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Cinema 16



Regia di Moodyson, Svankmajer, Kieslowsky, Kunen, Leconte, Jensen, Moretti, Solanas,morris, Lars von Trier, Widrich, Andersson, Mullan, fesser, Godard, Tykwer.
Produzione Gran Bretagna 2004.

Cinema 16

Cinema 16 è una spettacolare raccolta di cortometraggi provenienti da tutta europa. Tante le firme importanti: Jean Luc Godard, Kieslowsky, Moretti, Mullan…
Moltissime le opere prime che non tradiscono affatto i primi passi mossi in questa nobile arte da questi grandi maestri. Vi parlerò di quattro corti soltanto.
“ Tutti i ragazzi si chiamano Patrick” di Godard, girato quattro anni prima di Fino all’ultimo respiro. E’ una semplice storia descritta su di uno sfondo parigino. Due amiche senza saperlo vengono rimorchiate nello stesso pomeriggio dallo stesso ragazzo. Tantissime parole in questo corto, e chi ama e conosce Godard sa che i dialoghi e le parole non sono proprio il suo modo di esprimersi. Sarà che il soggetto è di Rohmer, ma la storia è comprensibilissima e divertente.
“ Epilog” di Tywker, racconta per l’appunto l’epilogo di una storia d’amore fatta di rancori, sofferenze e rancori con la tragica fine, ma realmente di chi? La fotografia è fantastica, la regia precisa e puntuale che ci dà l’idea della lucida follia. Gli oggetti che si muovono da soli, la macchina da presa che gira attorno ai due protagonisti, una chicca impedibile dal regista di Lola corre, e ovviamente questo corto è precedente al film per cui è famoso.
“ Gysèle Kèrozène” di Kounen. Il corto descrive il rocambolesco inseguimento di tre strani piloti a metà strada tra uomini e streghe, che si rincorrono su scope volanti e si feriscono in maniera grottesca. Oltre ad essere un corto divertente è molto bizzarro sia per il soggetto che per le tecniche di ripresa e montaggio effettuate: frame by frame.
“ Copyshop” di Widrich. Geniale, incredibile e meraviglioso grazie all’effetto di pellicola rovinata del film. L’impatto visivo è decisamente affascinante, e senza parole ma accompagnati solamente dalla musica, come nel cinema muto, incontriamo un uomo che lavora in una copisteria e che inizia a fare così tante copie di se stesso da riempirne il mondo stesso e da non saper più trovare una via d’uscita a ciò che ha combinato. Il corto vanta più di 180.000 immagini digitali fotocopiate e in seguito animate e riprese. Che capolavoro!
Un esempio di grandissima produzione europea dai livelli altissimi… altro che cinema americano!!