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Cinema

Bizzarro Italiano, l’antologia di corti “indie” anni ’90



Tra la fine degli anni ’80 e i primissimi anni ’90 ero adolescente in una sonnacchiosa cittadina di provincia come Ascoli Piceno. Con i miei amici condividevo la passione per la musica rap (che poi, di lì a qualche mese, avrebbe prodotto la formazione del gruppo Menti Criminali) e il cinema horror. Ma erano lontanissimi i tempi di internet e dei cellulari quindi, quindi se si voleva galleggiare e rendere possibile il reperimento di materiali che potessero alimentare le nostre passioni era quella di rivolgersi ai giornalai che vendevano riviste specializzate, musicali e cinematografiche. Da lì si potevano carpire annunci di lettori che lasciavano il proprio numero di telefono o indirizzo postale per entrare in contatto con altri appassionati sparsi per l’Italia. Ed è così che ho iniziato a scambiare film altrimenti irreperibili sul mercato italiano, come le follie di Herschell Gordon Lewis, Russ Meyer, John Waters, Jim Muro, titoli come The brain that wouldn’t die oppure The incredibile strange creatures, e così via. Nelle VHS, in coda a questi film si potevano inserire, nel nastro avanzato, i corti che ognuno di noi realizzava, in maniera più o meno amatoriale. Le tecnologie erano primitive, i mezzi ridottissimi, ma le idee, seppur ingenue (neanche poi così tanto) non mancavano. Ciò che ne scaturiva erano filmati senza tetto né legge, oscuri, demenziali, splatter, ai confini di ogni genere cinematografico, rozzi ma divertenti.

Rimettendo ordine in alcuni cassetti (fisici e mentali) riflettevo sul fatto che non è mai esistita un’antologia che raccogliesse i lavori di quegli anni, condannando molte produzioni indipendenti di allora al sicuro oblio. Comporre un’antologia come Bizzarro Italiano, che in breve si può definire la prima antologia di corti underground anni 80-90, è sì un’operazione di recupero, ma anche una sorta di provocazione contro i tempi che stiamo vivendo, fatti di registi sì ricchi di tecnologie e mezzi, ma spesso scarsi di idee…riproporre quei corti così sgangherati e imperfetti è quasi un gesto punk-anarchico contro i prodotti patinati di oggi.

BIZZARRO_ITALIANO_FRONT

Gli appassionati del cinema di genere degli anni ’90 comunicavano tra loro con lettere manoscritte, si scambiavano misteriose vhs per riuscire a vedere i film che agognavano, si incontravano ai festival e nei negozi specializzati (quei pochi che esistevano). Era faticoso, ma era anche stimolante. Oggi, seppur le persone hanno sempre più social network a disposizione, risulta quasi incomprensibile perché si frequentino sempre meno i festival e sempre meno gli appassionati si incontrano di persona.

I corti inseriti qui sono stati reperiti sia tra i registi con i quali avevo avuto contatti durante quel periodo, sia con persone che ho conosciuto negli anni seguenti (Giovanni Polesello, Max Della Mora, Latino Pellegrini, Stefano Barbieri, Nicola Lombardi, Maurizio Quarta). Non tutti hanno conservato i master originali e la qualità dei repertori rinvenuti non sempre è ottimale, ma io ho insistito affinché si proponessero i corti così come la fonte originale ce li offriva, senza applicare interventi di color correction o di altra natura di post-produzione. Non sarebbe stato coerente con la natura dell’operazione.

Ecco, Bizzarro italiano vuole far riaffiorare anche il vago e lontano sentore degli anni pionieristici che alcuni di noi hanno vissuto, fatti di corti assurdi, fanzine fotocopiate, vhs duplicate decine di volte.

Pochissimi mezzi a disposizione, budget pressoché inesistenti, ma i film (ri)proposti oggi urlano originali idee e sorprendenti trovate di sapore profondamente analogico che è raro trovare nelle produzioni, seppure tecnicamente perfette, dei recenti giovani filmmaker.

Il tutto in nome della “bassa qualità” e del Low-Fi.