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UNA VOLTA ABBIAMO TROVATO WALLY
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Garage Olimpo



Un film di Marco Bechis
Produzione Argentina Italia 1999

Locandina del film

Maria è una ragazza che insegna ai poveri a leggere e a scrivere di giorno mentre di notte è un’attivista militante. Vive con sua madre, francese, in una grande casa che affittano ad altri ragazzi.
Felix è uno di questi, innamorato di Maria viene deriso dalla ragazza che non sa di cosa si occupi il giovane. Un giorno tutto si spezza: Maria viene catturata nella sua casa, sotto gli occhi della madre, e portata verso uno dei tanti garage di tortura del paese.
Maria diventa una dei tantissimi desaparacidos. E il film si sdoppia in un terribile sotto e sopra. Sopra l’affannosa ricerca da parte di una madre della propria figlia che si scontra con l’indifferenza più assoluta specie nelle forze dell’ordine; sopra la vita che continua ignara dell’orrore che avviene sotto nei garage della città.
Sotto la paura, le camere di tortura, lo strazio. Ma è sotto che Bechis filma con sguardo lucido, preciso e puntuale, in realtà mostrandoci poco, ma svelandoci l’orrore che si consuma dietro quelle porte chiuse, in cui anche lui da giovane è stato rinchiuso e da cui è riuscito a sopravvivere.
Le porte chiuse in cui prima avevamo visto le tabelle di voltaggio in base al peso corporeo, in cui prima avevamo visto il generatore di corrente con cui si facevano friggere i corpi umani, nudi dinanzi al carnefice. Le porte chiuse mentre la radio canta fino a coprire ogni suono, fino a celare la realtà sotterranea del garage. Le porte chiuse mentre i carnefici/impiegati col cartellino da timbrare tra una scossa e un’altra giocano a ping pong.
Maria viene affidata al più bravo dei torturatori che altri non è se non Felix. Proprio lei la donna che ama. Nasce così un legame strano. Maria si aggrappa a Felix come sua unica ancora di sopravvivenza, è l’unico che può proteggerla, è l’unica speranza per non impazzire. E per Felix è finalmente l’occasione di poter amare Maria come lui desidera.
La regia è superba, fine e discreta e separa il basso dall’alto. Il mondo di sopra viene ripreso col carrello, il mondo di sotto è tutto ripreso con camera a mano, come se ci stessimo intrufolando di nascosto.
Anche il cast è eccezionale. Un film da vedere che fa male e che ci turba, dal finale sconvolgente.
Un film da vedere per non dimenticare che nel mondo troppe violenze e abusi sui diritti umani vengono commessi ogni giorno mentre noi siamo impegnati a guardare le vetrine dei negozi.
Perché fatti come questi non accadano mai più, dovrei dire, ma che succedono anche in questo momento.
Un film di denuncia e un pensiero che dedico ai Monaci birmani, perché prima che qualcuno sopravviva e ne faccia un film che ci colpisca, ci stupisca la realtà dei fatti odierni e la semplicità e il coraggio di questa gente.
Buona visione!