Ma che musica, a zappare! E io l’ho fatto – Intervista a Zreticuli
di Redazione18 Marzo 2016
Il nostro Zreticuli, quello di Hashetic Front Records, sveste i panni del rapper/beatmaker per vestire quelli del contadino…d’altronde sta arrivando la primavera!
Intervista a cura di Maryline Milesi e Selenia Scinaldi
Da quanto tempo pratichi l’autosussistenza, e cosa ti aspetti da questo progetto di vita?
Ciao! Innanzitutto per correttezza verso persone/amici che la praticano al 100%, devo precisare che per quanto la mia vita stia prendendo la direzione dell’autosussistenza, non sono ancora giunto all’obiettivo, ma sono su una ottima strada.
Nel momento in cui, sistemate alcune faccende che mi tengono legato, deciderò di dedicarmi al sostentamento e ad una vita che rispecchi completamente la mia filosofia, non sarà sicuramente in Italia, per quanto sia innamorato dell’ambiente dei nostri luoghi o perlomeno di come dovrebbe essere senza l’interazione umana, questo per svariate ragioni, a partire dalla situazione politica e sociale dell’Europa, che ritengo decisamente pericolosa.
L’ideale è un posto che, almeno per quello che mi resterà da vivere, desti poco l’interesse di quei pazzi furiosi che manipolano il mondo e la vita delle persone a loro piacimento, e con un clima tropicale adatto alla coltivazione tutto l’anno. Inoltre per quanto ci si possa mettere d’impegno, l’aria, l’acqua e la terra dei nostri paesaggi sono più o meno intenzionalmente inquinate e completamente inadatte a garantire la salute di una eventuale famiglia.
Io vivo in campagna, tra vigne e oliveti, in una cascina raggiungibile soltanto a piedi. Potreste pensare che tutto ciò sia molto bello, ma persino qui ogni contadino sparge nel suo appezzamento di terra una quantità inimmaginabile di fertilizzanti chimici, diserbanti e trattamenti di ogni tipo indicanti sulle confezioni teschi, pesci morti (inquinamento falde acquifere) e segnali di pericolo. Capirete quanto persino il cibo “nostrano” sia contaminato, per esempio, dallo stesso lumachicida che viene sparso per “salvaguardarlo”. Queste sostanze si accumulano nelle parti aeree, nei bulbi o nei frutti che consumiamo ogni giorno, con drastiche conseguenze sulla salute.
Se a questo si aggiungono le sostanze rilasciate intenzionalmente per la manipolazione climatica e quelle rilasciate dalle nostre stesse automobili, spero sia chiaro quanto dicevo sopra, ovvero la necessità di trovare anzitutto il posto adatto per costruire qualcosa di “definitivo”. Ho cominciato a coltivare la terra circa 5 anni fa e ad interessarmi alle erbe spontanee commestibili ed officinali da poco meno. Da completo ignorante quale ero, posso vantare un bel po’ di conoscenze acquisite grazie ai libri, ad alcuni contadini dei nostri posti, a persone che vivono “selvatiche” nei boschi e soprattutto grazie all’esperienza diretta, che credo sia la più grande maestra. Ovviamente quello che posso aver appreso resta una nullità rispetto a persone che da decenni affrontano le stesse problematiche e situazioni che mi si pongono innanzi. Diciamo che quello che ho fatto in questi anni è stato rubare a persone più esperte di me quelle informazioni e capacità che ritenevo in linea con la mia filosofia di vita.
Quello che mi aspetto è semplicemente di passare bene la breve durata di una vita umana, nel rispetto di tutto ciò che esiste.
Perché fai tutto ciò? Cosa ti ha spinto a rivoluzionare il tuo punto di vista?
Potremmo parlare per ore del perché lo faccio, poiché le ragioni oltre che evidentemente salutistiche sono profondamente filosofiche. Volendo grandemente riassumere mi sono reso conto che l’esistenza è basata sul dualismo, sulla separazione e distinzione di tutto ciò che esiste, incluso questo stesso linguaggio. Chiamando con una parola un oggetto, automaticamente lo si identifica come “qualcosa” che non è “qualcos’altro”, ovvero lo si separa dall’unità del tutto.
Sono concetti che si ritrovano nelle filosofie orientali, nella scienza più moderna e nelle religioni. Basti pensare che la genesi ripete la parola “separare” tipo una decina di volte, e per quanto l’interpretazione “classica” della bibbia sia profondamente fraintesa contiene sicuramente parti di verità (per saperne di più leggi questo articolo).
