Partiamo dalla tua fotografia-profilo su Facebook: La droga dà, la droga toglie. Perché hai scelto di presentarti in questo modo, e c’è una relazione con l’illustrazione “hulkiana” che campeggia sopra?
Sì, è un biglietto da visita. Non ci avevo pensato. La droga dà, la droga toglie è un iniziativa di alcuni miei amici romani. Iniziativa con la quale hanno tappezzato di sticker l’Italia intera, con Roma come epicentro del “flusso”. La nostra unicità è scolpita in quel che ci è stato dato e tolto dalle droghe, intese come nostre esperienze di vita, non per forza di natura stupefacente. Quel disegno hulkiano é un opera di mio fratello Fabrizio Lloyd Detommaso. Nostro compagno di viaggio con Fritti Mistici e figura di spicco del writing pugliese oltre che fumettista affermato (recentissime le sue prime novels per Dylan Dog). Sono particolarmente legato a quel disegno. Sarebbe dovuto diventare la copertina del secondo disco dei Fritti Mistici: sulla boccia di china infatti vi è il logo del gruppo, il microfono con i tentacoli. Lavori purtroppo lasciati a metà. Oltretutto rappresenta in pieno la mia visione del gioco: il “mostro” che coviamo dentro di noi e che esce fuori dal foglio, spartito, mic, quello che sia… Adoro!
A Gold avevi dato questo ritratto di Mouri: “Mouri è semplicemente la persona che ho scelto di essere su un palco dietro ad un microfono e nei cypher”. Quanto sono vicini, oggi, Mouri e Carlalberto?
Odi et amo. Ma devo riconoscere che ultimamente hanno raggiunto un buon equilibrio e litigano sempre meno! (ride)
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Dalle dancehall sulla spiaggia agli stage diving. Che rapporto hai con il pubblico?
Anche qui odi et amo. Il pubblico secondo me è il vero protagonista, di conseguenza va corteggiato come una signora da invitare al ballo. Il pubblico ama essere al centro dell’attenzione. E’ un algoritmo complesso e al tempo stesso perfetto, il rapporto che c’è fra la gente e il palco. Col tempo ho appreso che quel che conta è “leggere le situazioni” o meglio ancora “leggere il pubblico” ma senza mai subordinare il tuo fare al compiacimento della platea. Se sei un treno, sii treno e cammina. Se travolgi, bene. Se VUOI travolgere, deragli. E’ un fatto magico.
Chi è per te Moddi?
Moddi? NUMBER one MC che l’Italia abbia mai avuto! Lui rappresenta al meglio l’essenza dell’hip-hop, della festa, ha un approccio genuino. Per me era come una divinità quando ero più piccolo e ha svolto una funzione importantissima nel mio percorso. Mi ha messo per la prima volta un microfono in mano in pubblico, quindi per eventuali lamentele prendetevela con lui.
Chi sono i tuoi “mostri sacri”?
LOU X
MODDI
DANNO
CENZOU
GRUFF
KAOS
FIBRA
Loro sono i mostri sacri. Ma ormai riconosco che molti nomi della generazione successiva si sono saldamente affermati, rendendo solidissima la propria posizione grazie al loro operato: NOYZ, CLEMENTINO, MARRACASH ed altri.
In che modo la tua città d’origine, Manduria, ha influenzato la tua musica?
Davvero tanto. Provengo da un paese di 40.000 stronzi dove inevitabilmente ci si conosce un po’ tutti. Questo mi ha portato ad essere quanto il più sincero possibile, la gente sapeva di cosa parlavo. E poi Roma, in crew coi Fritti Mistici, e Bologna…
Ti hanno dato e si sono prese qualcosa di te queste città?
Tantissimo.
Le collaborazioni che hanno maturato il tuo sound e i tuoi testi?
Dj gruff mi ha insegnato parecchio, nel bene e nel male. Gli devo gran parte dei miei flussi. Poi Clementino: io e lui siamo cari amici, ci siamo passati tanti dischi, tanti flussi e ne abbiamo passate di tutti i colori, tra Roma, Manduria e in giro per l’Italia. E per me è così: è il vissuto che potenzia davvero il tuo hip-hop e il tuo “libro delle rime”. Infatti ho preso parte con immenso piacere al suo ultimo disco MIRACOLO nella traccia E’ tritolo. Quest’anno invece sono stato a stretto contatto con la realtà romana che mi ha adottato dopo uno strano momento in cui mi sono ritrovato per strada senza casa e nient’altro. In primis il socio Alien Dee (con il quale portiamo in giro uno show d rap e beatbox) e con il Master Jedi Danno e tutto lo staff di welcome2thejungle. A proposito, saluto i soci Ceffo e Cannsuomo, i quali a mio avviso portano avanti uno dei progetti più genuini della penisola. Stanno facendo davvero del bene. E per me il blu delle luci del Millennium Falcon del Brancaleone è stato quest’anno il colore del POTENZIAMENTO! Grandissimi.
