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Comunicare o somatizzare: a voi la scelta



Negli ultimi anni mi è capitato di trattare un gran numero di pazienti il cui problema ruotava intorno all’essere troppo gentili.
Si tratta di persone particolarmente sensibili ed educate, quasi sempre donne, con una buona autostima ma convinte di dover recitare una parte per piacere agli altri.
Col tempo questa recita diventa faticosa (essere sempre disponibili) e frustrante (dover fingere di essere qualcun altro), finendo col rendere la persona socialmente passiva e sempre più insicura.
Affrontare un simile problema significa trovare il coraggio di esprimersi e vedere cosa succede.
E dato che il coraggio di affrontare una paura lo si trova soltanto di fronte ad una paura più grande,
ecco qua la paura più grande:

1- Se non verbalizzo, somatizzo.
Ovvero: se una persona non dà voce a qualcosa di importante, quella voce uscirà in qualche altro modo.
Un motivo di stress, un sentimento represso, sono come l’acqua: trovano sempre la strada.
Noi possiamo soltanto decidere se farli uscire a parole, o aspettare che un mal di pancia li esprima al posto nostro. O un bell’attacco di panico, tanto per essere alla moda.

2- se chiudo la valvola finirò con l’esplodere.
Se accumulo troppe cose non dette usciranno in modo esplosivo e nel momento sbagliato.
Come una pentola a pressione, possiamo incamerare solo una determinata quantità di stress prima di scoppiare.
Quindi ogni volta che affronto e risolvo una situazione di attrito evito di aggiungere pressione alla pentola.
Rassegniamoci: questi pensieri sono destinati a uscire comunque.
Quindi la mia scelta è tra farli uscire in modo pacato e costruttivo, sul momento, o fare una scenata qualche giorno/settimana/mese dopo, quando sembreranno completamente fuori scala (così passo anche da matto, fantastico!).

3- finirò per circondarmi delle persone sbagliate.
A parte colleghi di lavoro e parenti, che non si scelgono, decidiamo noi chi vogliamo far entrare nella nostra vita. Simulare di essere qualcun altro farà avvicinare le persone adatte alla persona che fingiamo di essere, non a noi.
Una certa quantità di attrito tra le persone è inevitabile, e non c’è niente di male. Qualcuno se ne andrà dopo aver scoperto chi siamo veramente.
Ringraziamolo: a lungo termine ci saremmo distrutti a vicenda.

4- se mento tratto gli altri come stupidi.

Pensiamoci: dare corda a qualcuno per evitare un conflitto non è come dare per scontato che reagirà male?
“Tanto non mi può capire” – “gli ho dato ragione altrimenti sai che polemica” – “se non faccio così non gli piaccio”.
Questo è dare un giudizio, e per niente lusinghiero.

Ma il problema non era proprio la paura di essere giudicati?

Alla prossima settimana.