Un altro giallo che si prospetta intenso, un cast fenomenale, un’atmosfera cruda, tetra, un viaggio emozionale verso la parte più industriale della California. Dove questioni che stanno molto lontane da spiagge, surf e bikini invadono le vite devastate di agenti di forze differenti della polizia e un “simpatico” criminale.
La seconda parte di una delle serie antologiche più discusse e fenomenali del 2014 è cominciata lunedì sera e anche in questo caso, almeno nella prima puntata, la banalità è un concetto lasciato molto lontano dagli autori e dal nuovo regista – visto che Cary Fukunaga ha lasciato la camera in questa stagione.
La storia è ambientata nella periferia di Los Angeles, e parla della scomparsa di Ben Caspere, consigliere corrotto della zona con le mani in pasta a diversi affari, di cui uno in particolare include il gangster gentiluomo Frank Semyon, interpretato dal “commediante” (in senso lato) Vince Vaughn, che da questa sparizione ha soltanto molto da perdere.
Soliti disagi, solita evidenza di lati cupi di posti splendidi e tipica qualità del cast.
Colin Farrell interpreta Ray Velcoro, corrotto detective della contea di Vinci, che per ritrovare l’uomo che ha aggredito la moglie anni prima, di rivolge a Seymon, con cui, da alcune scene, sembra che negli anni abbia intrapreso un’amicizia autentica, in particolare Seymon sembra preoccuparsi per le condizioni disagiate in cui vive l’agente, con gravi problemi di alcolismo e di gestione della rabbia.
Rachel McAdams è Ani Bezzerides, una cazzuta detective della contea di Ventura, alle prese con evidenti problemi familiari: abbandonata dalla madre da piccola, vive ancora disagi e squilibri che coinvolgono anche il padre e la sorella, quest’ultima trovata fra le ragazze coinvolte in un’organizzazione di sfruttamento della prostituzione on-line durante una retata; inoltre il padre, vecchio fricchettone-guida di una setta semi-religiosa, dal canto di Ani, non fa nulla per risolvere i problemi e vive idolatrando un totem in una splendida collina californiana.
Taylor Kitsch interpreta invece Paul Woodrugh, veterano di guerra e poliziotto della California Highway Patrol; è proprio lui ha trovare alla fine della puntata il cadavere di Caspere seduto pietrificato su una panchina lungo una buia strada di scogliera. E’ stato appena sospeso dopo esser stato incastrato da un’attrice in libertà vigilata che lo denuncia dicendo di essere stata ricattata. L’uomo è pieno di ferite di guerra e prende il viagra per fare sesso con la sua calorosa ragazza.
Vince Vaughn è Frank Semyon, e al contrario delle parti che è comunemente abituato a recitare, è un uomo d’affari non proprio onestissimo, serio, tutto d’un pezzo, con una moglie, Jordan, bella, furba e intelligente, interpretata da Kelly Reilly. E’ invischiato in un’affare per la costruzione di un corridoio ferroviario a Vinci che ha coinvolto sia risorse private che pubbliche e si trova ad affrontare due problemi, uno legale, visto che hanno avviato un’inchiesta sui finanziamenti per il corridoio, e uno “commerciale”, visto che Caspere, l’uomo trovato morto, faceva da garante per la firma di un ricco russo al contratto per l’affare.
Anche in questo caso, il cadavere in questione, quello di Caspere, è mutilato, e manifesta quel tocco crudele a cui Pizzolatto ci ha abituato: non ha più gli occhi e “presenta diverse ferite pelviche”. Quel cadavere ha inoltre una funzione importantissima nella contesto narrativo: riunisce tutti i personaggi attorno a lui, li fa incontrare, facendo cominciare realmente la storia.
Ricapitolando, abbiamo quatto principali protagonisti, tre, chi più chi meno, vicini alla legge e uno al crimine, ma tutt’e quattro legati ad un uomo potente trovato morto; Gli uomini – e la donna – di legge hanno tutti e in maniera differente ferite legate al passato, cosa che porta a prevedere un’analisi dell’animo e delle azioni di tutti i personaggi, così come era stato fatto nella prima stagione della serie. I flashback, altra caratteristica fondante della prima stagione, sembra possano esserci anche qui in maniera importante, o almeno lo stile somiglia a quello. Sembra esserci un po’ meno filosofia, meno ragionamenti complessi e metafisici a cui Rusty Cole ci aveva abituato, e più disagi puri, reali, pratici, ma l’atmosfera è quella, i fumi delle gigantesche ciminiere californiane non sono differenti dall’orizzonte di fabbriche della Louisiana; certo, la scogliera della west coast è meglio della palude del sud, ma gli stati d’animo, la depressa cornice in cui questa storia è contenuta è molto simile a quella che hanno affrontato negli anni Rusty e Marty.
La musica è sempre eccellente e contestualizzata: la voce piena e profonda di Leonard Cohen rispecchia i toni della prima stagione, anche se si presenta meno caratterizzata, più mista ed emozionalmente varia; sembra sorgere spontaneamente dalle rocce calde della California.
True Detective, diventato dopo soltanto una stagione un marchio di qualità nell’ambito delle serie tv, nella prima puntata della seconda stagione non delude, anzi, affascina, cattura, per alcuni versi sorprende e lascia col fiato sospeso per 60 minuti. Ancora nera come la pece, questa puntata svela poco, ma ciò che concede è più che sufficiente per permettere agli spettatori di comprendere pienamente con chi e cosa hanno a che fare.