Regia di Michele Placido
Italia, Francia, Gran Bretagna, Usa 2005
Romanzo Criminale è la storia della banda della Magliana che, tra gli anni 70 e 80, ha tenuto in mano la città di Roma intrecciandosi alla vita politica e ai misfatti italiani di un ventennio.
Ma Romanzo Criminale è anche la storia di un’amicizia di ragazzi straccioni che sognano di essere padroni di Roma e che da grandi ci riescono. E’ la storia del Libanese che ha già scontato un periodo in carcere per soccorere un loro compagno rimasto ucciso dalle guardie. E’ la storia del Freddo, successore del Libano e legato al suo ricordo, fornitore della droga che ucciderà il suo stesso fratello, innamorato di una donna per cui il romanzo criminale diventerà romanzo popolare.
E’ la storia del Dandy, il pidocchio infarinato che cerca con i soldi di creare un’immagine bella e lussuosa di sé, innamorato alla follia di una splendida Patrizia, prostituta di professione, e affascinato dal potere.
Il film è dinamico, veloce pieno di colpi di scena e nonostante le sue due ore e mezza di proiezione scorre benissimo senza avere mai cali.
L’interpretazione del cast è poi superba: Favino nel ruolo del Libano con la sua forte fisicità, il Freddo, Kim Rossi Stuart, altissimo e impassibile non si può immaginare nessun altro al suo posto; il Dandy , Santamaria il facilone modaiolo; il bravissimo Scamarcio nella parte del Nero.
Ahimè il mio amatissimo Accorsi, coi baffetti, l’unico veramente blando….
I giovani ragazzi della magliana dopo essersi imposti sulla scena grazie ad un sequestro di persona, il controllo della droga e poi dei locali della città, vengono corteggiati dapprima dalla mafia e poi circuiti e raggirati come marionette inconsapevoli dai poteri segreti dello stato.
Teatro delle gesta della banda è l’Italia politica dal sequestro di Moro, all’arrivo di tangentopoli, passando per la P2 alla strage di Bologna, costruita con uno splendido alternarsi di scene reali del tempo e ricostruzioni sceniche, fatte apposta per scandalizzare anche un uomo come il Freddo che difficilmente può sconvolgersi ancora. Immagini che ci turbano e che ci restano dentro e che guardiamo con gli occhi increduli e sbigottiti del protagonista. Tutto ciò si intreccia con la vita dei gangster all’italiana: il libano che resta solo e viene ucciso, il Dandy innamorato di Patrizia a sua volta amata e amante del commissario Scialoja che indaga senza tregua sulla banda. Il Freddo e la rinuncia a tutto per amore, persino della sua stessa vita pur di stare ancora con lei.
Non ci sono personaggi positivi. Nessuno è buono, e il film risulta quindi spietato. Cattivi e cinici i componenti della banda, spietati gli uomini dei servizi segreti, altrettanto arrivista e affamato di potere e soldi Scialoja.
Spietato anche politicamente e molto coraggioso anche più del libro di De Cataldo che non rinuncia a scriver la sceneggiatura di questa riuscitissima pellicola. Il cecchino che uccide davanti alla Chiesa il Freddo, e il buio che cala di nuovo impenetrabile sui fatti e i misfatti italiani.
Che bello questo film, quanti interrogativi ci apre, quante amarezze ci lascia e di risposte purtroppo nessuna. Ma in realtà questa storia non voleva essere di denuncia. Questa è una storia che voleva essere raccontata, una storia di amicizia in cui in un mondo migliore la banda si ritrova, unita tutta insieme e lontana anni luce dalla politica squallida che a oggi non è ancora cambiata.