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ERA DAVVERO UNA SPADA DI HATTORI HANZO
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Man on Fire



Regia di Tony Scott
Produzione Usa, Messico 2004

Man on fire

“La chiesa dice che bisogna perdonare” “ Il perdono è una cosa tra loro e Dio. Il mio compito è farli incontrare.”
Prendiamo un giovane regista: Scott “il minore”, un gran sceneggiatore Brian Helgeland (Mystic river, un’Oscar per L.A. Confidential), aggiungiamoci una bella fotografia patinata dai colori acidi, gran musica techno, un montaggio elettrico e veloce, l’indiscusso talento di Denzel Washington e la sentita interpretazione della piccola Dakota Fanning, mescolate il tutto ed otterrete 104 minuti di film densi ed emozionanti. Per gli amanti del film d’azione una pellicola da non perdere già solo per il montaggio che intravediamo fin da subito particolarmente movimentato anche nei titoli di testa.
In Messico un’organizzazione criminale ha sequestrato 24 bambini in soli 6 giorni. E così anche la ricca famiglia Ramos decide di ingaggiare una guardia del corpo per proteggere la piccola Lupita. Viene chiamato un ex agente della CIA Jhon Creasy grazie ad un suo vecchio amico. Creasy ha un passato da dimenticare, è cinico freddo e ha problemi con l’alcol. All’inizio è anche infastidito dalle domande insistenti e petulanti della piccola Pita. Ma a poco a poco tutto cambia: la dolcezza e la spontaneità della piccola riescono a scaldare anche l’animo di Creasy che stringe con lei un legame sincero, pieno di complicità. La piccola Pita rappresenta per lui la sua seconda chance, il riscatto che attendeva, il ritorno alla vita.
Pita viene però rapita durante uno scontro a fuoco in cui Creasy viene ferito gravemente. La procedura per il pagamento del riscatto non va a buon fine e Creasy decide di vendicarsi di chi le ha tolto la piccola Pita. La caccia è spietata ed un uomo da solo scatena il panico in una Terra in cui legalità e illegalità pian piano sembrano andare a braccetto. Nessuno sembrava poter nulla, né la stampa ( c’è anche Giancarlo Giannini, bravo e simpatico nella sua interpretazione), né la polizia , ma Creasy non è nessuno, da la caccia all’organizzazione a suon di dita tagliate, colpi di doppiette e bombe infilate in posti improbabili.
Denzel Washington è superbo nella sua interpretazione cupa e profonda di Creasy che ci danno modo di capire attimo dopo attimo i turbamenti dell’animo tormentato dell’ex agente della CIA.
Una storia dal finale non tenero, non lieto ma una storia ben raccontata che non si inceppa mai e che ha voglia di proseguire il suo racconto.
Bellissima la scena del rave party in cui nella normale bolgia infernale di corpi invasati dalla techno, Creasy inizia a sparare e la gente non si stupisce convinta di assistere ad uno spettacolo e segue gli spari ballando fino all’esplosione del locale…
Eh si, il rave ci sballa proprio il brain!!!