Il fatto è che, mentre la nostra percezione del tutto è basata sulla separazione, in realtà siamo tutti parte di una cosa sola, di cui mi sento profondamente parte e che fa scaturire in me un grande rispetto verso tutto ciò che esiste, verso l’universo e le altre forme viventi e non.
Questo mi porta tra le altre cose a seguire una dieta vegana, in gran parte crudista. Per quanto sia amante dei cereali e dei legumi, e ne mangi con una certa periodicità, ritengo che anch’essi non siano alimenti idonei all’alimentazione, che dovrebbe essere quasi esclusivamente di frutta di stagione.
Un altro fattore che mi ha sicuramente spinto verso questa strada è la repulsione verso il lavoro inteso in senso comune. Essendo la vita (sotto la forma che conosciamo) una, non ho più intenzione di sprecare neanche un millisecondo nel fare ciò che mi viene ordinato e che non avrei scelto di mia spontanea volontà. Adoro il lavoro e lo sforzo fisico, quando sono in linea con ciò in cui credo, e mi sveglio davvero di buon’ora per fare ciò che mi piace. Ma l’uomo resta l’unico animale che spesso è costretto a svegliarsi quando vorrebbe riposare, per andare a fare una cosa che non gli piace.
Se devo avere un datore di lavoro, preferisco sia madre natura!
Ci racconti la tua giornata? Cosa vuol dire in pratica autosussistenza? Dopo lunghi sacrifici cosa si prova a mangiare un pomodoro del proprio orto?
La mia giornata è davvero varia, poiché oltre alla coltivazione mi occupo di altre questioni legate alla musica ed alla raccolta di tartufi, che mi garantisce quel poco di entrate economiche che, nella situazione attuale, mi servono per le piccole spese.
Ad ogni modo, quando mi dedico alla produzione di cibo, sostanzialmente mi sveglio quando ho finito di dormire, come diceva non ricordo chi! Posso svegliarmi alle 7 come alle 10, bevo una tisana e saluto i “miei” gatti, dopodiché mi metto a svolgere i più disparati lavori, dalla preparazione del terreno alla semina, dalla pulizia dei rovi all’innaffiatura degli ortaggi, che può richiedere davvero tanto tempo a seconda della stagione, considerato che utilizzo acqua piovana (no cloro) decantata (i metalli pesanti si depositano sul fondo), un secchio e un mestolo!
I lavori in generale non mancano mai, come l’invenzione delle più disparate strutture per facilitarmi la vita, siano esse terrazzamenti per “rubare” terreno al bosco, serre per anticipare le semine o essiccatoi per conservare al meglio il cibo. Spesso e volentieri me la giro nei boschi vicino casa per raccogliere asparagi, erbe officinali e commestibili. Inoltre ogni giorno..tra la raccolta e la preparazione della cena se ne va parecchio tempo, sia anche solo per lavare le coste!
La tua vita sarà sicuramente legata ai ritmi della natura, come influiscono le stagioni e il tempo nella tua vita?
Sono un suddito delle stagioni, e mi riaggancio al discorso fatto sopra.
Il clima dalle nostre parti è manipolato e sta diventando sempre più innaturale, il che comporta grandi problematiche anche per la coltivazione. Ad ogni modo, in linea di massima, da primavera in poi, mi occupo delle semine, mentre in estate dedico maggior tempo alla raccolta degli ortaggi, alla cura dell’orto e a rimediare la legna per l’inverno, in cui invece oltre alla suddetta raccolta tartufi mi dedico alla preparazione del campo e alla riparazione degli strumenti. Inoltre le piante officinali hanno periodi balsamici diversi, il che mi porta a raccogliere fiori, frutti e radici durante gran parte dell’anno.
Oltre alle stagioni, al clima e alle invasioni periodiche di afidi ed altri insetti, sono felicemente soggetto alle fasi lunari: sarà che mi sento un po’ lupo eh eh! Sintetizzando, gli ortaggi da frutto e che quindi devono sviluppare parecchi fiori vanno seminati con luna crescente, mentre quelli da foglia, a cui bisogna ritardare il più possibile la fioritura, vanno seminati con luna calante. Così che talvolta, sommate tutte le incognite, sono davvero pochi i giorni davvero adatti alla semina di un determinato ortaggio. Anche per la legna la luna ha una grande influenza, va tagliata infatti con luna calante, quando la linfa scorre meno in tronchi e rami, per evitare la “formazione” dei tarli. In verità utilizzo tronchi già secchi trovati nel bosco, quindi la cosa non mi riguarda troppo!
