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UNA TEMPESTA INTEMPESTIVA
MUSIC

Artificial Kid numero 47



Sicuramente uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni.

Un viaggio fantascientifico che ricorda i racconti di Philip K. Dick, il cinema di Ridley Scott e i fumetti di Héctor Oesterheld.

Ho avuto l’onore e il piacere di fare due chiacchiere con gli autori.

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OMAR: Ciao ragazzi! Perché il progetto si chiama “Artificial Kid numero 47”?

DANNO: L’idea di partenza era quella di raccontare una storia, la storia di un mondo del futuro in cui le macchine stanno prendendo il sopravvento e in cui il sistema costruisce i suoi moderni schiavi, gli Artificial Kid, prototipo di “uomo nuovo”, in parte umano e in parte macchina. Mi immaginavo un sistema dittatoriale e industrializzato al massimo che producesse in serie i suoi schiavi meccanici.
Fra questi Artificial Kid, ce n’è uno, il Numero 47, che ritrova in qualche modo la sua coscienza e decide di ribellarsi al sistema che lo ha generato. La sua missione è trovare una traccia dell’umanità perduta e salvare la sua parte umana prima di essere rimpiazzato dai nuovi modelli. La sua arma è il suo braccio meccanico, che si trasforma in Kalashnikov quando entra in modalità da battaglia T Rex. Al di là di questo il titolo è sia una citazione a Bruce Sterling (Artificial Kid è il titolo di uno dei suoi libri più famosi), sia un trick per avere la sigla AK 47..

CRAIM: Perché il Danno è un pazzo!

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OMAR: Pur venendo da tre zone diverse d’Italia siete riusciti a sviluppare un prodotto di qualità. Quali sono state le difficoltà che avete riscontrato?

DANNO: L’unica vera difficoltà è che io sono schizzinoso a bestia nello scegliere le basi, non mi decido mai e cambio idea mille volte al giorno. A parte questo aggiungo ai problemi la mia pigrizia e il mio disordine mentale che mi porta a non avere mai un piano o un progetto da seguire, ma mi costringe a muovermi a salti, come il videogioco Frogger. Tolto il problema di costringermi a scrivere e a registrare, superato ciò, le uniche difficoltà erano a livello pratico, mixare i pezzi, trovare un buono studio per il mastering, dargli un adeguata veste grafica..

STABBYOBOY: La qualità del prodotto non è correlata alla locazione geografica dei componenti del gruppo ma dalla loro attitudine, comunque lavorare a distanza non è stato esule a dare problemi soprattutto di tipo logistico. Il lavoro di produzione dell’album non ha portato via una quantità di tempo troppo estesa, anzi, diciamo che io mi sono trovato con Danno a casa mia per una settimana che mentre io lavoravo ancora sullo scheletro dei beats scriveva le strofe seduto sul mio letto. Abbiamo registrato le voci e chiuso i pezzi praticamente in 3/4 giorni. Una volta finito tutto ci siamo detti “chiamiamo un dj in grado di entrare nel mood” e la scelta è ricaduta naturalmente su Craim, l’ho chiamato, lo ho obbligato a prendere un treno e in 2/3 giorni abbiamo aggiunto i cut su Artificial Kid.
Diciamo che ho coordinato tutto io, dalla registrazione al montaggio e il resto ed e è anche per questo che l’intero lavoro ha un suono bello omogeneo.

CRAIM: Per quanto riguarda me ci sono stati un po’ di problemi all’inizio nel capire cos’è che effettivamente loro volevano io facessi, e che tipo di impronta volevo dare io col mio apporto.
Le idee erano molto confuse, non sapevo nemmeno se avrei partecipato a più di qualche pezzo e con dei classici interventi scratch. Sentivamo di doverci incontrare per interagire meglio e così abbiamo poi effettivamente fatto. Il tutto poi è venuto fuori in modo abbastanza naturale, siamo dei fiumi in piena di creatività. E adesso comunque viviamo tutti nella stessa città.

OMAR: Le tematiche affrontate nel disco sono ben chiare. Che cosa ha fatto scaturire la parte artificiale che è in voi?

DANNO: Io sono da sempre così. Da bambino a parte i dinosauri mi interessavano solo i robot, le astronavi e i fumetti.
Zero calcio, zero sport, zero vita sana.
Sto in overdose di fantasia da anni, e vivo per metà nei mondi virtuali che le moderne tecnologie mi offrono, e per metà chiuso in casa a farmi prendere dall’ansia e dalle paranoie.
Se mi metti davanti a un videogioco che mi piace ci posso perdere la vita. Questo per dire che io nerd inside lo sono da sempre. Oltre al mio lato nerd ne ho uno, che conservo gelosamente, che è più attento a tutto quello che potrebbe essere chiamato “politica” o “sociale”. Non è stato difficile mettere insieme tutti i pezzi collezionati durante la mia vita e tirare fuori un concept come quello di AK. Anzi, io in realtà non ho inventato nulla né ho aggiunto chissachè… Tutto quello che dico è stato già detto dai vari Blade Runner, Fuga Da New York, Matrix e compagnia bella.. Io mi sono solo limitato a metterlo in forma di rima e Stabbyo e Craim hanno inventato i giusti suoni. Poi venne Champa coi suoi disegni, e il quadro fu completo…

