Ci siamo svegliati con un’ennesima notizia di un attentato in Inghilterra.
A Manchester un suicidia si è fatto esplodere ad un concerto di Ariana Grande uccidendo 22 persone. Le vittime erano OVVIAMENTE in gran parte adolescenti. Ovviamente perché Ariana Grande, per chi non lo sapesse, è una teen idol e il suo target di pubblico sono giovani e adolescenti. E chi si è fatto saltare in aria sapeva benissimo quale età avevano le vittime.
Trovo tutto questo spregevole e terrificante, per questo si tratta di terrorismo.
Terrificante e non terrore, ovvero paura.
Perchè io non voglio aver paura.
Dovremmo essere abituati a notizie del genere, dopo gli attentati di Parigi, quelli del Bataclan, della redazione Charlie Hebdo, le bombe alla maratona di Boston, gli assassini al museo del Bardo a Tunisi, quelli ai mercatini di Natale a Berlino, gli innumerevoli attentai a Istambul, quelli sulla via Drottninggatan in Svezia, quelli di Nizza per i fuochi della festa nazionale francese, quelli a Westminster a Londra e altri piccoli e grandi attentati.
Una lista orribile, che l’abitudine fa sembrare una lista della spesa.
Invece no, non è così, banalità del male un cazzo.
Non è così perchè, anche se non sono stati colpiti sempre italiani (nel caso del Bataclan e di Berlino si), stanno colpendo le nostre abitudini occidentali. Abitudini non fondamentali se vogliamo.
Perchè noi abbiamo abitudini terribili, come andare nei centri commerciali, a comprare palle per l’albero ai mercatini di Natale, a correre come degli scemi per 43 chilometri, ad un concerto rock nel peggior club della città, andare in un museo, guardare i fuochi d’artificio, camminare nelle vie del centro a Stoccolma solo per i saldi e si, anche mandare un figlio quattordicenne a vedere una sfigata americana che canta, se gli piace. Magari a 18 anni rinnegherà di essere mai stato a quel concerto, ma se oggi vuole andare, nella nostra imperfetta democrazia e nel nostro più che mai imperfetto mondo capitalista, è libero di farlo.
Come ero io libero di andare a sentire gli 883 e cantare canzoni di merda come “Sei un mito” o Jovanotti belare “Serenata Rap”.
Voglio un giorno portare mio figlio a Londra, a Parigi, al cinema più grande e figo della città a vedere Star Wars e se ne avrà voglia, anche nel più brutto centro commerciale (sei sicuro vero? Si? Ok! Andiamo!).
Quindi non me ne frega molto se sei uno sfigato cresciuto nelle peggiori banlieu parigine, o un rapper che non ha mai avuto molto successo, se sei uno che ha perso il lavoro o se questa società è pessima. That’s life, è la vita! Anche io ho avuto una pessima adolescenza fatta di brutti bar, 883 e tante tante jam pessime, fatta di rapper tristi.
Mio padre ha perso il lavoro decine di volte e credimi, si è sempre rialzato da solo.
Non c’entra la religione, ascoltami e neanche la società.
E non me ne frega neanche molto se Saviano dice che tanti giovani camorristi vi prendono per esempio.
Non siete coraggiosi, non avrete nessuna ricompensa.
Per me siete solo degli sfigati, che non trovano altra soluzione che uccidere innocenti. Sfigati.
E se mio figlio vorrà andare a vedere Ariana Grande o Selena Gomez, io lo accompagnerò.