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VENEZIA È BELLA MA NON CI VIVREI
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La banda del Trucido



Regia di Stelvio Massi
Italia 1977

Locandina del film

Stelvio Massi da regista e Dardano Sacchetti da sceneggiatore, ne La banda del trucido, creano con questa pellicola un vero e proprio sottogenere all’interno del poliziesco italiano: il filone de “er Monnezza”. Filone ampiamente caratterizzato dalla comicità popolare tipicamente romana e dalle gag irriverenti e coatte condite con una splendida mimica di Tomas Milian, a discapito però della trama.

Ne La banda del trucido, er Monnezza è sia il proprietario di un finissimo ristorante romano ( la parolaccia ) che maestro di una piccola scuola per borseggiatori e delinquenti che come prima regola però ha quella del non uso delle armi.

Un criminale siciliano, Belli, chiede in prestito al Monnezza uno dei suoi scagnozzi per compiere una rapina ai danni di due rappresentanti di gioielli. Il Monnezza non è affatto convinto, ma Ranocchia accetta. Il colpo va male una prima volta. Al secondo tentativo riesce, ma quando Ranocchia chiede la sua parte questi viene ucciso. Nell’ambiente poliziesco invece troviamo il comandante Ghini che subentra a Taddei che era stato ucciso. Ghini scova subito l’assassino di Taddei e dopo si mette sulle tracce di Belli assieme al Monnezza.

Per belli non c’è scampo alcuno e durante uno scontro viene ucciso, ma riesce anche ad uccidere il commissario Ghini. Il Monnezza recupera così il bottino di gioielli e divide il malloppo con i suoi amici e con la moglie che lascia portando con sé invece l’amato figlioletto.

Il film si distingue dal genere sopra citato in quanto alterna momenti in cui c’è il duro rappresentate della legge ( Luc Merenda ), peraltro non più infallibile, a momenti di altissima comicità nelle scene in cui è presente Milian. Quest’ultimo non appare tra gli sceneggiatori però ha scritto lui stesso le sue battute, diventate simbolo ed espressione di una romanità tanto scurrile e coatta e tanto vera che oggigiorno non si ritrova più nei film educatamente corretti, anche grazie e soprattutto per lo splendido doppiaggio di Ferruccio Amendola che ha fortemente caratterizzato e intonato Er Monnezza definendolo in ogni sua espressione vocale. Sarà proprio la volgarità del lessico, il super utilizzo di: a li mortaci, a gettare le basi ad un personaggio che caratterizzerà fortemente il cinema B-movie degli anni 80.

Una sorta di omaggio se vogliamo per finire, anche a una certa delinquenza bonaria di una volta, del tutto contrapposta a quella feroce di oggi.