STABBYOBOY: Diciamo che ci è voluto molto poco. Le tematiche sia a livello di testi che a livello musicale erano nelle nostre teste da tempo immemore, come anche l’idea generale dietro alla “metafora” cyber della situazione in cui viviamo. Come ho già affermato altrove, ho una visione abbastanza chiara di quello che Il Sistema ha fatto, sta facendo e farà, quindi, dalla mia posizione, ho solo cercato di mandare un segnale del tipo “a me non mi freghi tanto facilmente”.

CRAIM: Credo sia il modo migliore per rappresentare quello che ci sta succedendo intorno. Il problema è che la realtà è peggiore della fantasia.

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OMAR: Questo disco cosa rappresenta per voi tre?

CRAIM: Un vanto.

DANNO: Uno sfizio che ho voluto togliermi. Una piccola rivincita sul tempo che ho passato sognando ad occhi aperti, il mio personale romanzo di fantascienza in chiave rap, la mia Tragedia, il mio film, il mio fumetto. Il mio grido di allarme verso un mondo sordo che non si accorge più di nulla e che sta sempre più perdendo la sua umanità. Ecco, penso che il concetto intorno al quale ruota tutto il disco sia proprio il significato di “essere umano”.

STABBYOBOY: Per me rappresenta una bella botta di autostima e un mini regalo che mi sono fatto.
Lavorare con Danno e Craim è stata una bellissima esperienza non tanto legata al prestigio e alla fama ben nota del loro nome, quanto a livello umano.
Con Danno ho un rapporto molto stimolante (evitiamo battute facili), abbiamo passato molto tempo insieme e adesso che vivo a Roma abbiamo la possibilità di vederci molto più spesso di prima: siamo capaci di stare insieme e non parlare mai di qualcosa che riguarda il rap o cose simili, è una bella amicizia. Con Craim è tutta un’altra storia: abitiamo insieme a Roma in questa casa assurda in cui siamo io, lui e dj Baro… Essendo il più piccolo della comitiva è continuamente soggetto a episodi di nonnismo necessari per la sua crescita!

OMAR: L’aneddoto chiave del disco?

DANNO: Fu tutta colpa del pezzo CPSOM. Era un periodo nero per me, avevo visto Scanner Darkly e mi colpì la frase sugli scanner. Non riuscivo a vedere chiaramente nulla, confusione totale, e proprio come il protagonista del film speravo che qualcuno o qualcosa avesse potuto vederci meglio… Questa idea mi trasmetteva un senso di vuoto e di freddo.
E un profondo senso di solitudine. È nato così il testo di CPSOM, e per quanto “fantascientifico” sia, è insieme a “la Verità” il pezzo più personale, quello dove ci sono più cose mie dentro. Probabilmente non ho il coraggio di parlare delle mie ansie e delle mie insicurezze in modo diretto, per cui ho cercato un mezzo a cui affidare la mia paura. L’idea era di fare quello e stop. Un pezzo da mettere su internet. Erano anni che volevo fare una cosa cyber, ma allo stesso tempo non mi piace esagerare troppo con il rap. Sono uno di quei pochi fessi che ancora si fa problemi a dire qualcosa in un testo.
Oggi chiunque dice la peggio stronzata senza porsi minimamente dubbi, ma io no. Io non sono come gli altri là fuori. Io ancora ci tengo a certe cose e mi chiedo sempre “posso permettermi di dire una cosa del genere?” e ho capito che se avessi voluto parlare di cyber avrei dovuto staccarmi da me stesso e dalla mia vita reale, e inventare un personaggio che potesse esprimere al meglio le mie visioni. Per fare CPSOM Stabbyo mi avrà mandato sì e no 20 basi diverse, e io ogni volta gliele scartavo. Poi abbiamo trovato quella giusta e abbiamo fatto il pezzo. Quel pezzo per me è importantissimo, è la sintesi totale. Fosse stato per me mi sarei fermato a quel pezzo. Non avevo bisogno di aggiungere altro. Invece Stabbyo mi ha fatto un discreto pressing e le basi che avevo scartato non erano male, l’idea di un concept Ep mi frullava da tanto in testa e ci siamo messi d’accordo sul fare altri 5 pezzi, che poi sono diventati 9 in totale. Ho finito di scrivere i pezzi in corriera andando a L’Aquila da Stabbyo, abbiamo registrato 3 pezzi in un pomeriggio e altri 4 il pomeriggio dopo, da pazzi. In due giorni ci siamo ritrovati con 8 provini grezzi da cui poi, togliendo e aggiungendo, sono nate le canzoni che compongono AK…

CRAIM: Per me l’aneddoto chiave è stato quando io e Simone stavamo andando a casa di Stefano per concludere di registrare il disco e siamo rimasti senza benzina in autostrada. Tanto l’avrebbe fatta appena entrati in autostrada.

