Abbiamo incontrato Jordan Seiler in occasione della conferenza sulla Street Art tenutasi a Barcellona dal titolo “Open Walls“. Qui, insieme a personaggi del calibro di Martha Cooper, RJ Vandalog, e molti altri rappresentati della scena locale (l’evento si è tenuto presso il Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona), Jordan ha discusso quella che è la nostra esperienza quotidiana in relazione alla presenza di annunci pubblicitari per le strade di qualunque città del mondo, e ha illustrato il suo lavoro di artista. Jordan infatti ha deciso di reagire all’imposizione di multinazionali e brand di ogni sorta che ci obbligano a vedere le loro spesso orribili pubblicità, imboccando la strada dell’arte come mezzo per fare sentire la propria voce.
Seiler ha anche fondato PublicAdCampaign, si tratta di un progetto che mira a diffondersi ovunque ed è realizzato sostituendo le immagini di cartelloni pubblicitari con dei pattern anonimi alla fermate degli autobus o delle metro, o ovunque possiate vedere un vetro che si solleva per accogliere ads.
Qual è il ruolo della Street Art oggi?
Questa è una domanda difficile perché la sua risposta dipende da come definiamo la Street Art. In nome della semplicità, diciamo che Street Art è ogni intervento artistico in uno spazio pubblico fatto senza autorizzazione. Credo sia anche importante fare presente che questo non significhi che deve essere illegale. Una simile ampia definizione dovrebbe probabilmente applicarsi a un nome che va’ oltre la Street Art, perciò userò il termine di Alison Young di “Situational Art” d’ora in poi.
Il ruolo della “Situational Art”, come sempre è stato e sempre sarà, è quello di usare i nostri spazi pubblici per la comunicazione tra individui, come una sorta di commento socialmente rilevante su chi siamo e chi vorremmo essere come società. Non tutta la “Situational Art” vive di questa aspirazione, e la definizione stessa di commento socialmente rilevante ci impedisce di concordare sul fatto che uno specifico pezzo di Situational Art sia buono o meno. Per alcuni, i graffiti possono rappresentare una battaglia contro le leggi della proprietà privata, il monopolio delle aziende sulla comunicazione pubblica, o la criminalizzazione e marginalizzazione delle culture giovanili. Per altri, i graffiti sono la manifestazione visiva di una esasperazione sociale che deve essere sradicata al fine di invertire il processo di degradazione. La “Situational Art” spesso chiama in causa norme di pensiero e comportamento.
Quando dici Street Art, credo che molte persone vi includano quello che è diventato una estensione del movimento della Street Art, tra cui muri legali. Mentre i murales, particolarmente quelli fatti da artisti che hanno cominciato e spesso continuano a lavorare per strada, sono un invito ad adornare le nostre città in nuove maniere, d’altra parte spesso questi mancano di un messaggio politico e sociale tipico della Street Art illegale.
Per me, il ruolo della Street Art oggi dovrebbe essere quello di mantenere la sua vena politica e continuare ad utilizzarla per condividere spazi pubblici per questioni socialmente rilevanti, che vadano oltre le questioni climatiche o la pace nel mondo. Altrimenti la Street Art perderà il suo forte collegamento con le pratiche di “Situation Art” che hanno prodotto progetti di profonda rilevanza sociale nel tempo. La Street Art diventerà un’altra altre decorativa, un bel gesto per la nostra vita sempre più urbana, ma niente di più forte e artisticamente interessante come sarebbe in potenza.
Cosa pensa del mondo in cui le pubblicità per strada danno forma all’esperienza che facciamo delle città, e cosa possiamo fare per aprire gli occhi contro questa schiavitù visiva?
Facciamo più attenzione ai nostro bisogni personali e trascuriamo quelli degli altri e del nostro ambiente. L’advertising, che lo ammettiate o no, è una presenza da cui non si sfugge nella vita moderna. Minimizzare la vostra esposizione ad essa diventa un imperativo morale se vi stanno a cuore temi sociali, economici e ambientali. Gi annunci pubblicitari usano le città, ed i nostri movimenti ripetuti all’interno di essa, per connettere la comunicazione commerciale alle nostre routine quotidiane. Se desideriamo acquisire controllo sull’influenza di questi media sulla nostra psiche collettiva, avremo bisogno di eliminarli dai nostri spazi pubblici in uno sforzo collettivo di attenzione a cose più importanti, e di sviluppo di valori intrinseci, necessari per un ordine giusto ed equo delle cose.
Quale è lo scopo del tuo lavoro e come spargi voce in merito?
Lo scopo del mio lavoro è quello di trattare la mia vita e la mia arte come una investigazione all’interno del ruolo che i media commerciali hanno nei nostri spazi pubblici. Tutto quello che cerco di fare è correlato a questa ricerca, sia che si tratti di progettare un piano di disobbedienza civile su larga scala, sia che si tratti di creare del lavoro da installare in un ambiente come quello delle gallerie. Tutto è un tentativo di navigare la relazione complessa che i media commerciali hanno con i nostri spazi pubblici, e dunque la nostra società. Spargo voce facendo arte e dando la possibilità ad altri di fare lo stesso.
Una delle cose più interessanti del lavoro di Jordan è che l’artista produce anche le chiavi per accedere all’interno degli stand che vediamo per strada e che accolgono i cartelli pubblicitari. A buon intenditor poche parole.