OMAR: Ciao JC .. Parlaci un po’ di te, quali sono i generi musicali che influenzato maggiormente il tuo modo la tua proposta musicale?
Ho iniziato a rappare nel 1991, ho buttato giù le prime tracce registrando su uno stereo con due cassette. Nel 1992 ho iniziato a lavorare in una radio e finalmente ho comprato il mio 1˚campionatore nel 1994, quindi faccio musica da 15 anni adesso. La mia maggiore influenza è l’hip hop, che è la spina dorsale per me, ma grazie alle sue origini ho scoperto molto di più come il soul, jazz, O.S.T., psyche pop, progressive rock, musica leggera etc..
OMAR: E’ la prima volta che vieni in Italia. Cosa ne pensi della scena musicale hip hop del nostro paese?
Ad essere onesto non ne so molto, mi ricordo di un gruppo chiamato Articolo 31 molto tempo fa, ma oltre a quello… 🙂
OMAR: I tuoi primi due album hanno ricevuto citazioni critiche molto simili a quelle che di solito ricevono le migliori produzioni di DJ Shadow, RJD2 e Portishead.
Come ci si sente ad essere accostati a questi giganti della musica?
Beh, capisco perché la gente faccia questo tipo di connessioni, e potrebbe andare peggio. Ma allo stesso tempo credo di fare qualcosa di mio, proprio come lo stanno facendo questi artisti. Io credo che il legame riguardi di più i riferimenti in comune. La maggior parte di loro sono sulla trentina, sono cresciuti negli anni d’oro dell’hip hop, riscoprendo le campionature originali degli inizi anni ’90. Quindi penso che il legame riguardi più l’essere dei compositori che vengono dalla cultura hip hop e che hanno deciso di fare della musica con un sacco di riferimenti e niente barriere.
OMAR: A fine mese uscirà In the mood for life il tuo terzo ed ultimo disco (al quale seguirà una lunghissima tournèe negli Stati Uniti e nel resto d’Europa) di va di raccontarcelo un po’?
Sì, essere in tour è come l’altra metà della mia vita, mi piace questo momento di verità con la gente davanti a te, la reazione diretta. Normalmente e in questo prossimo tour sarò accompagnato da una cantante femminile, un MC, un suonatore di violoncello, un flautista, un ingegnere delle luci, un ingegnere del suono e il mio tour manager. E’ come avere la mia famiglia on the road e cerchiamo veramente di ricostruire qualcosa di diverso dall’album e cerchiamo di creare una sorta di storia dal vivo. Sfortunatamente per questo spettacolo italiano sarò solo con le mie cose, ma cercherò comunque di comunicare tutto questo con la musica e i visuals.