Siamo tutti kamikaze (feat. Bukowski, mia nonna Ada, Enrico Fermi)
di Andrea Aiazzi29 Novembre 2016
Mia nonna materna era un pò una strega.
Un paio di volte all’anno mi “toglieva il malocchio”, qualsiasi cosa volesse dire.
Altre volte invece mi “segnava i vermi” per farmi guarire dalla febbre.
So che sono vecchie tradizioni legate alla classe contadina da cui discendo.
Credeva al malocchio nella misura in cui credeva nella potenza dell’invidia e dell’odio.
E faceva bene.
Sono stato educato ad avere paura di entrambi questi sentimenti, perché sono tra i più distruttivi che l’uomo possa provare.
Ma soprattutto sono autodistruttivi.
Per questo motivo, quelle rare volte in cui mi sono scoperto a odiare o a essere invidioso di qualcuno, ho sempre cercato di estinguere questi sentimenti il prima possibile.
Per aiutarmi in questo, sempre la mia cara nonna mi insegnò una cosa che non ho mai dimenticato, e che voglio raccontarvi.
Mi disse: “se tiri un accidente a qualcuno (ovvero se auguri il male a una persona), è possibile che il tuo malaugurio si avveri, ma ricorda che poi subirai la stessa sorte“.
Ovvero, se auguri a qualcuno di soffrire devi essere pronto a subire la stessa sofferenza.
E’ una frase straordinaria per vari motivi.
Prima di tutto è vero: l’odio consuma la persona che odia quanto quella odiata (se non addirittura di più), quindi odiare significa distruggere a costo di essere distrutti. Praticamente un attacco kamikaze.
Secondo: sul punto di augurare qualcosa di brutto, anche fosse “speriamo ti schianti” alla macchina che mi taglia la strada, quest’idea mi ha sempre fatto capire che non ero disposto a rovinarmi la giornata o la vita per quello che mi avevano fatto.
E che quindi, tutto sommato, non valeva la pena di odiare nessuno.
Una cosa è la rabbia verso qualcuno, che va espressa allo scopo di non implodere.
Un’altra cosa è l’odio, e internet ha portato alla luce quanto ce ne sia in giro.
Ho smesso di leggere i commenti ai video di Youtube perché sono allucinanti.
E a breve smetterò di leggere anche le discussioni su Facebook.
Ma veramente voglio dedicare la mia vita e le mie energie all’odio?
Fosse anche per una giusta causa, quale cambiamento può portare?
Enrico Fermi ha scoperto la fissione nucleare, e ne hanno fatto un’arma.
Forse anche gli inventori di Internet adesso si stanno sentendo male.
Abbiamo trasformato la Rete in una bomba.
La mia non è una questione di buonismo, ma di economia delle emozioni.
Un bellissimo monologo nel film “Factotum” basato su un racconto di Charles Bukowski, sintetizza questi concetti in modo ineccepibile.
Ve lo riporto integralmente.
Leggetelo piano piano.
“E’ incredibile quanto ferocemente ci attacchiamo alla nostra infelicità.
L’energia che bruciamo per alimentare la nostra rabbia.
Incredibile quanto un momento siamo lì che ringhiamo come bestie, e un momento dopo ci siamo già scordati come e perché.
E questo non per ore, o giorni o mesi, o anni.
Ma per decadi.
Vite completamente usate, consegnate agli odii e ai rancori più insignificanti.
Alla fine qui, non resta niente alla morte da portare via”.
Alla prossima settimana.