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La seconda Guerra Mondiale



La Marvel dichiara guerra :

Martin Goodman fu uno dei tanti americani preoccupati dal comportamento di Hitler in Europa, anche se la maggior parte degli americani preferiva il distacco mentale da questa situazione, almeno fino a quando i giapponesi non bombardarono Pearl Harbour, il 7 Dicembre 1941.

La preoccupazione di Goodman si rifletteva nei suoi comic’s, attraverso i quali dichiarò guerra addirittura un anno prima rispetto alle decisioni prese dal governo degli Stati Uniti d’America.

Era il 1940 quando la Marvel pubblicò “Young Allies Comic’s”, un gruppo di giovanissimi che combattevano i nazisti.

Considerando che in quel periodo, il governo U. S.A., non aveva ancora deciso se partecipare o meno al conflitto, questo fumetto rappresentava una piccola crociata contro i nemici della libertà.

Nonostante i comic’s fossero considerati umili mezzi di comunicazione, il messaggio lanciato arrivò dritto al bersaglio, cioè i giovani americani, che videro i propri eroi indirizzare la loro ostilità verso la minaccia del fascismo.

Il “Sub-Mariner” cominciò la sua crociata, contro navi e sommergibili nazisti, dal 4° numero di “Marvel Mistery Comic’s” del Febbraio 1940, mentre il suo avversario di sempre, la ”Torcia”, intraprese la sua guerra nei cieli d’Europa nella sua testata personale “The Human Torch Comic’s” dell’autunno dello stesso anno.

Misero, anche, da parte le proprie divergenze, per affrontare insieme l’Asse del male, nel numero 17 di “Marvel Mistery Comic’s” del 1941.

Quasi tutto lo staff Marvel era composto da ebrei o ragazzi cresciuti in quartieri degradati, quindi il loro spirito antinazista fu una reazione quasi istintiva al comportamento di Hitler.

Le stesse condizioni economiche che avevano portato al nazifascismo, avevano anche creato una generazione pronta a combatterlo, ognuno a proprio modo.

Gli uomini che diedero lo smacco maggiore, a livello editoriale, all’esercito tedesco furono Jack Kirby e Joe Simon con la loro più riuscita creatura “Capitan America ”.

Capitan America “L’eroe di tutti gli americani” :

“Capitan America” fu l’eroe che portò la Marvel verso la vetta delle vendite.

Era il momento giusto per creare un personaggio che lottasse per la libertà e che possedesse, come Kirby stesso disse “ la forza per vincere e trionfare sul male.
È una formula semplice, però tanto efficace e potente”.

Il primo numero di Capitan America, uscito il Marzo 1941, segnò il tutto esaurito nel giro di pochi giorni, e la seconda uscita toccò il milione di copie, eguagliato solo dai già famosi: “Batman “ e “Superman”.

Il fascino che Capitan America esercitava sui lettori era del tutto particolare.

Non era dotato di superpoteri, ma aveva una grande forza, sia fisica che morale.

Il suo nome era Steve Rogers, un giovane tutto pelle e ossa, che dopo essersi
sottoposto ad un esperimento per diventare un “super soldato”, si trasforma nel simbolo del mondo libero.

Il personaggio funzionò poiché, la sua trasformazione avveniva per mani dell’uomo, e quindi era una cosa che poteva accadere a chiunque, persino ai lettori stessi.

Steve Rogers non fu mai arricchito da straordinari poteri, e questo lo rendeva più reale ed attraente ai lettori: era semplicemente più coraggioso ed intelligente di chiunque altro.

La formula segreta ed il suo inventore furono distrutti da dei sabotatori tedeschi, facendo di Steve l’ultima prova dell’esperimento, non c’era nessun altro come lui.

Egli si unì all’esercito come volontario, come accadde a molti giovani americani in quel periodo.

I lettori, così, si rispecchiavano sempre più in questa nuova, carismatica, figura.

Al suo fianco fu affiancato il giovane Bucky Barners, la mascotte del reggimento Camp Leigh.

Questo personaggio fu inserito per stimolare lo spirito patriottico anche nei lettori più giovani.

L’immagine di Capitan America si era ispirata alla figura del Presidente Franklin D. Roosvelt, distrutto dalla poliomelite, ma carismatica, alla guida della nazione durante gli anni della Depressione e della 2° guerra mondiale.

Nel personaggio di Cap c’era qualcosa che andava oltre gli ideali politici.
Tanti altri eroi, dello stesso periodo, cercando di replicarne il successo, vestirono i colori della bandiera U.S.A., ma ebbero quasi tutti, una breve vita editoriale.

Uno dei motivi di, di questo successo, può essere attribuito al suo fedelissimo scudo, da cui non si separa mai.

