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Matrimonio gay, Meloni: “Ci costa troppo”



Dal profilo Facebook di Giorgia Meloni, dopo il tema dell’immigrazione, la lancetta si posta e si estende ai diritti, soprattutto a quello del matrimonio riservato a persone dello stesso sesso.

La commissione Giustizia al Senato – ricordate? – ha approvato il testo di Monica Cirinnà sulle unioni civili. Il ddl equipara le famiglie gay e lesbiche a quelle regolarmente sposate. Un testo che, per i più, presenta criticità e dubbi. Aleggio il fantasma dell’apartheid legale, denuncia Rete Lenford, l’avvocatura LGBT.

Oggi, appena si nomina il Ddl Cirinnà, i partiti di destra innalzano i loro stendardi, per difendere la cosiddetta famiglia tradizionale. La Meloni ne dà prova così:

“No al matrimonio tra persone dello stesso sesso: sarebbe una spesa enorme per lo Stato e una inaccettabile apertura alle adozioni gay. Fratelli d’Italia si batterà in Parlamento contro il ddl Cirinnà che introduce la stepchild adoption e apre di fatto le porte all’utero in affitto. Per noi le priorità sono altre: sostenere la famiglia tradizionale e la natalità e difendere il sacrosanto diritto di un bambino ad avere un padre e una madre.”

Giorgia Meloni

E sotto il suo proclama, l’unica risposta/commenta che merita di essere pescata a nome di tutte, è: “Arrendetevi alla civiltà”.

“L’Italia ha una proposta di legge presentata dalla senatrice Cirinnà, e sarà votata tra luglio e settembre, sul modello tedesco, diverso dal modello irlandese” ha fatto sapere intanto il premier Matteo Renzi, parlando delle unioni civili. “Credo che possa funzionare e avere i voti in Parlamento”, ha osservato.

Sulla carta tutti sono pronti a riconoscere i diritti e a cancellare le discriminazioni dei gay. Ma nei fatti, come scrive il Messaggero, il tema delle unioni civili sta dividendo, e parecchio, gli schieramenti politici. L’arrivo in senato del ddl Cirinnà si presenta come una sfida. Il numero degli emendamenti presentati lascia intuire già qualcosa: 4038. E sulle barricate il centrodestra la fa da padrone tra Ap che ha presentato 2778 emendamenti e FI con 829.

“Noi siamo per unioni civili di reciprocità. Vale a dire da non confondere con la famiglia naturale, quella fatta da uomo e donna”, mette in chiaro Renato Brunetta, capogruppo FI alla Camera. E aggiunge: «Naturalmente io dico, anche se nel mio partito le opinioni sono varie, senza oneri per lo Stato. Perché l’unico legame che deve essere destinatario delle risorse del welfare deve essere quello della famiglia, come prevista dalla Costituzione”.