La società da secoli cerca di eliminare l’elemento casuale, di programmare tutto, di avere sempre tutto. Chi dipende della natura come te, impara ad accettare gli imprevisti, i cambiamenti, le rinunce?
Assolutamente, tant’è che quando semino, una buona parte delle piantine le coltivo appositamente per le lumache! Inoltre bisogna tener presente che il vero equilibrio è quello che crea la natura stessa nel suo caos, e per quanto questo equilibrio sia reso sempre più instabile dall’uomo, essa continua il suo percorso di “normalizzazione”. La stessa terra andrebbe lavorata quasi esclusivamente nel momento stesso della semina, poiché lasciandola riposare si creano degli equilibri tra batteri, sostanze e forme di vita a cui andando sempre a smuovere il terreno si ostacola lo sviluppo, favorendo magari la proliferazione di parassiti. Come del resto è controproducente coltivare “a sezioni” mettendo per esempio tutte le patate da una parte, l’aglio dall’altra e i pomodori tutti assieme. Questo per svariati motivi, a partire dall’impoverimento del terreno alla proliferazione delle malattie (se si ammala una pianta si ammalano tutte).
Inoltre ovviamente, alcune piante sono consigliate in consociazione con altre, poiché per un motivo o per l’altro ne aiutano lo sviluppo. Sostanzialmente come espone Fukuoka nelle sue teorie, la maggior parte del lavoro in eccesso ce la causiamo noi stessi volendo agire in un certo modo (per esempio facendo monoculture) e dovendo successivamente intervenire per ridimensionare i danni che creiamo. La sua filosofia viene infatti definita del “non intervento”.
Personalmente accetto consigli da esperti, leggo libri e quant’altro, ma tendo a voler imparare facendo errori. Quindi le delusioni sono all’ordine del giorno, ma anno dopo anno sviluppo sempre più un metodo di coltura che sia effettivamente mio.
Hai riscontrato benefici anche dal punto di vista psicofisico, maggiore positività, serenità ?
Sicuro, persino un esperto nutrizionista del calibro di Arnold Erhet sostiene che non esiste attività sportiva migliore del lavoro nel campo, poiché ti porta a muovere tutte le parti del corpo in maniera piuttosto varia. Vanga, taglia, sposta, sù, giù, cammina, rastrella…tutto il corpo ne risente in positivo.
Come la mente del resto, ritengo che il lavoro nel campo sia la più seria forma di meditazione, poiché si è parte del tutto nel fluire del tutto stesso.
Inoltre ho la masochistica convinzione che le migliaia di piccoli tagli che ho sulle mani e sul corpo, altro non facciano che tenere il mio sistema immunitario ben allenato. Questo, unito ad una alimentazione più sana rispetto a tanti (non mangio esclusivamente solo ciò che ritengo faccia bene, perchè come dicevo sopra, non credo che nemmeno legumi e cereali siano consoni all’alimentazione umana), alla non assunzione di medicinali e alla convinzione stessa di essere in salute, mi portano a non ammalarmi praticamente mai.
Vorrei precisare poi che la maggior parte di quelle che la pubblicità ed i medici considerano “malattie” non sono altro che segnali che il corpo ci manda per farci capire che qualcosa non va. Assumendo medicinali è come dire al proprio corpo di “stare zitto” e continuare sulla strada della malattia. Bisognerebbe chiedersi “perchè ho mal di testa?” anzichè prendere un Moment.
Un gesto semplice, come potrebbe essere quello di autoprodurre il pane, può essere rivoluzionario?
E’ un gesto rivoluzionario tanto quanto quello di muovere le gambe per spostarsi da un luogo ad un altro, cosa ahimè sempre assai più rara. Per intenderci se quelli che vanno in palestra ci andassero a piedi, potrebbero evitare di andare in palestra!
Matteo, sempre più si parla di tempo liberato, autoproduzione, riciclo, come possiamo mettere in pratica nella nostra quotidianità questi principi? E, soprattutto, secondo te, siamo pronti a riconoscerli ed attuarli nel nostra vita?
Potrei suggerire tante soluzioni, dalla cenere o lisciva anziché i detersivi, all’utilizzare le proprie gambe per muoversi, ma in verità credo che l’unico modo per ripristinare in tempi relativamente brevi un mondo vivibile sia quello di prendere una personale coscienza della drastica situazione che stiamo raggiungendo.
