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Messageri della Dopa il vagone va in pensione



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È un dato di fatto, da sempre non corre buon sangue fra Trenitalia ed il mondo dell’Aerosol Art. È una guerra che va avanti da tempo immemore, iniziata quando i primi writers cominciarono a dipingere i vagoni di metropolitane e treni, una lotta generata da un’incomprensione di fondo: quello che per il benpensante è un “graffito”, un atto di vandalismo, una bravata ai danni di un mezzo pubblico, per il writer è un mezzo per far viaggiare la propria arte, far conoscere il proprio lavoro al di fuori dei confini del quartiere o della città stessa. Dipingere un treno è un modo per farsi conoscere e far girare il proprio nome. Un modo rischioso, ovviamente, in quanto illegale, ma è questa la dimensione in cui viaggia il writer dedito ai treni, una dimensione fatta di precisione mescolata a velocità e condita dall’adrenalina. Il tutto contrastato per anni dalle autorità, da FS prima e da Trenitalia poi. Fino a pochi giorni fa.

È infatti fresca la notizia secondo la quale il vagone merci che porta da oltre 18 anni sul fianco il pezzo “Messageri della Dopa” (si, con una g sola!), utilizzato per la grafica dell’omonimo album di Neffa, andrà in pensione nel settembre prossimo. Il vagone, però, non subirà lo stesso destino dei suoi colleghi: secondo un comunicato stampa rilasciato da Trenitalia nei giorni scorsi, il merci verrà sezionato per asportare la fiancata dipinta, che verrà poi donata al Museo d’Arte Moderna di Bologna. Il vagone era recentemente avvistato nei pressi di Pisa da un appassionato, che lo aveva fotografato e postato su Facebook. La foto è rimbalzata velocemente sui siti del settore e questo ha suscitato l’interesse dei vertici di Trenitalia.

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Non mancano però le polemiche: l’improvvisa apertura di Trenitalia non è stata vista di buon occhio da molti writers. In alcune discussioni sui social e su forum specializzati emerge il sospetto che la scelta sia stata dettata più da un fattore economico che per semplice magnanimità: sembrerebbe infatti che Trenitalia abbia ricevuto diverse offerte da parte di collezionisti per l’acquisto della fiancata dopo la dismissione del vagone. La scelta di donarla al Museo d’arte Moderna di Bologna sarebbe quindi volta a far aumentare l’interesse del mondo del collezionismo verso questo tipo di cimelio, del quale Trenitalia detiene praticamente il monopolio. Sempre secondo gli autori di questi post, alcuni vagoni, fra i quali due dipinti nei 90 da Eron (writer già quotato con diverse mostre ed esposizioni all’attivo), sarebbero conservati con cura in appositi depositi in prospettiva di una futura valorizzazione economica. Purtroppo non vengono portate prove per validare questa tesi, che quindi rimane solo un sospetto.

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Dove starà la verità? Nel dubbio, aspettiamo settembre per andare a Bologna. In treno, mi raccomando!