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Sun Tzu e gli attacchi di panico



Il pensiero occidentale post-Aristotele, che tende a ragionare in modo digitale (yes-no, true-false, if-then), ha creato nel tempo l’illusione dell’autocontrollo attraverso il pensiero razionale.
Il risultato poco incoraggiante è che la percentuale di popolazione europea che soffre o ha sofferto di attacchi di panico è arrivata al 25%: una persona su quattro.

Finché la fisica quantistica non ci svelerà altri misteri, possiamo dire che in natura non esiste una cosa che sia calda e fredda simultaneamente. La luce annulla la tenebra, il movimento annulla la staticità.
Ma la mente umana non segue le regole che stabiliamo noi, né tantomeno si fa imbrigliare dalle leggi della fisica, quindi non reagisce bene ai nostri tentativi di controllo razionale.
Vi è mai capitato di odiare e amare una persona allo stesso tempo? Di provare qualcosa che vi fa stare bene e male contemporaneamente?
Due forze pari e opposte dovrebbero annullarsi, ma nella mente convivono benissimo: e’ un paradosso, ed è uno dei fenomeni concepibili solo dalla mente umana.

Se cerco di non pensare a una cosa, finirò col pensarci di più. Se cerco di controllarmi, perderò il controllo. Se voglio rinunciare a un desiderio, il mio desiderio aumenterà (lo aveva capito Oscar Wilde quando diceva che “l’unico modo per resistere a una tentazione è cedervi”).
Questo dovrebbe suggerire quanto siano inutili certi tentativi e certe ingenue raccomandazioni come “non ci pensare!”, “cerca di calmarti!” che ci vengono snocciolate da parenti e amici nei momenti difficili.

Affrontare i paradossi della logica ha contribuito al progresso di filosofia, arte e scienza, e sarebbe ora che contribuisse anche all’evoluzione del nostro rapporto con noi stessi.
Cercare di controllare un pensiero lo alimenta fino a trasformarlo in ossessione (“devo smettere di pensare alla mia ex!”), in panico (“non devo avere paura, devo stare calmo!”), disturbi sessuali (“stasera devo fare tutto per bene”), disturbi post-traumatici (“voglio dimenticare quell’incidente”).

Il generale Sun Tzu, autore de “L’arte della guerra”, aveva avuto quest’intuizione circa 2500 anni fa, e descrive come obbiettivo finale di tutte le sue strategie il principio chiamato “vincere senza combattere”. Significa rinunciare al controllo per far fluire gli eventi, passare dentro a un dolore per poterlo poi dimenticare, accettare la paura per trovare il coraggio, rivelare l’imbarazzo per sentirsi a proprio agio.