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OMAR: È raro trovare un progetto musicale così ben curato sotto tutti i punti di vista. Come siete arrivati a scegliere la veste grafica?

DANNO: Ah, siamo partiti contattando BLU che per me è un genio assoluto. Purtroppo Blu non aveva il tempo necessario per stare dietro al progetto e abbiamo contattato diverse persone prima di arrivare a Champa. L’incontro con Champa è nato per caso, ma è stato amore a prima vista. Io volevo uno che inventasse un mondo, un character Artifical Kid, uno che vedeva quello che vedevo io. Senza Champa, Ak non sarebbe quello che è ora. Non sarebbe vivo come lo è adesso. Champa è un fulminato peggio di noi, è uno che prima di finire la copertina stava già lavorando a progettare il braccio meccanico di AK a grandezza naturale e dopo pochi giorni l’ha costruito. Inoltre è uno di quelli che gioca ai giochi di ruolo dal vivo, che si veste da elfo scuro e insieme ad altri cento pazzi si danno battaglia in qualche sperduta collina fuori città. Aka è l’uomo perfetto per noi.

STABBYOBOY: Bisogna dire subito che il disco era bello e finito ma non avevamo ancora una qualche idea per la veste grafica. Molte persone, anche note, si sono proposte e poi tirate fuori dalla realizzazione dell’immagine visiva di AK. Stavamo impazzendo. Un giorno arriva Danno e mi dice “forse ho trovato l’uomo che fa al caso nostro” (evitiamo battute facili – pt.2): è così che è saltato fuori Champa! Lui ha ascoltato il disco, ne è rimasto entusiasta e ha iniziato, anche sotto l’influsso delle nostre idee e direttive, a generare una quantità di disegni imbarazzante. Ha dato lui una fisicità a Numero 47 calandosi perfettamente nel mood del lavoro e valorizzandolo più di quanto avremmo mai potuto fare noi. Il booklet del disco vi farà capire esattamente quello che sto cercando di dire.

CRAIM: Secondo me è stato il progetto ad aver trovato il Champa.

OMAR: Progetti in cantiere? Esisterà un seguito di AK47?

DANNO: Non credo, è un Ep dalla tematica ben precisa e non so quanto avrò voglia di aggiungere in merito. Inoltre sono concetti che, seppur in chiave diversa, avevo già trattato nei miei testi. Fare un seguito di AK mi sembra una cosa difficile e forse andrebbe a togliere un po’ di “unicità” che ora ha l’Ep. Non escludo però che ci possano essere delle chicche, dei remix o degli inediti che usciranno magari online per i malati che stanno in fissa. Mi piacerebbe fare un pezzo AK con Paura. Lui ci sarebbe dovuto stare su questo progetto, perchè è un malato di cyber più di me e avevamo già il titolo pronto per il pezzo “alle porte di Tannoiser”. Poi alla fine io ho optato per la modalità “solo”, ma sarebbe una gran cosa fare un inedito con King Curci…si vedrà…

STABBYOBOY: In questo periodo sono stressato, sono in fase di recupero psicofisico per 543584384 motivi diversi ma riesco comunque a mettermi sulle mie macchine con l’intento di fare sempre qualcosa. Sto producendo alcuni beat per alcuni soggetti poco raccomandabili della scena romana, DEVO chiudere il disco con Fabiana Fondi per il progetto Liquid Minds e devo trovare un lavoro. Per quanto riguarda Artificial Kid non credo avrà un seguito, il bello di “Numero 47” è proprio il fatto che ha un inizio, uno sviluppo e una fine; riproporre un nuovo AK sarebbe come resuscitare Numero 47 dopo la sua disconnessione e rottamazione… La prossima generazione tecnologica però può fare cose a cui ancora non siamo abituati e chissà che un nuovo Artificial Kid non appaia!?

CRAIM: Non c’è tempo, tanto il mondo finisce nel 2012..

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OMAR: Saluti

DANNO: A tutti! YO!

CRAIM: Devo salutare mia mamma aka la genitrice aka “la grande madre” (per rimanere in tema) che non saluto mai, e me lo fa sempre notare.

STABBYOBOY: Odio i saluti per un motivo: sembrano un modo per far sapere a tutti quanta gente si ha intorno (che poi sono sempre le stesse persone)… Chi mi conosce sa che sono molto aperto e sincero e, spero piacevole. Quindi non ho bisogno di esplicitare al mondo quali sono le persone a cui io sono grato; preferisco siano loro a sentirsi in qualche modo “ringraziate” da me con quello che riesco a dimostrare. Saluto le persone che mi sono sempre vicine, soprattutto in momenti bui, saluto le persone che sanno sorridere quando fa bene e saluto le persone che hanno “scelto” di non sorridermi più… Vi porto tutti con me.