Il 28 settembre comincerà l’esercitazione NATO più grande dalla caduta del Muro di Berlino; la prova internazionale, denominata “Trident Juncture 2015” ha la prospettiva di “rispondere a una crisi prima ancora che essa cominci” e avrà luogo nel 37° Stormo di Birgi, un piccolo quartiere di Marsala in provincia di Trapani. L’operazione coinvolgerà la U.S. Army Europe, con i suoi 25 mila partecipanti e 80 velivoli. Durerà poco più di un mese e riempirà i cieli di una delle zone più belle della Sicilia, raggiunta ogni anno da migliaia di turisti.
L’Italia, il Belpaese, fatto di storia, cultura e paesaggi mozzafiato, uno dei luoghi più visitati di tutto il mondo si trova in un punto strategico, è il cuore del Mediterraneo, un palcoscenico che in questo periodo da epico si sta trasformando in una sorta di Baia dei Porci dei tempi di Kennedy, un posto che da onirico sta diventando “pericoloso”; il mare ci divide dai popoli che fanno stare in ansia i potenti, coloro i quali da 70 anni governano, influenzano e agiscono nel resto del mondo.
Con la caduta del muro di Berlino, 26 anni fa, la popolazione occidentale si è progressivamente illusa di vivere in un mondo senza guerra, una volta che la deterrenza e le tensioni fra i più potenti stati del mondo di erano sciolte. Le immagini che ogni 9 novembre ripercorriamo nel ricordare quel giorno memorabile, sono commoventi, rassicuranti e speranzosi; peccato che dal 1990 ad oggi l’alleanza abbia iniziato una decina di guerre terminandone solo alcune, giustificandosi e caratterizzandosi come pacificatori del mondo e nascondendo i veri obiettivi. Non solo: guardandola da un punto di vista puramente militare, ne hanno vinte meno che una manciata, non riuscendo ad allinearsi ad uno stile di combattimento sempre meno legato alla guerra classica, quella con i Terra-Aria o con lo scontro fra schieramenti ben definiti. Forse è proprio per questo che la NATO, dovendosi preparare ad altre e, a questo punto, inevitabili “operazioni di pace”, abbia deciso di cominciare una campagna di esercitazione che comprende una gran parte degli stati membri. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, nata nel 1949 come un’organizzazione internazionale per la difesa, ha a che fare, oggi, con uno Stato immaginario, fatto di persone non ben definite, che sfruttano Internet per sfidare l’arroganza dei paesi occidentali e che ha apertamente dichiarato una “guerra calda” ed epidemica, che non ha un’inizio o una fine ma che è caratterizzata da eventi che noi, che apparteniamo al nord del mondo, chiamiamo attentati terroristici. L’alleanza comincia davvero a terrorizzarsi, non è pronta ad un evento del genere che ha le catastrofiche prospettive di diventare epocale (secondo le loro previsioni) e, come la storia ci insegna da troppo tempo ormai, nel nome di una pace immaginaria e illusoria, tenteranno ancora una volta, con una buona percentuale di fallimento, di sovrastare e annientare quei folli decapitatori del mondo del web, con un meccanismo di “difesa” efficace. Ma, di nuovo, come la storia ci insegna, attaccheranno, distruggeranno intere popolazioni, fingeranno di civilizzarli, secondo quel darwinismo sociale che ormai ci caratterizza da decenni, e torneranno a casa pieni di risorse di vario tipo. Per questo si preparano, e per farlo hanno scelto un piccolo ma incantevole scenario siciliano.
A Marsala, il luogo più interessato dell’esercitazione a livello territoriale, varie associazioni locali stanno già cominciando a interessarsi all’evento: “Libera”, “Emergency”, organizzazioni umanitarie, ed anche alcuni partiti politici manifestano il proprio disappunto per una serie di attività e decisioni che non tengono conto delle volontà della popolazione del luogo. I motivi sono legati sicuramente all’anti-militarizzazione, al pacifismo, al rischio di devastazione di luoghi naturali, inquinamento acustico, inquinamento atmosferico, e alla possibilità che Marsala da luogo storico e turistico si trasformi in una base militare a cielo aperto.
L’imponente attività di esercitazione, di apparente interesse internazionale, oltre a far nascere timori, fa riflettereste sul tempo in cui viviamo, un periodo fragile e legato ad una violenza primordiale mossa da interessi futili per la grandissima percentuale di popolazione, ma che, progressivamente aprono le porte, come hanno già fatto, a varie opportunità di arricchimento.
La distruzione di quel muro 26 anni fa ha cambiato la storia, ma una volta analizzati per bene gli eventi successivi, vediamo giorno dopo giorno alzare muri immaginari contro nemici creati da noi stessi e da cui ci nascondiamo, distruggendo quella speranza che brillava negli occhi dei berlinesi il 9 novembre di 26 anni fa.