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ANGOLA I DEFLETTORI
MUSIC

The low end theory



A tribe called quest “The low end theory”


Beh… che dire di questo disco? Viene considerato da molti il disco migliore della storia dell’hip-hop e, per quanto queste definizioni lascino il tempo che trovano, di sicuro almeno sul podio ci sta di diritto.
Basta dare un occhiata alla tracklist del disco… butter, check the rhyme, jazz, scenario… tutti pezzi che han fatto la storia di questo genere. I Tribe Called Quest si inseriscono nella scena newyorkese e precisamente nel filone delle Native Tongues, una crew dedita a messaggi positivi (che si andava contrapponendo a l’allora nascente gangsta rap) e alla riceca dell’Afrocentrismo, all’interno della quale si muovevano anche De la Soul , Jungle Brothers, Black Sheep, Queen Latifah e Monie Love. La particolarità di questo trio di Jamaica (Queens) è la chimica che risulta dalla loro unione; presi singolarmente infatti nessuno di loro é certo un fenomeno (Phife non sarà mai un hype man come Flavour eeaahh boy” Flav, Alí Shaheed Mohammed di certo non sarà mai confuso con Dj Premier) ma messi assieme… come si dice da queste parti.. danno le paste a tutti.
Anche da un punto di vista musicale i Tribe prendono le distanze dai loro contemporanei, seguendo la via del jazz rap già intrapresa dai loro “padrini” De la Soul invece di utilizzare gli ormai stra-sentiti campioni di James Brown che allora andavano per la maggiore. Il disco
suona quindi morbidissimo, smooth like butter come direbbe il buon Phife, tutto costruito su campioni di jazz e di alternative rock anni 70 (per avere un’idea ascoltatevi la bellissima “jazz (we’ve got it) costruita su un campione di “Green Dolpin Street” di Sonny Lester), mentre i due Mc si scambiano rime così a tono che sembrano due gemelli siamesi separati alla nascita. I Tribe inoltre hanno qualcosa da dire.
Q tip alterna testi astratti a temi molto più terreni come le donne (il suo chiodo fisso) o vere e proprie invettive contro il music business in pezzi come “Rap promoter” e “Show Business”. Di cose da dire su questo disco ce ne sarebbero tantissime ma forse é meglio lasciar parlare la musica. Fatevi un favore e accaparratevi questo disco.PS. Un’ultima chicca: se ci riuscite cercate il video di “Scenario” su internet e date un occhio a un Busta Rhymes ad inizio carriera, già bravissimo e vestito in modo assolutamente indescrivibile…