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Quanta scienza mi hanno insegnato i fumetti



Bentornati al secondo episodio della rubrica nella quale faccio fare brutta figura al Ministero dell’Istruzione e vi faccio credere che Stan Lee sia stato il mio preside.

Oggi parleremo, con la massima leggerezza possibile, di quanta scienza mi abbiano insegnato i fumetti di supereroi e i fumetti in genere. Da Archimede Pitagorico che spiega il teletrasporto (chiamandolo “la velocità del pensiero”) a degli stupefatti Qui Quo e Qua, fino alle derive deliziosamente sci-fi di alcune spiegazioni in piena Golden Age.

I fumetti sono stati, come già detto nel primo articolo di questa serie, una spinta fondamentale per la mia sete di conoscenza. Spesso sostituendosi all’istruzione canonica.

Nella seconda metà degli anni ’80, quando iniziai in pianta stabile a leggere le avventure dell’Uomo Ragno, le nozioni scientifiche contenute in quelle gloriose pagine erano ancora figlie dell’ingenuo sguardo al futuro che gli autori avevano negli anni ’70 e prima ancora nei Sixties.

Ancora tutto veniva spiegato con l’onnipresente energia nucleare: tutto era radioattivo.
Come se la radioattività fosse una magica chiave che permettesse l’accesso ad un mondo fatto di superpoteri e scienza di confine.
Peter Parker era l’Uomo Ragno perché punto da un ragno radioattivo, Bruce Banner spendeva un sacco di soldi alla Upim ogni volta che si incazzava per colpa delle radiazioni Gamma di una bomba, Sue Storm era la moglie più soddisfatta d’America grazie alle radiazioni cosmiche.

spiderman alex ross

Oggi non è più così, l’ingenua visione del mondo di quei tempi cozza clamorosamente contro la disponibilità trasversale della conoscenza che abbiamo in questo periodo storico. Internet mette nelle mani di chiunque il sapere (che poi chiunque sia in grado di discernere il sapere vero dalle bufale é un altro discorso, che non faremo qui).

Ecco che quindi la scienza nei fumetti, soprattutto quelli di supereroi, diventa più presente e più “spiegata”, diventa più uno specchio di ciò che le università e i ricercatori scoprono quotidianamente e non più un semplice afflato futuristico e futurista verso un domani idealizzato.

Quello che non cambia è, ieri come oggi, che i fumetti hanno ancora la capacità (oserei dire il superpotere) di stimolare la curiosità di chi li legge, la voglia di saperne di più, la sete di conoscenza.
Così come 28anni fa un bimbo di otto anni si perdeva nelle spiegazioni pseudoscientifiche di un Reed Richards qualsiasi ma assisteva anche, inconsapevole, alla nascita di un interesse personale verso la scienza (proprio grazie a quegli stimoli).
Così oggi un adulto come il sottoscritto, vede la propria sete di sapere appagata dalle colorate pagine delle avventure dei propri eroi e da pubblicazioni trasversali che ne sono la diretta conseguenza, come l’imperdibile saggio: “la fisica dei supereroi” del Professor James Kakalios, opera divertente e divertita che sfrutta le grandiose imprese ai confini della fisica e della matematica di personaggi come Superman e l’Uomo Ragno, per spiegare principi base delle norme naturali che regolano il mondo in cui viviamo.

fisica-supereroi

Ho imparato molte cose sui fumetti e molte altre direttamente a causa loro, però non smetterò mai di ringraziarli anche per un altro motivo(già esplicitato nella mia recensione di GOTG VOL.2): i fumetti hanno la capacità di titillare contemporaneamente una sana voglia di apprendere (e a volte sono loro stessi ad insegnarti qualcosa) ed un ancor più sano “sense of wonder”, bilanciando quasi poeticamente la spiegazione razionale di un accaduto e la… “Accettazione per fede ” di altri avvenimenti.

Ad esempio sono ancora convinto che l’astronave di Star Lord sia spinta da un motore alimentato in egual misura da musica anni ’80 e promiscuità sessuale.