Il quesito non è nuovo. Anzi, è una diatriba costante.
La notizia, a questo giro, la fa una scelta in controtendenza: quella delle autorità municipali della città di Bristol (patria di Bansky), che hanno deciso di effettuare un vero e proprio referendum cittadino via web prima dell’eventuale rimozione di un graffito. Ogni “opera” apparsa sui muri cittadini verrà fotografata, postata sul sito del comune dove i cittadini potranno esprimere pareri favorevoli o contrari alla sua rimozione.
Questa decisione davvero singolare si basa su caso, avvenuto nel 2007: un pezzo di Bansky stimato circa 100mila sterline è stato improvvisamente imbiancato dagli addetti alla nettezza urbana, causando non poca indignazione tra gli abitanti.
Questo provvedimento, unico in tutto il mondo, è il primo che si pone nei confronti dei graffiti con l’intento di conservarli invece di eliminarli. E lo fa giusto a pochi giorni dalla chiusura della prima mostra cittadina di Bansky che ha portato a Bristol circa 300mila visitatori in 3 mesi, molti dei quali provenienti da fuori.
Ovviamente sono già partite numerose critiche: c’è chi sostiene che le parole “arte” e “graffiti” dovrebbero stare ad anni luce di distanza l’una dall’altra, e chi afferma fermamente che dare la parola finale alla gente è un atto assurdo che andrà a far moltiplicare la quantità di muri “imbrattati” della città…
In Italia abbiamo ottenuto, con il “pacchetto sicurezza”, dai 3 ai 6 mesi di carcere per chi imbratta monumenti; Bologna, Vicenza e anche Firenze hanno destinato dei muri appositi da far dipingere ai writers (per proteggersi da attacchi casuali); nel frattempo il nostranissimo Blu è partito da Bologna ed è arrivato addirittura a dipingere a Betlemme il muro che separa ebrei e palestinesi…
E se questa non è arte….