Un compianto zio, che frequentava la mia famiglia fino a qualche anno fa, in alcune circostanze amava ripetere un proverbio: “Quando il piccolo parla, il grande ha già cantato”.
Quante volte vi sarà capitato in famiglia, che ne so, durante un pranzo di Natale o durante un compleanno, di trovarvi in situazioni in cui un nipotino, tanto per fare un esempio, proferisce parole che alle orecchie degli adulti posso risultare imbarazzanti? Figuriamoci! Spesso succede anche fra “grandi”.
Cosa succede il più delle volte in questi casi?
Nulla, spesso il bimbo se la cava con una bella sgridata o al massimo con uno sculaccione.
Dopo la dovuta premessa, il fatto: un bimbo di otto anni (8), invitato dalla maestra a pronunciare l’ormai famosa frase “Je suis Charlie” si sarebbe rifiutato dichiarando di sentirsi dalla parte dei terroristi.
Apriti cielo! La psicosi innescata dalla strage parigina fa sì che il bimbo venga portato nella più vicina caserma della polizia per essere interrogato con l’accusa di apologia di terrorismo.
I genitori di Ahmed, questo il nome del piccolo, cercano fin da subito di far capire al loro figlioletto la gravità delle sue parole. Anche perché in questi casi la responsabilità ricade su di loro, dato che il bimbo è minorenne.
Ma non c’è nulla da fare, il direttore della scuola tira dritto e la querela per apologia di reato contro Ahmed parte lo stesso.
Il proverbio con cui ho iniziato questo articolo naturalmente era una provocazione. Anche perché, fino a prova contraria, soltanto le indagini della polizia potranno accertare o meno la buona fede dei genitori del bambino.
Magari oggi giorno il “grande” di cui parlo nel proverbio che amava tanto mio zio non è più un genitore o un fratello maggiore… Magari il “grande” adesso è internet.
Inoltre, c’era davvero bisogno di scatenare tutto questo polverone?
D’ora in avanti con quali occhi sarà visto Ahmed dai suoi compagni di classe?
Infine, il direttore della scuola francese non poteva convocare i genitori di Ahmed per avvertirli di quanto accaduto senza far diventare il fatto di dominio pubblico?
Una cosa è certa, la Francia è ancora inevitabilmente scossa da quanto accaduto in quel tragico giorno. La ferita che si aperta nel cuore di un paese che aveva fatto del multiculturalismo la sua bandiera, difficilmente si rimarginerà in poco tempo.
E allora la risposta all’ultima domanda diventa tremendamente ovvia: no, il direttore della scuola non poteva procedere diversamente.
Buon ascolto
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