E’ una delle serie tv più acclamate dalla critica. Un’idea geniale confezionata egregiamente. Una delle produzioni seriali meglio riuscite. I Soprano ha senza dubbio rivoluzionato il sistema televisivo a cavallo fra gli anni ’90 e 2000, portando nei piccoli schermi il lato family-drama nel mondo gangster in un periodo in cui Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e compagnia bella, nonostante non abbiano mai nascosto la sensibilità da sempre caratterizzante, esponevano la parte più cruda della mafia italo-americana.
Ma I Soprano aggiunge qualcosa in più all’immaginario classico raccontato dalla cinematografia degli anni ’80: dipinge il lavoro di “Capofamiglia” in modo quasi noioso, sovrastato dai problemi più intimi, familiari e, nel caso di Tony Soprano, psicologici.
Il panico che sopraggiunge nei momenti meno “favorevoli”, i problemi con la moglie, con i figli, con l’amante, tutte questioni che generalmente non toccano il classico gangster che al primo ostacolo manda tutto a quel paese senza riserve.
Il sentimento, la parte più poetica e anticonvenzionale della criminalità organizzata, rappresentata dalla debolezza di un uomo che tutto può tranne che apparire debole, rimane uno dei principali punti innovativi incarnati dalla “Più grande opera della cultura pop americana dell’ultimo quarto di secolo” (New York Times).
Da qualche giorno Sky Atlantic ha cominciato a trasmettere la prima stagione della serie, un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di serie, mafia, spaghetti e mandolino, ricordando un uomo che con il suo modo di fare e la sua impronta mediterranea, ha rivoluzionato l’estetica delle fiction sulla mafia.