Inizialmente, i suoi creatori disegnarono uno scudo di forma triangolare, ma ben presto venne cambiato in circolare.

Forgiato in lega di “Adamantio” (il metallo più forte dell’universo Marvel) rappresenta simbolicamente: sia difesa che bersaglio, e se lanciato, diventa un’arma dalle imprevedibili traiettorie.

Quest’icona è l’emblema perfetto per rappresentare l’America.

Al termine della guerra sembrò che anche la carriera di Capitan America fosse finita.
Tuttavia, le sue avventure ritornarono in auge negli anni 60’ sotto una nuova identità, quella di Rip Van Winkle.

Questa ricerca di una nuova identità e di nuove direzioni, fu promotrice per nuove avventure, all’insegna della libertà, in un momento storico in cui la parola “patriottismo” non significava necessariamente essere fedele ai leader politici.

Tuttora c’è una certa nostalgia di quei tempi.

Lo dimostra la quantità di storie pubblicate sulle avventure belliche di Cap (l’ultima avventura svela che in verità, nei punti chiave del governo tedesco, c’erano degli alieni pronti a conquistare la Terra), anche fra coloro, che ancora giovani, non hanno vissuto personalmente i trionfi e le tragedie di quell’epoca.

I super criminali del regime :

Nel 1941, quando ormai gli Stati Uniti erano prossimi al coinvolgimento alla II guerra mondiale, tutte le case editrici di comic’s, operarono delle modifiche nei propri albi: la più importante fu la radicale alterazione dei “ cattivi”.

Come già detto, i comic’s del periodo bellico, furono trasformati in mezzi di propaganda più o meno esplicita.

La “Dell Comic’s” pubblicò il primo fumetto propagandistico nel Gennaio 1941, intitolato “Usa is ready”, mentre la “Quality Comic’s” mise in stampa il loro eroe patriottico “Uncle Sam”, nel loro albo antologico “National Comic’s”.

Da lì a poco, tutti i super eroi si sarebbero uniti alle fatiche della guerra.
L’introduzione dei super eroi nella guerra portò anche l’arrivo di cattivi dello stesso calibro.

La Marvel trovò la degna nemesi di Capitan America nel “Teschio Rosso”.

Questo personaggio, tuttora esistente, fu senza dubbio quello più interessante.
George Maxon era un industriale americano sedotto dall’ambizione nazista di conquistare il mondo.

Spinto dalla promessa di un’alta carica nel futuro governo di Hitler, il “Teschio Rosso” compiva atti terroristici in America, in breve questo personaggio divenne l’icona della crudeltà nazista.

La sua tattica preferita era rapire ed assassinare funzionari del governo usando il suo “look of death” o “ touch of death”, i quali, servivano a far credere di avere poteri sovrannaturali.

Come si sa, Hitler stesso aveva una grossa passione nell’arcano e nelle arti mistiche.

Naturalmente, questo super villano, perì alla fine del conflitto anche se questa fu solo una dipartita temporanea.

Quando Lee e Kirby riprenderanno le gesta di Capitan America, nel 1964, faranno risorgere anche i l ” Teschio “ dandogli una nuova identità ed un nuovo background.

Da industriale americano, diventa un criminale tedesco, tornato per diffondere il terrore e la brutalità secondo gli insegnamenti del Fuhrer.

Questo personaggio incute timore ancora oggi, poiché ricorda che lo spirito del nazismo è tuttora presente nei nostri fatti di cronaca mondiale (lo dimostrano tutte le manifestazioni o gli atti d’antisemitismo che avvengono nel mondo).

Ogni tanto sembra che il “Teschio Rosso” muoia per sempre, però nessuno si aspetta che lo rimanga per molto.

La Marvel univa facce riconoscibili a strani macchinari da guerra, come sulla copertina di “Usa Comic’s” n. 2, in cui compare Hitler alla guida di una perforatrice, la quale avrebbe permesso l’invasione di New York City.
Hitler ed altri leader nazisti comparivano frequentemente durante la guerra, solitamente come grottesche caricature.

Famosa fu la copertina di “Dare Devil” n. 1 intitolato “ D.D.,battles Hitler”, in cui vediamo il leader nazista che si fa piccolo piccolo di fronte all’impeto degli eroi americani.

Anche la “Fawcett Comic’s” introdusse il loro personale “Super nazista” all’interno di un innovativo e multititolato “crossover”.

Il cattivo di turno è “Capitan Nazi”, un perfetto rappresentante della razza ariana, nutrito con sostanze miracolose per renderlo super forte e super intelligente.
Questa storia, divisa in tre uscite, comincia nel numero 21 di “Master Comic’s”,
dove “Bulletman” viene sconfitto dal super ariano .