Ho sempre pensato che il freestyle sia letteratura. Tu?
Beh sicuramente la letteratura vanta un’infinita tradizione di “improvvisatori” (stornelli, cantate ecc…) speriamo (o no?) che queste folte generazioni di “freestylers” ne siano il proseguo. E chissà magari un giorno le finali del 2the beat saranno studiate dai nostri nipoti.
Quali sono le “battles” che ti hanno aiutato a crescere? Hai qualche aneddoto da condividere?
Proprio pochi giorni fa ricordavamo il “biggest one”, il ragga Muffin Singer Clash del 2010. Fu simpatico e rocambolesco trovarsi in quel contesto e uscirne vincitore. Ecco in quel caso penso che il pubblico abbia percepito la cosa. Col cazzo, ero in formissima allora, ero una macchina da guerra in qualsiasi contesto, bastava un mic in mano! (ride) I Valva Rap, e poi il run2glory, ultima battle che ho fatto a Milano, dove mi sono messo alla prova in quanto a lucidità e controllo. Cosa che spesso perdo, in molti sensi. E ne uscì una bella finale con Nerone che le ha prese un pochetto in quella situazione. Stavo “focus” e in presa a bene… Anzi, come ha detto la giuria, ”in pieno stato di grazia”.
End of the Weak: qualche memoria da quell’esperienza?
Sì, il tipo dello staff canadese che nel giardino dell’Hoottananny (Londra, location della finalissima) mi guarda incredulo e mi fa: “Mouri, you spit like Americans” e la mia tempestiva risposta “E non mi hai visto mangiare”. (ride)
Che rapporto hai con i social?
Brutto. Altalenante e bipolare. Alterno periodi di “morte mediatica” a momenti in cui “instagrammo pure la Madonna”. Ma non appena nasce in me il senso di “dovere”, la cosa inizia a puzzarmi di merda e rimuoio. Diciamo che anche questo approccio al web un po’ snaturato non mi fa impazzire. Finché spontaneo ben venga che si sfrutti questa risorsa comunicativa che il nostro tempo ci offre.
“Vai a lavorare tanto non andrai a giocare nell’Under 21”. Che cosa ti aspetti per le giovani generazioni? Che Italia vorresti?
Beh guarda mi va di spostare un attimo l’attenzione di ‘sta domanda sul movimento hip-hop: ormai sembra un percorso il cui punto di arrivo è il ”farcela” e instagrammare le foto coi più in voga del momento e “arrivare” o peggio ancora “guadagnarci”. Io c’ho dedicato l’intera vita al rap. Vuoi che non debba essere contento se diventi concretamente un lavoro? Ma il fatto è che molta gente lo fa come unico punto d’arrivo, magari senza manco averci dedicato una vita intera, ma un paio di anni e basta. E-Green dice: “Questi rapper italiani non hanno mai lavorato”.
Fumetti e supereroi: da dove arriva questa passione? Disegni anche tu? Hai in mente una storia da tradurre in strisce?
A mio avviso chiunque sia affascinato da figure quali i supereroi ha una determinata visione del mondo e delle cose. Comunque sì, da bambino avevo un gran talento nell’espressione grafica. Adoravo disegnare, infatti il writing è tuttora una delle attitudini e delle forme d’arte che più mi affascina.
Parole/testi che hai scritto che secondo te sono un lasciapassare per comprendere appieno la tua arte?
Visto che non è ancora uscito e che se la faccio dal vivo (a Roma soprattutto) la cantano:
“Ancora qui che scrivo di tutte le mie guerre
Disturbo compulsivo che ti spacca le mascelle
per te che sei un patito del lusso a cinque stelle
ti hanno scuoiato vivo… gli amici per la pelle!”
Quali sono i tuoi progetti?
Non ho progetti concreti. Al bagno sono già andato, il caffè l’ho preso e la sigaretta la sto già fumando. Sono le 4 del pomeriggio e non mi va di pensare a cosa mangiare per pranzo. Scherzi a parte (non tanto scherzi) io cammino e faccio, l’importante e fare. Poi forse un giorno mi fermerò, mi volterò indietro e potrò dirti quali sono stati i miei progetti. Se parli di musica ho un disco che suona come dico io, che ha raggiunto quel suono che cerco e da un momento all’altro potrebbe uscire.
Sulla tua bacheca hai postato Sam Cooke. Secondo te soul e hip-hop sono legati? Hai un animo soul?
Sam Cooke è il mio cantante preferito di tutti i tempi. Adoro il soul. Alcuni elementi della musica, come appunto il soul, possono coesistere in milioni di forme d’espressione.