Di Giuseppe Tornatore | 2006 Italia
Musiche di Ennio Morricone
In una Trieste borghese e benpensante arriva dall’Ucraina una “sconosciuta” Irene. La donna cerca subito una sua casa e specialmente di trovare lavoro in un palazzo che tiene sempre d’occhio.
Dopo le molte pressioni fatte al portiere la sconosciuta riesce a farsi assumere come donna delle pulizie del condominio. Ma non è quello il suo obiettivo, lei vuole avvicinarsi il più possibile alla famiglia Adacher che risiede nel palazzo. Stringe così amicizia con la loro governante, Gina, cercando di scoprire quante più cose possibili su quella famiglia di orafi ricchi della trieste bene. La curiosità verso gli Adacher è morbosa, la sconosciuta li spia dalla finestra, rovista nella loro immondizia per scoprire chi sono e cosa mangiano…
Dopo un tragico incidente capitato a Gina, Irene riesce a farsi assumere come governante. Si scopre così che gli Adacher hanno una figlia affetta da una malattia rara che le causa l’incapacità di difendersi e dei capelli riccissimi, proprio come quelli della sconosciuta.
Chi sia Irene lo capiamo poco per volta, grazie ad un montaggio alternato che ci porta dal presente che scorre in maniera lineare, al passato che riaffiora in ricordi spezzati, confusi, accennati, lontani ma dolorosi, senza un filo conduttore preciso…
Fin quando il passato non irrompe sulla scena in tutto il suo orrore, con la ricomparsa di Muffa, un glabro Michele Placido, dall’aspetto demoniaco che sembra tornare dal regno dei morti, dall’inferno per trascinare con se chi vi è condannato in eterno..
Per la sconosciuta non c’è pace, le donne come lei non hanno diritto all’amore, a un figlio, alla serenità…
Né tanto meno hanno diritto alla felicità chi si imbatte in loro…
L’arrivo di Irene è come una bomba ad orologeria che pesa sulla testa di chi le sta intorno…
Il film è drammatico, bello, delicato, commovente. Gioca su una figura a noi realmente sconosciuta quella di Ksenia Rappoport (Irene) che con la sua interpretazione altera, perfetta, ci descrive in maniera sublime il personaggio che interpreta. Ogni suo gesto o espressione si ritrovano perfettamente nell’immagine che la storia contribuisce a creare di lei… è in sintonia con la regia sublime, delicata, fatta di geometrie perfette, inquadrature accademiche, luci patinate…
Tutto ciò che accade nel film è essenziale, nessuna scena poteva mancare all’appello.
Spettacolare anche tutto il resto del cast, superba Claudia Gerini , impeccabile Michele Placido…
Un film che non vuole essere né di denuncia, verso una realtà tristemente nota e squallida quale quella della tratta delle donne dell’est, né di accusa verso la paura dello sconosciuto.
Una storia che vuole essere raccontata, forse dal finale meno amaro di quello che ci aspetteremmo, ma di sicuro non scontato.
Un film che ci fa riflettere, che ci turba, che ci resta dentro e fa fatica ad abbandonarci, un’altra chicca da chi ci ha regalato Nuovo cinema Paradiso…