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MUSIC

#StreetOpera Dre Love: “La musica è contaminazione”



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In vista dell’evento di venerdì 10/04, che lo vedrà sul palco dell’Auditorum Flog assieme a Dj Shantel e The Narcicyst, abbiamo avuto il piacere di poter fare quattro chiacchiere con Mr. André Halyard. Il nome non vi dice niente? Strano, si tratta di una colonna portante dell’hip hop italiano, con anni di esperienza e autore di collaborazioni importanti…ah, scusate, forse lo conoscete come Dre Love!

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Partiamo dalle tue radici: sei nato a New York, poi ti sei trasferito in Italia ed oggi hai base a Firenze. Qual è la città che senti più tua, quella che ti ha condizionato di più a livello musicale, culturale e umano?

La città che sento più mia è sicuramente New York, casa mia. Sono stato influenzato musicalmente, umanamente e culturalmente da New York, North Carolina, Londra e Firenze.
L’hip-hop è stata una conseguenza dalle mia infanzia e dove e come sono cresciuto.

Com’è nato Dre Love? Qual è stata la scintilla che ha fatto scattare l’amore per l’hip hop? Sei sempre stato solo un emcee o hai esperienze anche nelle altre discipline?

Dre Love L’mc nasce dal primo disco HARDASWALLOW di Radical Stuff, il primo vero gruppo hip-hop in Italia. Per quanto riguarda il mio coinvolgimento nella cultura hip-hop, comincia con il ballo (electric boogie-break dance).

Fai parte di quella generazione che ha visto nascere l’hip-hop in Italia e ha contribuito alla sua genesi. Quali sono state le tue esperienze prima di arrivare ai Radicall Stuff?

Non ci sono state esperienze prima dei Radical Stuff,  è stato il mio esordio italiano. Ho visto nascere l’hip-hop a New York letteralmente sotto ai miei occhi.

Coi Radicall Stuff siete stati il simbolo della musica rap dell’epoca, prettamente in inglese. Come è nata la collaborazione col gruppo?

La mia collaborazione con i Radical Stuff nasce quando ho sostituito Kaos mentre stava facendo il militare. Al suo ritorno mi hanno fatto rimanere nel gruppo, passando da 2 a 3 mc.

Alcuni membri, come Gruff e Kaos, hanno poi iniziato a cantare in italiano. Hai mai avuto voglia di seguire il loro esempio?

Sì, ho fatto un paio di pezzi in italiano. Si tratta di interventi con Alex Britti e Reggae National Tickets (Alberousie). Anche se in realtà esistono pezzi inediti in italiano!

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Molti ti hanno conosciuto grazie a Se non capisci le parole (puoi sentire il funk) contenuto nell’album di Neffa & i Messaggeri della Dopa. Com’è nata questa collaborazione?

Ho cominciato a collaborare con Neffa: lui stesso mi chiamò un giorno, chiedendomi di registrare un pezzo con lui. Durante una nostra conversazione venne fuori il titolo della canzone che mi ha reso famoso ai più.

La tua versatilità ti ha portato a numerose collaborazioni anche al di fuori dell’ambiente hip-hop: ad esempio, ricordo di averti visto al fianco di Irene Grandi in alcune sue esibizioni televisive nella seconda metà dei ’90, e chissà di quanti tuoi lavori non sono a conoscenza! Qual è l’esperienza che ti ricordi con più piacere?

Talmente tante che è molto difficile dire qual è l’esperienza che mi ha fatto più piacere. Un giorno scriverò un libro dove racconterò tutto!

Il tuo primo lavoro solista ufficiale è Get a Dicktionary, uscito un paio di anni fa. Cosa ti ha portato ad uscire con un tuo lavoro in quel momento?

Niente di particolare, era arrivato il momento giusto per esprimermi.

La cover è, a mio parere, bellissima: un disegno rappresentante la silhouette di un elegante uomo di colore che tiene un giovane bianco sulle ginocchia e lo sculaccia con un libro. Il messaggio è palese, ma lascia spazio a diverse chiavi di lettura. Ci spieghi la tua?

La copertina esprime un mio pensiero intimo sulla musica nera in generale. Se prendi nota dei dettagli del disegno sto sculacciando un ragazzo bianco con un libro di musica. Si tratta di una mia opinione personale!

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I tuoi ultimi lavori hanno dato spazio al canto vero e proprio, facendoci conoscere un Dre Love più improntato sul funk ed il soul, regalandoci anche grandiose esibizioni live accompagnato dalla tua band. Dobbiamo aspettarci un addio al rap o pensi che queste due sonorità possano convivere?

Certo che possono convivere, anzi la mia musica è una contaminazione.
Hai parlato della mia band, te li presento: Guido Masi, chitarrista. Diego Leporatti, batterista e produttore di Get a Dicktionary. Lorenzo Forti, bassista. Gianni Pantaleo, tastiere.

Parliamo un attimo della scena italiana: come la vedi? C’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?

Avrei voluto collaborare con un artista purtroppo scomparso qualche mese fa, Pino Daniele! In futuro collaborerò con Wena and the Soldiers, LSWR, CLAP CLAP.

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato di più nel corso degli anni e cosa ascolti oggi?

Un sacco di cose, vivendo in una città come NY hai un sacco di suoni che ti passano per le orecchie. La musica della mia origine, blues, gospel, soul e funk. Poi come conseguenza delle mie esperienze a NY ho ascoltato dal punk rock, rock and roll, heavy metal, salsa, merengue,  flamengo, calypso reggae, eastern music etc.. Così tante diverse possibilità!
Oggi ascolto un po’ di tutto, Kendrick Lamar, D’angelo, Esperanza Spalding, J Dilla per nominarne solo alcuni…

Sei toscano a tutti gli effetti, e un paio di anni fa sei stato fra i 9 “eletti” che avrebbero dovuto comporre la giuria di un Cypha tutto toscano (progetto nato su Facebook ma non ancora concluso). Cosa vedi di buono in questa zona?

La scena musicale toscana è molto produttiva in questo momento. Ci sono un sacco di nuovi personaggi e artisti che hanno accumulato informazioni su un livello internazionale. Tutto ciò rende loro attuali nell’ambiente in cui si propongono. Alcuni dei nostri giovani artisti fiorentini in questo momento stanno già lavorando ad alti livelli mondiali.

Ultima domanda: quando uscirà Situation Sticky, l’album al quale da tempo stai lavorando?

Non so quando uscirà, spero inverno 2015/2016.

Appuntamento quindi all’Auditorium Flog il 10/04 per godervi un po’ del sano funk di Dre Love & the Band!