Photo by Phillip Ritz
Di notte la casa parla. Scricchiola nel silenzio.
Io mi muovo e cerco una posizione che sia comoda più della precedente.
Il susseguirsi di tentativi porta solo ad aumentare la temperatura corporea e ad una sovrapproduzione di sudore. Il sonno non è mai stato così lontano.
Ammettere una qualche forma di paura sarebbe già un passo avanti, alla mia età, come recitava il caro Notizia (anagramma del suo nome), è piuttosto difficile arrendersi felicemente e con leggerezza ad un attacco di panico.
Per quale motivo? Mi domanderebbero gli interlocutori.
Boh, sarebbe la risposta. Troppo poco per convincere gli altri della pesantezza della cosa, troppo e basta per riuscire ad addormentarmi il giorno seguente.
Così la notte prosegue lunga e scura, minuti, a decine, collassano sopra il mio cervello stanco. Tutto diventa lento, lentissimo, quasi impossibile diviene il mattino.
Quindi che fare? Aspettare? Resistere ed avvalorare la tremenda affermazione del: “sopravvivo”?
Oppure…oppure accendere il lettore dvd, inserire un film e godersi un paio d’ore di amarcord.
Questo è stato il mio caso, magari triste, forse bizzarro, ma in ogni caso funzionale al raggiungimento dello scopo. In fondo qua non siamo su Raidue e il presente sito non si chiama Art Attack (purtroppo), qua non vi sentirete dire “prendete questo, fate questo…”: su Goldworld avrete consigli e dritte. Perché noi siamo i meglio di tutti e quelli che vi vogliono più bene.
Quindi, se vi parlo di Ghostbusters, è perché provo per tutti voi grande affetto e questo capolavoro assoluto non potrà che rendervi più fieri e orgogliosi delle vostre vite, della vostra/nostra generazione.
Siamo nei primi anni ‘80 e il giovane Dan Aykroyd scrive la sceneggiatura di un film piuttosto originale, un misto tra comicità e horror; pensa anche agli attori che avrebbero dovuto prender parte al lavoro: John Belushi, Eddie Murphy e John Candy, infatti, vengono contattati per ricoprire i tre principali ruoli.
Da questo punto in poi il film inizia l’iter produttivo e, con esso, i primi problemi, uno fra tutti la scomparsa prematura di John Belushi, a cui seguono la scritturazione di Eddie Murphy per Beverly Hills Cop e il ridimensionamento della sceneggiatura prevista inizialmente da Dan Aykroyd.
Fu dunque il regista Ivan Reitman a puntare tutto su Bill Murray e il risultato, uscito nelle sale nel 1984, lo conosciamo tutti.
In ogni caso, per trama e curiosità ci sono migliaia di siti, uno fra tutti, il buon vecchio Wikipedia.
È, quindi, inutile che vi parli del film e del suo svolgimento; quello che mi preme ricordarvi è che di pietre miliari come questa ce ne sono poche nel mondo del cinema, si tratta forse di un vero e proprio manifesto e che, rivederlo, non potrà che aggiunger lustro ad una pellicola che già brilla di luce propria…