski sono morti nell’attentato contro la redazione Charlie Hebdo. Il disegnatore Tignous è stato ferito e lotta tra la vita e la morte. Stephan Charbonnier detto Charb era anche il direttore della rivista.

image-796194-galleryV9-gcwn

Uomini incappucciati e armati hanno fatto irruzione nella sede del giornale aprendo il fuoco con dei kalashnikov. E’ l’attacco più grave della storia del periodico, più volte finito sotto tiro per i contenuti pubblicati e considerati politicamente scorretti.

Da Repubblica:

I precedenti. Non è la prima volta che il settimanale satirico viene attaccato.

Ridere

2006, Minacce. In copertina Charlie pubblica una caricatura di Maometto con un turbante a forma di bomba in testa e la vignetta che recita: “È dura essere amati da dei coglioni…”. Varie realtà, tra cui la Gran Moschea di Parigi denunciano alla magistratura il giornale. Ma soprattutto in redazione arrivano varie, gravi minacce. La polizia inizia a proteggere la sede del giornale e alcuni giornalisti.
2011, attacco con bombe incendiarie. La notte del 2 novembre la sede di Charlie Hebdo va a fuoco dopo essere stata fatta bersaglio del lancio di bombe molotov. L’incendio finisce per devastare i locali del giornale, ma non vi sono feriti. L’attacco dopo la pubblicazione di un numero speciale del giornale dopo le elezioni degli islamisti in Tunisia. Ribattezzato per l’occasione Sharia Hebdo, il settimanale risultava firmato come direttore dal profeta Maometto.
2011, pirataggio del sito Web. Sempre nel novembre 2011 il sito del settimanale è vittima di due attacchi hacker. Al posto dell’Home Page apparivano una foto della Mecca e dei versi del Corano. L’attacco veniva rivendicato da un gruppo di pirati informatici turchi, l’Akincilar,.