artista, illustratore e visual designer. Dove e come è nata questa passione per le arti visive?
La risposta, a dispetto delle apparenze è molto seria, anche nell’enfasi dell’esclamazione che ho scelto.
Anch’io mi sono chiesto molte volte da dove venga questa passione. Come tutti, da piccolo disegnavo spesso, mi piaceva disegnare più degli altri forse, ma è anche vero che ero più predisposto e quindi venivo incitato maggiormente a farlo. Il classico quesito su chi sia nato prima tra uovo e gallina.
Per cui il mio cruccio più frequente rispetto a capire quando e come ho cominciato, è piuttosto perché ho cominciato.
In breve mi chiedo: Se non fossi stato spinto a esprimermi sempre e sempre di più da chi mi stava attorno, mi sarebbe piaciuto lo stesso così tanto disegnare?
Sul dopo-pubertà il percorso di avvicinamento all’arte è abbastanza classico invece, ho cominciato con i fumetti (dei paperi prima, degli investigatori dell’incubo dopo), ho continuato con i fumetti spaziando in ogni genere e tipologia. Di pari passo mi sono avvicinato sempre più all’arte -soprattutto alla pittura- e successivamente al mondo della grafica.
Amici con passione in comune, mostre, eventi più da spettatore che da partecipante attivo, e poi un breve stage presso uno studio di grafica di Firenze (Studio KmZero) che ha definitivamente ufficializzato la mia passione per la comunicazione.
Perché alla fine di questo tratta ogni genere di arte, di comunicare.
Nel tuo percorso sei passato dall’illustrazione per bambini, alla grafica applicata alla moda, fino alla collaborazione con lo studio KmZero anche per spot animati. In cosa ti rivedi di più?
Piuttosto ogni giorno lavoro per committenze che mi richiedono – quando più uno, quando più l’altro – l’uso di ognuno di questi medium linguistici (visivamente parlando).
Ultimamente vorrei incrementare tutti i progetti più vicini ad un mood underground, in cui possa mischiare grafica e illusrtrazione e quindi diminuire le commissioni di illustrazione per l’infanzia, tenendo solo i progetti a cui veramente tengo. E’ una decisione recente, vedremo se ce la farò.
STO. Parlaci un po’ del progetto SketchThisOut?
SketchThisOut nasce nel 2005 ma non ne sono poi così sicuro. Inizialmente è cominciato come un acronimo che accompagnava i graffiti che facevo ( in cui sono sempre stato abbastanza scarso) e i primi disegni per flyer (bruttissimi anche quelli, ne ho ritrovati un paio poco tempo fa mentre cercavo di mettere in ordine casa e sono venute fuori delle cose indecenti).
Poi nel 2005 ho deciso di registrare il logo e fare le cose più seriamente.
Idealmente SketchThisOut nasce come fucina creativa, un brand che promuove tutto ciò che è legato al mondo del visual. Per questo, nonostante lo spazio dedicato all’illustrazione sia sempre predominante, ogni progetto nasce dalla volontà di amalgamare linguaggi diversi come grafica, motion video, foto e musica.
Ad oggi S.T.O. ha all’attivo due serie di t-shirt (più una terza di prossima uscita), alcuni short video, varie collaborazioni per progetti grafici legati ad eventi, mostre, performance, musica e diffusione della cultura visiva.
Quello che diversifica il mio brand dall’attività che faccio regolarmente come illustratore, è la ricerca continua di nuovi linguaggi e soprattutto la formula collaborativa nell’espressione dell’arte.
In più prima dell’estate ho realizzato un libretto che riassume visivamente la porduzione degli ultimi due anni, chi è interessato lo trova in formato digitale qui o può richiederlo in formato cartaceo tramite il sito (www.sketchthisout.com)
Come nasce la collaborazione con Gold?
Ho conosciuto Omar -il grande boss- circa quattro anni fa, tramite Renato, un amico Bboy che avevamo in comune e per cui alla fine abbiamo anche realizzato un video, co-firmando la produzione.
Gold era alla ricerca di un grafico in quel particolare momento e c’è stata subito un’intesa fra noi. Inizialmente ho lavorato, anche se non a tempo pieno, curando la veste grafica di alcuni prodotti per Gold e contemporaneamente realizzando una prima serie di illustrazioni per le maglie.
Nel tempo è andato scemando l’apporto a livello grafico (dove fra l’altro non firmavo i lavori come S.T.O) ma si è invece rafforzato lo scambio e la collaborazione a progetti sempre più complessi e impegnativi, legati al mondo del visual.
Nel frattempo non ho mai smesso, anche se in maniera discontinua, di fornire nuove grafiche alla “flotta” delle GoldTshirt.
Cos’è Meccàno?
Meccàno, per l’appunto, è un leitmotiv che si è ritagliato uno stile e uno spazio ben definito all’interno delle svariate collaborazioni grafiche avute con Gold.
Prima accennavo a quando, insieme all’apporto di grafica pubblicitaria, avevo anche prodotto un paio di illustrazioni per le magliette.
Una delle prime che decidemmo di produrre era Meccàno, ovvero una serie di circuiti, meccanismi e aggeggini vari di ogni tipo che andavano a ricomporre la forma originaria del logo.
La maglia piacque molto, oltre che a me, Omar e ai nostri amici, anche al pubblico!
Così che l’anno dopo ne seguì una seconda, e poi una terza e così via fino all’ultima grafica realizzata quest’anno, che riprende la silhouette della G di gold.
La performance di sabato scorso ha anche sancito l’inaugurazione della mostra omonima in cui riproponiamo tutte le maglie della serie Meccàno in nuove colorazioni e in alcuni casi con delle integrazioni illustrate ad alcuni dei soggetti originali.
Simone tra 10 anni…?
Copio e incollo la prima risposta: Boooh!?
Per farti capire -e attenzione, non parlo di dieci anni fa ma di molti meno- appena nel 2004 cercavo di fare fumetti e credevo che se tutto fosse andato bene avrei fatto quelli nel futuro. Poi sono stato colorista di fumetti (ma disegnatore no), grafico, ho lavorato come illustratore nel mondo della moda e animato degli spot per la tv con renne, scoiattoli e bestie varie impegnate in improbabili acrobazie sportive sulla neve, passando dai libri per bambini fino ad arrivare alla realizzazione di video.
Tutte cose che mai mi sarei aspettato di fare. Oggi sono attratto, come ti dicevo, da tutto ciò che è legato al visual, che vuol dire anche ai mezzi che ne permettono la fruizione e la diffusione. La tecnologia propone ogni giorno nuovi mezzi e noi creativi che stiamo dietro e cerchiamo di tenere il passo dobbiamo solo aspettare di capire cosa ci sarà di nuovo da usare per veicolare un’idea.
So questo: che fra dieci anni comunicherò.
Come e con quali mezzi, fortunatamente, non riesco neanche lontanamente ad immaginarmelo.