Nel numero 25 di “ Wiz Comic’s”, Cap. Nazi, quasi uccide un ragazzo che viene in seguito salvato da “Capitan Marvel”( un eroe molto simile a Superman, con poteri magici) facendogli ricevere poteri analoghi a i suoi.
Nasce così “Capitan Marvel jr.”.

L’epilogo della storia esce nel numero 22 di “Master Comic’s” dove i tre eroi; i due Cap. Marvel e Bulletman, si uniscono per abbattere il nemico.

Ma il personaggio che, dopo Capitan America, si merita un posto d’onore nella lotta contro il male nazista è senza dubbio “Superman”.

L’eroe, creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1938, fu uno dei più attivi del periodo bellico.

Superman: arrestava spie, promuoveva la vendita dei buoni del tesoro, volava in Europa per distruggere carri armati, sommergibili e aerei della Luftwaffe; e lo faceva con tale successo propagandistico che, poco prima del fatidico sbarco in Normandia, il ministro della propaganda nazista, H. Gobbels, firmò su “Das Schwarz Korps” un articolo in cui sosteneva che Superman non poteva che essere ebreo.

Superman fu uno dei pochi eroi che non ebbe veramente un avversario del suo calibro, a parte il solito Hitler e qualche comparsata di Benito Mussolini.

Se nella Germania nazista fossero esistiti i fumetti, Hitler avrebbe potuto contrapporre a Superman un super eroe ariano con le sue stesse capacità, con tanto di svastica sul petto, ma questo personaggio apparirà soltanto nel 1978 dalla fantasia di autori americani.

Nonostante fosse l’ispirazione per molte storie, e soprattutto per molti cattivi, la guerra creò molti problemi all’industria dei comic’s.

Una delle cause è senza dubbio il fatto che molti disegnatori furono chiamati alle armi.

Questo fu anche uno dei tanti motivi per cui i cattivi, del periodo che và dal ’41 al’44, si differenziano tanto da quelli precedenti.

Ricordando Pearl Harbour:

Verso la fine del 1941, periodo in cui gli Stati Uniti entrarono ufficialmente in guerra, la maggior parte degli eroi Marvel aveva già combattuto le loro battaglie in appoggio degli alleati.

Molto presto, però, l’attenzione si spostò dai nemici Tedeschi, e s’indirizzò verso un nuovo bersaglio: i Giapponesi

I pregiudizi razziali ed il risentimento nato a seguito dell’attacco a Pearl Harbour, crearono un clima tale da indurre a pensare agli orientali come dei mostri senza scrupoli.

Questa idea, i disegnatori Marvel, spinti dal solito spirito patriottico, la riversarono su quasi tutti gli albi post attacco, raffigurando i Giapponesi come dei demoni sadici.

Ma la maggiore manifestazione di patriottismo arrivò quando la maggior parte dei disegnatori della Marvel entrarono come volontari nell’esercito U.S.A.

Fra questi troviamo: Joe Simon, Jack Kirby , Bill Everett e Carl Burgos.
Anche il giovane Stan Lee si offrì più volte come volontario, ma finì, poi, per scrivere sceneggiature per film sulla preparazione alla guerra.

La fine degli eroi:

Finita la guerra, anche i super eroi tornarono alle loro classiche vite editoriali, che prevedeva un modello narrativo collaudato e preciso, costruito su uno schema ripetitivo.

Fu proprio questo il principio della fine di tutte le testate dedicate ai superesseri.
Tra il 1945 ed il 1950, questo settore editoriale, inizia a declinare sensibilmente, con cali di tiratura e la conseguente chiusura.

Diversi furono i motivi della crisi, tra cui gli evidenti limiti retorici che lasciano trapelare molti di questi paladini della giustizia costretti ad inutili conflitti con il cattivo di turno.

All’inizio, il rapporto d’identificazione eroe-lettore risultava immediato e diretto; durante la guerra era “ giustificato” dall’emergenza; dopo il conflitto, è proprio la sua funzione evasiva ad essere messa in discussione.

Nell’arco di questi anni, l’America subisce profonde trasformazioni tecnologiche, politiche e culturali, che si riflettono sui gusti del pubblico: dall’affermazione della televisione come mezzo di comunicazione dominante, alle mode che il mondo dei teenagers scopre attraverso i nuovi miti cinematografici e musicali.

La Marvel, sempre attenta alle mode del periodo, decide che è tempo di cambiare, e lo fa in maniera drastica chiudendo o trasformando gli albi degli eroi in testate per adolescenti, o albi western.

Questi sono gli eventi che segnano la fine della cosiddetta “Golden Age”dei super eroi (1939-1950).

Illustrazioni Alex Ross