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Photowalk#5: Uno nessuno e centomila ARAKI



Con i suoi più di 500 album fotografici, Araki è considerato uno dei fotografi più prolifici al mondo.

Instancabile, all’età di 76 anni, nonostante nel 2013 abbia perso la vista dell’occhio destro, continua a stupire con il suo taglio mai convenzionale.

Ma perché le foto di Araki restano impresse? Non possiamo certo sistemare la questione, adducendo come mera giustificazione il fatto che le sue foto di nudi non passino inosservate…

Allora lasciamoci andare all’immaginazione, entrando in questo mondo carnale e onirico. Facciamo finta di andare indietro nel tempo, precisamente in quella mattina non mi ricordo di che giorno, quando lo intravidi da lontano a Shimokitazawa diretto chissà dove? (e anch’io chissà dove andavo?).

Lo fermo dunque e lo stordisco con una delle lunghissime presentazioni alla giapponese e i modi iper ossequiosi rivolti a una persona di rango considerata praticamente irraggiungibile.
In italiano, in maniera sintetica, suonerebbe più o meno così: Scusi, posso fare una domanda? Che cosa rappresenta per lei l’atto fotografico?

“Il suono dello scatto è il mio battito cardiaco”.

Lo ringrazio inchinando il busto oltre 90°, rischiando dunque anche di essere offensiva e, soggiogata da un misto di modestia, rispetto per l’altro e timore di non disturbare troppo + tendenza all’approssimazione, logica dell’obiettivo raggiunto e repentina condizione mentale di tabula rasa, eccetera eccetera, 等々, torno a casa e mi butto su internet su tutto ciò che trovo su Araki per mitigare il senso di fallimento-grande occasione persa!!

Questo è in sintesi quello che ho capito.

UNO
Per Araki la fotografia rappresenta la vita e di conseguenza la modalità attraverso cui il fotografo percorre il suo tragitto esistenziale. Quale che sia la preda, l’energia profusa nel catturare l’oggetto immerso nel tempo è totalizzante.
(Praticamente Araki vi farebbe diventare isterici perché al vostro cospetto fotograferebbe tutto!).

nobuyoshi-araki-foam

Incline per indole e vissuto a una visione dinamica del mondo, Araki rimane tuttavia dell’opinione che la fotografia resti un falso della vita, un’illusione della realtà la cui intima verità inevitabilmente sfugge, benché sia dell’opinione che la realtà e la finzione siano due facce della stessa medaglia, inestricabilmente legate tra loro.
(Cavoli, la stessa cosa che penso io. I-d-e-n-t-i-c-a!!!).
La visione dialettica permea l’ intera produzione. Uno dei massimi rappresentanti della cosiddetta corrente della “fotografia dell’ Io”(shishashin), alla volontà di svelare il lato intimo del proprio vissuto quotidiano, si affianca la consapevolezza dell’impossibilita di catturare l’essenza del reale.
Tale dilemma irrisolvibile viene esorcizzato in maniera ludica e quasi canzonatoria mediante la falsificazione arbitraria delle stampe per mezzo dell’intervento pittorico o cambiando di proposito la data in cui le foto sono state realmente riprodotte, dimostrando come il medium fotografico renda possibile far passare come vere delle illusioni.
E’ l’esempio della serie di gigli e orchidee in cui è impossibile distinguere la mano della natura dalla mano di Araki o lo Pseudo reportage di Araki Nobuyoshi e lo Pseudo-diario di Araki Nobuyoshi.
“E’ un falso che la fotografia sia un ritaglio della realtà e della verità, perché questo è solo ciò che appare a livello superficiale” sostiene.
In tono naive e fanciullesco, Araki si diverte ad associare immagini apparentemente distanti e ci fornisce innumerevoli occasioni di puro stupore, rendendoci consapevoli dell’enorme potenzialità del medium fotografico.
(Questo Araki finalmente comincia a piacermi!!!)

DUE
Si sa, Araki è conosciuto in particolare per le sue immagini di corpi femminili, spesso legati con corde secondo la pratica artistica e sessuale del kinbaku.

Araki

La donna di Araki è la donna comune che si incontra per strada e con cui il fotografo ha avuto in molti casi una relazione, rappresentata spesso legata e appesa, oggetto del desiderio maschile. Tra KaoRi e le altre, si distingue Yoko, amatissima moglie e musa ispiratrice del fotografo,anche dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1990 all’età di soli 42 anni.
Per enfatizzare il lato erotico, Araki come il regista Ozu, utilizza un’angolazione bassa, a livello del tatami, mediante cui anche una bambina si trasforma in oggetto del desiderio.

Araki donna

La sua ricerca dell’eros non conosce limiti: uova alla coque, orchidee, strade asfaltate, tramite close-up e uso sapiente dell’illuminazione artificiale si trasformano in visioni sensuali.

Araki orchidea

Per alcuni scatti ritenuti pornografici, Araki fu più volte arrestato per denuncia di oscenità, ma non fu mai detenuto ed è innegabile il merito di aver contribuito ad alleviare le rigide norme sulla censura che regolamentavano l’espressione artistica attraverso le sue sfide alla morale pubblica del tempo.(Qui è imperativo il silenzio dell’assoluto rispetto).

TRE
“Se la fotografia equivale a fermare e fissare un’azione, allora è l’atto più vicino alla morte”.
La vita e la morte sono elementi chiave della sua produzione, anche quando non sono intenzionali, come nella famosa foto che ritrae Yoko accasciata su una barca durante il viaggio di nozze del 1971. Yoko in preda alla stanchezza dorme ma la posizione fetale e l’angolazione dello scatto sembrano presagire che l’allontanamento dalla vita sia già in atto.

yoko Araki

Un altro esempio è costituito da Tombeau Tokyo, in cui i grattacieli di Tokyo sono associati alle lapidi di un cimitero.

tombeau-tokyo Araki

QUATTRO
Araki è noto per la sua capacità di scegliere la macchina, la pellicola e l’obiettivo più adatti al soggetto. Più che dare peso all’inquadratura, pone l’accento sulla preda. Rifugge dalle fotografie “troppo fotografie”, e la sua produzione è un continuo disfacimento di tutte le formalità della fotografia apprese negli anni degli studi.

Ma poi chi è Araki?
Rileggetevi le prime 3 righe e se non vi bastano anche queste che seguono, così facciamo subito gli intellettuali fighi sbandierando qualche nozione in più, che poi davvero, non interessa a nessuno.

Araki è nato a Minowa, un quartiere popolare di Tokyo. Il padre proprietario di un negozio di geta era appassionato di fotografia. Fu lui a regalargli una Baby Pearl 3×4 nel 1952, quando Araki aveva 12 anni.
Dopo il conseguimento della laurea in ingegneria con indirizzo fotografico e cinematografico, nel 1964 riceve il premio fotografico Taiyo per giovani fotografi con la serie “Sacchin”. Nel 1971 pubblica a proprie spese 1000 copie della sua prima raccolta fotografica che ritrae il suo viaggio di nozze –Viaggio sentimentale-. Decide di diventare fotografo indipendente nel 1972.