E’ essenziale spegnere i televisori perché, per quanto ne siamo convinti, non ci permettono di pensare liberamente.
Bisogna mettere in discussione il proprio background e la propria istruzione, trovare le giuste domande e, meditandoci, intraprendere un cammino che va verso le risposte. Se questo non avverrà, in realtà non ha molta importanza: quando gli uomini avranno estinto se stessi e le altre forme di vita, la terra stessa ricomincerà a vivere e a ristabilire il proprio equilibrio, metabolizzando tutti i veleni che abbiamo rilasciato e risanandosi.
Come spiegheresti ad un bimbo, che non c’è mai stato tanto cibo al mondo, eppure non c’è mai stata tanta gente che muore di fame.
Prima di spiegarlo al bambino lo dovrei spiegare ai genitori, che forzano il bambino a mangiare, ad esempio, la carne, anche se il bambino di sua natura non mangerebbe un altro essere vivente se avesse coscienza della sofferenza che tale bestia ha subito. E’ bene sottolinearlo perché per fare un kg di carne non so quanti kg di mais sono necessari, lo stesso mais con cui si potrebbero sfamare milioni di persone. Ma a chi gestisce il business del cibo non importa che la gente muoia, anzi probabilmente è il loro obiettivo che la gente si ammali, visto che sono gli stessi che vendono i medicinali.
Il fatto è che quando qualcuno diventa proprietario del cibo, chi si ciba ne diventa immediatamente suo suddito e schiavo, e questo è un altro motivo che mi spinge verso la strada dell’autosussistenza: non voglio che qualcuno abbia controllo su di me tramite il cibo.
E’ cosa rinomata che certe multinazionali stanno ponendo dei brevetti sul vivente, ovvero stanno diventandoi i proprietari delle zucchine (intese come specie), dei pomodori ecc. Cosicchè chi coltiverà semenze autoprodotte (e quindi fuori dal controllo di tali multinazionali) sarà dichiarato “fuorilegge”. Ovviamente sono tutte cose che non spiegherei ad un bambino, perché in quanto tale credo che il suo unico dovere sia quello di divertirsi, imparando, e stando bene. Le problematiche sociali non credo lo riguardino.
Riguardano invece coloro che crescono il bambino, perché se lo crescessero in un ambiente sano e positivo (assolutamente non mandandolo a scuola), avremmo un esercito di bambini a cui è insegnata la ricerca di se stessi con conseguenza attenzione verso gli altri (incluse le piante, gli animali e i sassi).
Perché come dicevo prima, siamo tutti parte di una cosa sola che tenta, nelle sue più infinite forme, di prendere coscienza di se stessa.
Volendo andare ancora più a fondo il fatto è, che questa “cosa” deve prendere coscienza di tutto (incluso il male e la sofferenza) ed è quindi necessario che esistano i macelli, le guerre e l’inquinamento. D’altronde anche cucinando il farro si uccidono migliaia di semi (cosa che però non avviene cibandosi di frutta). Ciò nonostante credo che l’indole dell’uomo sia mite, e se si ponesse le giuste domande avrebbe una condotta di vita improntata su quello che chiamiamo (per quanto erroneamente) il bene.
Quello che forse un bambino dovrebbe sapere, è che in fondo la morte non è da temere, e che la vita umana non conta più di quella del lombrico che talvolta muore mentre si sta arando la terra. A scuola invece viene insegnato il dualismo, tramite il sistema di premio e punizione. Tutto ciò è una pura illusione che consolida se stessa.
Viene insegnata la competitività, tramite dei programmi d’insegnamento stabiliti dall’alto (gli stessi malfattori che manipolano il mondo) e che portano i bambini ad essere sì dei professionisti, ma non delle persone.
Viene sviluppata la parte razionale dell’uomo, assolutamente senza tener conto che non siamo solo mente, nè solo corpo, ma anche spirito ed emozione.
Un consiglio per i nostri lettori da attuare già…
Impara a riconoscerti allo specchio/ e come gli altri vedono il tuo riflesso / come chi hai di fronte percepisce se stesso / e prima di esprimerti appizza l’orecchio
Poche parole di una mia canzone che, se parafrasate, capite ed attuate, credo possano davvero portare del benefici nelle relazioni tra gli uomini e tutto ciò che esiste.